Le isole del grande Anselm Kiefer sono in mostra a Roma
Il campione della pittura tedesca contemporanea presenta alla galleria Lorcan O’Neill una selezione di dipinti. Un “arcipelago” che unisce mito, letteratura e memoria collettiva
Di scena alla galleria Lorcan O’Neill di Roma, dove ritorna a distanza di sette anni, Anselm Kiefer (Donaueschingen, 1945) presenta The Consciousness of Stones, un tributo allo scrittore tedesco Hans Henny Jahnn. In mostra, monumentali dipinti rifuggono un’umanità alla deriva invitandoci alla ricerca di rinnovate consapevolezze, emblematicamente trasposte nell’immagine di una serie di isole. Ed è nella proverbiale fascinazione del loro toposletterario che queste remote terre emerse designano la poetica dell’altrove, rivelandosi cariche di implicazioni simboliche. Tra mito, letteratura e memoria collettiva, vi approda anche la dimensione erudita dell’opera kieferiana: ma qui le usuali tracce scritte si dimostrano mere didascalie nel riferirsi alla titanica impresa di Prometeo o alle mostruose guardiane dello Stretto, Scilla e Cariddi.
La mostra di Anselm Kiefer a Roma
Tutto è trama sul filo dialettico di reminiscenze e rovine del passato che l’artista tedesco intesse al mondo contemporaneo. E se ogni elemento portato su tela ha una propria memoria, e quindi una sua coscienza storica – come espresso dal titoloThe Consciousness of Stones –, questa diviene pervasiva nell’assemblaggio di Die Vierzehn Nothelfer. Posta in apertura del percorso espositivo, quest’opera contempla i quattordici Santi Ausiliatori, quasi ad invocarli dinanzi alle atrocità che si rincorrono senza tregua nel nostro presente.
All’interno della galleria, l’essenzialità delle pareti bianche si fa silente sintassi espositiva di un leggendario arcipelago, in cui la materia pittorica diviene assoluta protagonista. La mediazione di queste isole si pone, infatti, a livello della loro esecuzione pittorica, laddove la densa stratificazione di un paesaggio roccioso e brunito, così straniante e difforme dall’immaginario di mete esotiche, vi instilla, plausibilmente, il concetto magmatico di Jahnn, nell’espressione del suo dicotomico e vitale fondamento dell’esistenza. Tuttavia, la sua declamazione su tela rende pressante l’assenza di un inafferrabile abisso del recondito, andando a mitigare il lirismo pittorico di Kiefer. Ed è così che si affievolisce anche la potenza espressiva di The Consciousness of Stones e del suo metaforico arcipelago che vorrebbe trarci in salvo dal contestuale smarrimento ideologico.
La Melancholia tra Kiefer e Albrecht Dürer
Soltanto il contemplativo bronzo Melancholia si sottrae a questo naufragio pittorico: un’opera autoreferenziale nel rimandare alla seconda torre de I Sette Palazzi Celesti all’HangarBicocca, ma che è innanzitutto una trasposizione in chiave plastica dell’omonima incisione a bulino di Albrecht Dürer. Esposto nell’atrio della galleria, a catalizzare il suggestivo miraggio di un faro che guida alla scoperta delle isole, l’iconico poliedro, che qui sormonta un totem “ottocentesco” dalle fattezze femminili, va ad evocare il suo originario significato di conoscenza, in grado di elevare l’uomo dal suo stato di desolazione esistenziale.
Rossella Della Vecchia
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