La mostra di Sophie Calle al Musée National Picasso di Parigi
Il lutto, l’eredità e la bellezza raccontata da chi non può vedere. La mostra di Sophie Calle al Musée National Picasso è coraggiosa e anticonvenzionale
Un’introspezione, un viaggio nell’universo personale di Sophie Calle e un omaggio a Picasso, attraverso un dialogo che esplora ed evoca, con uno sguardo inconsueto e curioso, alcune delle opere più significative del grande artista spagnolo. Per celebrare il 50° anniversario della morte di Pablo Picasso, il museo a lui dedicato e ospitato nell’Hôtel Salé del Marais sceglie di riservare i quattro piani dell’edificio seicentesco alla mostra dell’artista concettuale, scrittrice, fotografa e videoartista francese Sophie Calle (Parigi, 1953).
La mostra di Sophie Calle al Musée National Picasso di Parigi
Una mostra coraggiosa, anche per “l’occupazione” che fa del museo e il suo essere in controtendenza coi numerosi eventi della Celebración Picasso 1973-2023, riflettendo sulla grande influenza che continua ad avere sul contemporaneo l’opera del padre del Cubismo a mezzo secolo dalla sua morte. La domanda che si pone Sophie Calle è dunque cosa un’artista lascia e cosa resterà alle generazioni future della sua ricerca: la risposta è complessa e fonde arte e vita, tra paure, riflessioni, desideri, gesti mancati, che coinvolgono lo spettatore e lo portano a riflettere sui temi fondamentali dell’esistenza e sulla propria identità. Quasi un diario intimo che indaga e al contempo costruisce narrazioni e intesse dialoghi, partendo dalla vita e dagli oggetti di tutti i giorni e mettendo al centro la coesistenza tra presenza e assenza. Così in What do You see? (2013) – una serie di fotografie accompagnate da testi in cui vengono “ricostruite” le opere rubate dallo Stewart Gardner Museum di Boston attraverso i ricordi dei curatori, dei custodi e di altri membri dello staff – la memoria altrui diviene l’unico strumento per poter riportare in vita la bellezza dell’opera. Un processo opposto è quello che ci presenta nella serie Blind (1986), in cui ha chiesto a delle persone non vedenti dalla nascita di definire la loro concezione di bellezza, ricevendo risposte legate a cose percepibili quasi sempre attraverso il tatto o l’udito e mostrandoci così una diversa percezione che allarga il nostro orizzonte di comprensione delle cose.
L’assenza nelle opere di Sophie Calle
Nel progetto Rachel, Monique il tema della perdita e dell’assenza è affrontato in prima persona, attraverso uno sguardo sul processo di elaborazione personale del dolore per la perdita di sua madre: qui viene richiesto allo spettatore silenzio e sono proibite le fotografie per rispetto all’archivio personale di forte valore affettivo, fatto di testi, video, oggetti e fotografie, che documentano il prima, durante e dopo la morte della madre. In Parce que (2018) il senso delle opere mostrate si disvela attraverso il gesto dello spettatore, che dopo aver letto il testo ricamato su una tendina e che comincia sempre con “parce que (perché)”, la deve sollevare per scoprire la fotografia sottostante, completamento del senso dell’opera e superamento della didascalia da esposizione. Non si tratta di domande, ma quasi sempre di conclusioni.
In contrasto con la riluttanza di Picasso a lasciare un’eredità, in occasione della mostra e a conclusione del suo percorso, Sophie Calle ha messo in scena un’asta di oltre 400 oggetti personali, con la collaborazione della casa d’aste Drouot. Come Picasso, Sophie Calle è ben cosciente della sua mortalità e, come artista, sfida le convenzioni, esorcizzando le proprie paure; parce que l’ironia fa parte della sua visione unica e spesso provocatoria del mondo.
Alessandra Frosini
Parigi // fino al 7 gennaio 2024
Sophie Calle. A toi de faire, ma Mignonne
MUSÉE NATIONAL PICASSO
5 Rue de Thorigny
https://www.museepicassoparis.fr
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