I marmi iridescenti di Simone Cametti in mostra a Roma
Alla Galleria Francesca Antonini di Roma, le nuove opere di Simone Cametti presentano un marmo dai colori inediti, frutto dell’esplorazione in immersione di una cava alpina
A diverse settimane dall’ultimo appuntamento fieristico dell’anno tra gli operatori del settore, i collezionisti e gli appassionati si parla ancora di Artissima. Premiato il lavoro delle gallerie romane di Eugenia Delfini, Materia e Ada, ma dalla capitale è altresì degna di nota la ricerca proposta da Francesca Antonini, presenza immancabile a Torino con un progetto legato a NIX, la mostra personale di Simone Cametti (Roma, 1982) in corso nello spazio romano.
L’indagine cromatica di Simone Cametti in mostra a Roma
Le opere esposte sono le tracce sensibili di un’azione processuale, imprescindibile nell’apprezzamento di queste ultime fasi della ricerca artistica di Simone Cametti. I ritagli di marmo nuvolato in mostra si ridurrebbero tutt’al più a lastre di pietra lavorate, operazione da assuefazione poverista, se dietro la forma non si celasse quell’esperienza sensoriale che li accende di magia.
L’impegno e la fatica nell’azione di Cametti, scrive la curatrice Daniela Lancioni, “rimangono (per l’appunto) impastati nel corpo dell’opera e sono proporzionati al contesto di partenza e a quanto da quel contesto è stato generato”.
Le nuove opere di Simone Cametti
Nel mese di dicembre, la cava Acquabianca, sita nel massiccio centrale delle Alpi Apuane in Alto Adige, si allaga a causa dello spegnimento delle pompe idrovore. Cametti si è immerso nelle gelide acque che inondano gli ambienti sotterranei, indagando le rifrazioni luminose e le suggestioni cromatiche del luogo, per concepire il nuovo corpus di opere.
Le sculture di Cametti sono contrassegnate dalle naturali venature del marmo, enfatizzate da un intervento in grafite, quale unico rimando tangibile alla cava. È infatti il colore (che le altera) il concreto ritrovamento dall’immersione, più che il marmo. Immerso nelle acque della cava, l’artista, cercando il blu profondo, si imbatte piuttosto nei colori fluorescenti che restituisce nelle sue opere. Il giallo, l’arancio e il rosa sono le tracce che contrassegnano il NIX, dal termine tedesco nichts che indica il niente, ovvero le zone dalle quali è stato prelevato tutto il materiale marmoreo estraibile, segnalando la pericolosità di un perseverante intervento estrattivo.
La mostra di Simone Cametti da Francesca Antonini
Il rituale immersivo è descritto dalle fotografie scattate dall’artista, esposte avvertitamente capovolte. In questo sottosopra, l’acqua cristallina della cava appare quindi sospesa, offrendo al pubblico una dimensione distopica, a tratti post apocalittica. Altresì, il video delle riprese subacquee di Cametti, riprodotto in sala, restituisce ai visitatori l’esperienza sensoriale del blu profondo punteggiato dal pulviscolo del cosiddetto latte glaciale e, ritmato dal sibilo dell’acqua, dà voce e anima ai blocchi di marmo.
In parallelo, gli spazi del Casale dei Cedrati di Villa Doria Pamphili ospitano una seconda personale dell’artista, Greenit, visitabile fino a gennaio.
Gemma Gulisano
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati