Le opere dell’artista Luca Vitone per la comunità ebraica di Casale Monferrato
L’artista è stato invitato a produrre una Channukia dalla Sinagoga di Casale Monferrato. A questo progetto si accompagnano le opere che riflettono sulla triste storia legata all’Eternit sulla quale Vitone aveva già lavorato nel 2013
Essere invitato a produrre un oggetto religioso è una responsabilità non indifferente, soprattutto per uno come me che religioso non è.
Ma ci sono diverse ragioni alla base della mia decisione di partecipare al progetto e di produrre una Chanukkia. Una prima ragione è proprio la sfida di concepire un oggetto sacro, rituale, per me che non sono ebreo, non sono credente, ma attratto dalla spiritualità fin da giovane. Infatti, e questa è un’altra ragione, sono stato attratto dall’ebraismo sia per motivi personali, sia storici come i fenomeni migratori ebraico-anarchici verso le Americhe e quelli religiosi e socialisti che hanno generato i Kibbutz, esperienza di cultura libertaria e che ha contribuito a formare il mio pensiero. Inoltre, a livello territoriale il mio rapporto con Casale Monferrato nasce insieme al progetto sull’Eternit nel 2013 e cresce nella residenza e proposta di Monumento per il Parco Eternot del 2015. Proprio in questa seconda occasione ho conosciuto la famiglia Carmi e la Sinagoga ed è con questo invito che torno con piacere a Casale per confrontarmi con la comunità e il suo territorio.
Il progetto di Luca Vitone per Casale Monferrato
Ho pensato a un oggetto sacro con cui si esegue il rito, ma che non è usato principalmente dal Sacerdote, dall’autorità, ma è acceso da tutti, in famiglia, dal comune credente, dal bambino che lo vive anche come un’iniziazione alla ritualità. È una dimensione importante, di coinvolgimento emotivo ma anche di gioco e di apprendimento; esprime un’appartenenza alla comunità, è una ritualità collettiva che unisce un’identità condivisa. L’opera, dal titolo Ottava in nona, è composta da un piccolo pianoforte giocattolo a coda con una sola ottava. Otto tasti bianchi su cui sono posizionate otto candele di colore diverso e sul corpo del pianoforte c’è la nona, bianca, lo Shammash.
Oltre alla realizzazione di una Chanukkia in Cara Casale ci saranno altre opere che seguiranno due percorsi. Uno legato alla spiritualità dove gli oggetti sono riattivazione della memoria legata a un’idea di culto e l’altro proprio alla memoria storica del territorio in relazione alla presenza della fabbrica Eternit. Per il primo percorso espongo due opere di cui una fa parte di una serie del 1994 intitolata Non siamo mai soli ed è composta da un disegno realizzato a memoria di un appartamento affiancato da una Bibbia tedesca del XIX secolo scritta in gotico ereditata della nonna di un caro amico di famiglia. Un ricordo personale ma anche il libro di riferimento delle tre religioni monoteiste del bacino mediterraneo. Un oggetto che mi ha accompagnato per tantissimi anni, un trasmettitore di memoria, fino a quando è diventato la materia di un’opera che parla del ricordo dei luoghi e di chi li ha abitati, sopravvivendo ai primi proprietari ma anche a me, diventando così una sorta di monumento.
L’opera di Luca Vitone per la Chanukkia
La seconda opera, Le cinque pietre di Davide del 2016, ha origine sempre nei testi biblici e riguarda la storia di Davide e Golia, accompagnata da quella dell’Arca di Noè. Una scultura che “inventa” il ritrovamento archeologico di un oggetto proveniente direttamente dalla Palestina, esposta per la prima volta nella Sinagoga di Ostia Antica in occasione della Biennale della Memoria, che presenta i quattro ciottoli di fiume rimasti nella sacca di Davide posati su un pezzo di stoffa azzurra, riferimento a uno dei pochi mestieri concessi agli ebrei e coperte da un ombrello con i colori dell’arcobaleno, simbolo del patto fra D-o e gli uomini. Il secondo percorso vede, nelle due sale predisposte per le mostre temporanee, la presentazione di un video e alcune opere fotografiche legate al progetto per l’eternità del 2013 nato con la scultura olfattiva presentata al Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Opere dedicate al dramma provocato nella popolazione casalese dall’amianto, materiale usato per la produzione dell’eternit e metafora di un’idea di potere.
Luca Vitone
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