Sophie Calle celebra i 50 anni dalla morte di Picasso a Parigi
“Ho organizzato la prova generale per il mio funerale”. Così l’artista racconta la mostra che ha pensato per celebrare il grande artista spagnolo
Sono passati 50 anni dalla morte di Pablo Picasso e il museo parigino a lui dedicato ha affidato all’artista Sophie Calle la celebrazione dell’anniversario. La grande artista francese lo ha fatto a modo suo, lavorando sull’intero museo, i quattro i piani dell’Hôtel Salé.
La mostra di Sophie Calle al Musée Picasso
Non si può parlare di una mostra, ma di un’avventura visiva e non solo, organizzata in quattro tappe. Al piano terra del museo, sono presentate opere in cui domina la dimensione autobiografica di Calle, con riferimenti tragicomici alla madre dell’artista e alla sfera genitoriale e familiare, presenti nella sua opera nel corso degli anni.
Dall’analisi dell’opera di Picasso si passa a quella della poetica di Calle con alcuni temi propri della sua opera quali la cecità e la scomparsa come in “Picasso fantasma”.
In una delle prime stanze, c’è un riferimento alla sua famiglia, alla nonna, che, quando Sophie aveva sei anni, di fronte alla sua primissima opera, avrebbe affermato: “Abbiamo un Picasso in famiglia”.
Il tema della sparizione è presente attraverso una serie di immagini di dipinti coperti, e di installazioni su questo tema. È quindi alla cecità, che fa riferimento La Celestina, un’opera del 1904, del periodo blu. Calle accenna a Jean Cocteau, che raccontava del timore di Picasso di diventare cieco, e diceva spesso che la pittura è una professione da ciechi. Da tutto questo partono una serie di oggetti dedicati al tema dello sguardo. L’artista ha, infatti, incontrato numerose persone nate cieche, che non hanno mai visto, alle quali ha chiesto quale fosse per loro l’immagine della bellezza.
Sophie Calle celebra Picasso a Parigi
C’è poi il tema della morte, che Picasso aveva evocato sin dai suoi inizi, con i dipinti dedicati al suicidio del giovane amico spagnolo Casagemas. Calle rammenta qui ancora sua madre, che sosteneva come la figlia sarebbe andata a trovarla molto di più al cimitero, da morta, che a casa, da viva. La scomparsa, l’assenza, la morte sono presenti nella sua opera in tutte le sue manifestazioni: da quella dei genitori a quella dei suoi amati gatti.
“Ho cercato di organizzare la prova generale per il mio funerale”
Tra le opere più affascinanti e curiose, c’è quella posta al secondo piano del museo, in cui Sophie fa l’inventario delle sue opere, riunendo fotografie carte, disegni oggetti, multipli oggetto di scambio e dono con gli altri artisti. Per la grande installazione ha creato anche un catalogo, impaginato come quelli che accompagnano le aste: un libro d’artista a tutti gli effetti. “Ho proposto ai banditori dell’Hôtel Drouot di mettere scena il mio incubo, per valutare i beni della mia casa a Malakoff e redigere un inventario descrittivo ma non stimato dei miei beni mobili”. La mostra stessa è accompagnata da un libro d’artista, in cui si invita a cercare i fils rouges che aiutano a cogliere i significati.
Angela Madesani
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati