Le dimensioni pittoriche di Gabriele Ermini e Jimmy Milani in mostra a Milano
La mostra da ArtNoble Gallery prende ispirazione dal romanzo fantastico-fantascientifico “Flatland” di Edwin A. Abbott. Nella trama un abitante di un universo bidimensionale entra in contatto con il sistema tridimensionale
“Voi, che avete la fortuna di avere tanto l’ombra che la luce, voi che avete due occhi dotati della conoscenza prospettica e allietati dal godimento dei vari colori, voi che potete “vederlo” per davvero, un angolo, e contemplare l’intiera circonferenza di un circolo nella beata regione delle tre dimensioni… come potrò mai render chiara a voi l’estrema difficoltà che incontriamo noi, in Flatlandia, per riconoscere le nostre rispettive configurazioni?”. Prende ispirazione dal romanzo fantastico-fantascientifico Flatland di Edwin A. Abbott la mostra Flatlandia, a cura di Antonio Grulli, con le opere di Gabriele Ermini e Jimmy Milani. Il libro narra le vite di due personaggi che vivono in due universi separati, uno bidimensionale e l’altro tridimensionale, ma che per una serie di vicissitudini entrano in contatto. La trama sembra rispecchiare la natura dei lavori dei due giovani artisti in cui bidimensionalità e tridimensionalità si fondono e confondono, entrambi accompagnati dal medium pittorico.
La mostra Flatlandia a Milano
La pittura di Gabriele Ermini (1996) si inserisce in una linea dichiaratamente figurativa, vicina all’arte grafica e digitale. La centralità del soggetto (come statue antiche e vasi con rappresentazioni mitologiche) passa in secondo piano a favore di una focalizzazione sul fare pittorico, come si trattasse di un esercizio di stile, realizzando una resa quasi artificiale dell’immagine. Le opere si caratterizzano per sfondi color blu oltremare, all’apparenza bidimensionali grazie all’utilizzo dell’aerografo, e dettagli iperfigurativi che si accompagnano a particolari pittorici, dalle sagome di cavalieri in rosso al tuorlo di un uovo sodo. Si concentra, invece, sull’aspetto installativo e strutturale dell’opera Jimmy Milani (1995), conferendo importanza all’opera d’arte in relazione all’interazione che questa ha con chi la osserva: tra la razionalità della progettazione e l’impulso del sentimento, la tela presenta scarabocchi e disegni di oggetti quotidiani sulle tonalità del blu e del rosso. L’artista ha poi scelto di inserire queste tele all’interno di grandi buste di plastica, realizzate su misura come quelle dei raccoglitori ad anelli. L’intervento si chiude con una serie di dittici raffiguranti tondi neri su tela bianca che, come occhi racchiusi in scultoree cornici, osservano le dimensioni del reale.
Caterina Angelucci
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