Il consumismo secondo l’artista Thomas Bayrle. La mostra a Torino
La Pinacoteca Agnelli ha lanciato la sua programmazione autunnale: dal tedesco Thomas Bayrle alla scozzese Lucy McKenzie in dialogo con Canova. Oltre a quattro installazioni site-specific
Prende spunto da un’antica fascinazione per la fabbrica e in particolare per il Lingotto la mostra personale di Thomas Bayrle (Berlino, 1937) alla Pinacoteca Agnelli, intitolata Form Form SuperForm. All’esposizione dedicata all’artista tedesco si aggiungono la terza edizione del ciclo di mostre Beyond the Collection, in cui Lucy McKenzie (Glasgow, 1977) dialoga con due opere di Antonio Canova della collezione permanente (a cura di Lucrezia Calabrò Visconti) e quattro nuove installazioni site-specific che vanno ad arricchire il percorso della Pista 500 sul tetto dell’ex-fabbrica FIAT del Lingotto (firmate da Bayrle, Shirin Aliabadi, Julius von Bismarck e Alicja Kwade).
“La mostra Form Form SuperForm e le altre iniziative confermano la nuova vocazione internazionale della Pinacoteca Agnelli” spiega Sarah Cosulich, che guida l’istituzione torinese da maggio 2022. “La nostra precedente produzione, la personale dedicata a Lee Lozano, è ora programmata con successo alla Bourse de Commerce di Parigi“.
La mostra di Thomas Bayrle a Torino
L’esposizione personale dedicata a Bayrle (a cura di Sarah Cosulich e Saim Demircan), si sviluppa al terzo piano della Pinacoteca Agnelli attraverso nove sale che accolgono oltre novanta opere. I temi sono quelli che hanno interessato l’artista berlinese fin dagli anni Sessanta: i meccanismi di produzione di massa, il consumismo, la ripetitività in molti campi dell’agire umano (nell’economia fordista, nei flussi finanziari, nelle riunioni di piazza delle dittature, nelle vacanze di massa, nelle stesse pratiche religiose). Una riflessione sul rapporto di interdipendenza tra azione individuale e collettività che si trasforma sulla tela (o sulla carta da parati) in celebri “superforme”, ripetizioni di minime unità –possono essere automobili, croci, assegni bancari – che vanno a comporre immagini iconiche della società di massa. In questo senso Bayrle, che prima di diventare artista si è occupato di grafica (fonda la casa editrice Gulliver-Presse) e ha lavorato come tessitore in una fabbrica utilizzando le schede perforate messe a punto da Jacquard (precorritrici dirette della tecnologia informatica) anticipa con la sua tecnica il linguaggio digitale dei pixel, pur lavorando in mondo – quello degli anni Sessanta e Settanta – ancora completamente analogico.
Le opere di Thomas Bayrle alla Pinacoteca Agnelli
Anche le immagini religiose possono diventare prodotti di consumo. Nel corso della sua carriera Bayrle si è confrontato con modelli dell’iconografia religiosa reinterpretati alla luce della società contemporanea. Nella Madonna Mercedes (1989) la classica immagine della Vergine con il Bambino prende forma attraverso la ripetizione di un’automobile di lusso. Spiritualità, fede e consumismo sono riconnessi in una modalità del tutto spiazzante.
Si accennava al rapporto fra Bayrle e il Lingotto. A partire dagli anni Sessanta l’artista trascorre molto tempo in Italia e visita la fabbrica FIAT negli anni Settanta. Conosce Gianni Agnelli e lo ritrae già nella prima parte del decennio: in BfG Accordo commerciale (Agnelli) del 1972 l’immagine dell’imprenditore emerge dalla ripetitività di numeri di movimenti bancari. Oppure sono gli operai alla catena di montaggio il pattern per Agnelli nella giungla Fiat (1971). In occasione della mostra alla Pinacoteca, l’artista tedesco ha voluto ritornare su questa figura iconica del mondo industriale con la nuova opera Giovanni Agnelli di iPhones (2023) dove sono i cellulari a sostituire le automobili come elemento simbolo della società post-moderna.
Dario Bragaglia
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