Femminismo e politica nell’opera di Tina Modotti in mostra a Rovigo
Sulla sua vita si sono fatte tante mostre. Quella a Palazzo Roverella racconta la fotografia di Tina Modotti e le tematiche da lei affrontate, senza alcuna velleità estetica
Trecento scatti recuperati da oltre cinquecento attribuiti, a seguito di un poderoso lavoro di mappatura internazionale, costituiscono l’ossatura della mostra Tina Modotti – L’opera a Palazzo Roverella (Rovigo), in cui viene messa in evidenza, come da titolo, quasi esclusivamente la produzione fotografica della protagonista, che fu altresì attrice e attivista politica, a scapito della sua vicenda biografica, finora principalmente valorizzata.
Opera che, nell’intento del suo manifesto Sulla fotografia (1929), avrebbe dovuto essere in prima istanza documentaristica, “solo” fotografia, scevra da qualsivoglia velleità estetica, per restituire un’immagine della realtà massimamente aderente al vero. La vita reale, e soprattutto quella degli ultimi, del popolo, la questione sociale e del lavoro, costituivano la sua principale fonte di interesse.
La storia di Tina Modotti
Avventurosa e travagliata l’esistenza di Tina Modotti (Udine, 1896 – Città del Messico, 1942): figlia di una modesta famiglia friulana di estrazione operaia, dopo i trascorsi da emigrante, dapprima in Austria ed America, a San Francisco e Los Angeles nei primi anni Venti, dove intraprese la carriera di attrice, nel 1923 partì per il Messico a seguito di Edward Weston, celebre fotografo dell’epoca, di cui fu anche compagna. La successiva espulsione dal Paese che aveva eletto come sua patria d’adozione avvenne nel 1930, come conseguenza dell’attentato contro il Presidente Pascual Ortiz Rubio, a cui fu accusata di aver preso parte. E poi il periodo di Berlino e la partenza per Mosca, dove divenne membro del Comintern, quindi a Parigi e poi di nuovo a Mosca, e nel Soccorso Rosso spagnolo durante la guerra civile, per infine tornare in Francia e in Messico, l’ultima volta, nel 1939. Qui morì misteriosamente, da sola in un taxi, a Città del Messico, nella notte fra il 5 e il 6 Gennaio 1942, all’età di quarantasei anni.
La mostra di Tina Modotti a Rovigo
Al centro della produzione fotografica della Modotti, che viene presentata in mostra suddivisa nei vari filoni tematici (gli inizi, il periodo americano, le nature morte e gli scenari urbani, i soggetti politici, la documentazione del folklore locale del Messico, i ritratti, le donne riprese durante il viaggio in solitaria nell’Istmo di Tehuantepec, le maternità e le foto documentarie di manifestazioni, comizi e raduni comunisti) è la determinata volontà di divenire testimone del suo tempo. Ciò che emerge ad ogni modo, in maniera intensa e toccante dalla visione dell’esposizione, arricchita inoltre da abbondante materiale video ed editoriale, è una straordinaria personalità di donna: solidale ed empatica, soprattutto con i più deboli, antesignana del femminismo non per volontà consapevole quanto per naturale inclinazione, coerente e solida nel rispetto dei propri ideali, presente e appassionata testimone, persino negli scatti apparentemente più obiettivi e distaccati, soggetto di spiccata intelligenza e cultura, che seppe mettere al servizio di un’ardente sete d’esperienza.
Maria Palladino
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