Diario di un’anima. La mostra di Mannat Gandotra a Torino
La giovanissima artista indiana espone da Luce Gallery nella sua prima mostra personale. Una confessione aperta e pregna di vissuto che cerca la rete invisibile della realtà
Mannat Gandotra (India, 2001; vive e lavora a Londra) concepisce una narrazione fatta di linee distintive e atmosfere operistiche, riporta su tela un lavoro diaristico in grosso formato: è l’esperienza che muta la sua forma, si fa astrazione e profondità in uno spazio ideale, ampio e illimitato. Sono le movenze del circuito lineare a dettare i percorsi visivi, attraverso i quali si genera un racconto che spazia dal semplice gesto ad un’esperienza complessa.
Il titolo della mostra All of Civilisation on a Leaf, proviene da un lavoro risalente agli esordi della sua carriera. Le opere sono singoli tasselli di un quadro madre, ognuno resta individuale nella sua singolarità, ma allo stesso tempo concatenato all’altro, attraverso linee e simboli.
La mostra di Mannat Gandotra a Torino
Gandotra scopre che oltre il reale, attorno e dentro l’uomo, come attorno e dentro tutte le cose, aleggia un mondo invisibile che è impercettibile alla logica, alla scienza. È un mondo fatto di misteriosi richiami, di profonde risonanze psicologiche. L’artista scopre che questi elementi a livello più profondo stabiliscono una fitta rete di relazioni, di legami. Per cui al di là delle cose che possono sembrare diverse, sotto c’è una profonda tessitura che rende il mondo una totalità. Sono voci di uno stesso linguaggio, sinestesie che svelano l’unità profonda dell’universo umano.
La metrica pittorica non si colloca più sul piano della comunicazione logica, ma agisce a livelli più profondi, in continua evocazione. La pittura è quindi rivelazione. Sono opere dalle dimensioni importanti, creano una catena di corrispondenze, vibranti nella scelta dei colori cangianti, docili nelle pennellate tenui, un’antologia di sentimenti dietro i quali traspare l’appartenenza dell’artista, la sua esperienza: un diario personale. L’osservatore è condotto in un giardino selvaggio, dove la tensione tra caos ed equilibrio crea e allo stesso tempo distrugge le forme, che mai trovano la loro figurazione esatta: tutto è lasciato alla lettura personale e al trasporto all’interno delle dinamiche pittoriche.
Grazia Nuzzi
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