L’artista Chiara Dynys realizza un presepe contemporaneo a Napoli
La mostra, curata da Eduardo Cicelyn è un’energica compresenza di materia, forma, colore e sacralità e rielabora la famosa tradizione partenopea con il linguaggio dell’arte contemporanea
Tra sacro e profano. Napoli è la città nel mondo più ricca di chiese e luoghi di culto, ma è anche costellata di celebrazioni popolari che esaltano i concetti religiosi fino a ribaltarli: lo spazio pullula di credenze e misticismi, di movimenti e sospiri, di preghiere e urla. È in questa combinazione di opposti che si sviluppa un equilibrio armonico tra le parti e nel tutto. La stessa geometria, in miniatura, si ritrova nei gesti laboriosi e ricchi delle figure che gravitano intorno alla mangiatoia, la piazza presepiale. Il presepe – il cui termine proviene dal latino praesepium o praesepe ossia “greppia, mangiatoia”, composto da prae – “pre -“ e saepire “cingere, chiudere con una siepe”- è, però, nella visione dell’artista ChiaraDynys (Mantova, 1958), tutt’altro che uno spazio circoscritto: le figure si espandono fino ad avere ognuna propria autonomia d’essere e senso proprio anche svincolato dalla rete spaziale. Il presepe è spesso percepito come un unicum, un insieme in divenire, ma ad un’attenta osservazione si notano microcosmi ricchi di energia ed è tale forza che Dynys attribuisce a ciascuna figura in terracotta che popola il suo immaginario devozionale, plasmato sui ritmi partenopei e in mostra presso la galleria Casamadre di Napoli fino al 18 gennaio 2024.
Il presepe di Chiara Dynys
La passione dell’artista per la città che sorge dalle acque la si nota nelle 15 opere della serie Presepe (2023), in cui le forme sembrano risvegliarsi dalla materia, come scogli che si scorgono dalle onde calanti, possenti ma ancora indefiniti. La galleria, sospesa nel vuoto bianco immersivo, è in realtà colma di presenze in attesa: il racconto della natività è prossimo e ogni figura sembra desta e attenta ad accogliere la buona nuova. Ventidue frammenti di luce, che accendono lo spazio come i disegni astrali o perpetue comete, sono le opere della serie Un’eterna ghirlanda brillante (2022), in ergal.
L’intera composizione sembra viaggiare su un tempo sospeso tra passato e presente, tra una tradizione imperitura – la raffigurazione della notte di Natale affonda radici nella prima testimonianza presso le Catacombe di Priscilla a Roma del III secolo – e una contemporaneità che si rinnova quotidianamente. Chiara Dynys mescola questi due caratteri e ne fa un connubio che conduce il concetto di presepe fuori dai canoni.
Le opere della serie Presepe, l’incontro con gli artigiani
L’artisticità dell’opera risiede soprattutto nel linguaggio universale con cui è espressa: il presepe fa ormai parte dell’immaginario collettivo, ma un alfabeto ancora più diffuso è quello che sa narrare la società stessa. “Il disagio dell’individuo le difficoltà sociali, i problemi delle minoranze vengono messi in scena senza inutili parafrasi, ma con un progetto individuale di comprensione e di grande ammirazione per la bellezza, l’eterna bellezza che questa incredibile città mantiene al di là di tutto, in un’ipotesi sempre risolutiva e di crescita”, spiega l’artista. Le opere della serie Presepe sono state realizzate in un laboratorio napoletano, frutto della sinergia della Dynys con esperti artigiani locali che conservano il know-how originario: l’uso della terracotta smaltata di tonalità diversa per ciascuna figura conferisce al gruppo scultoreo una immediatezza visiva che catalizza l’attenzione in un’ipnotica connessione con l’opera stessa. Il Presepe di Dynys è un inno alla modernità densa di significati stratificati nel tempo e i suoi toni sgargianti e le forme incerte trascinano il visitatore in una dimensione alchemica e magica, intatta fin dalle origini.
Tradizione vuole che Benino o Benito sia il pastore che dorme beato e che sognando dà origine al presepe: forse anche l’artista è stata avvolta tra le dolci braccia di Morfeo?
Elizabeth Germana Arthur
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