Luce e materia. La grande pittura di Nicolas de Staël in mostra a Parigi
Tanto misterioso quanto apprezzato, Nicolas de Staël incarna la tensione tra figurazione e astrazione a metà Novecento. Una grande retrospettiva al Musée d’Art Moderne di Parigi ne ripercorre la vita e la carriera in 200 opere
Nicolas de Staël (San Pietroburgo, 1914 – Antibes, 1955) è stato un protagonista del panorama artistico internazionale fra gli anni Quaranta e la metà dei Cinquanta, anche se meno conosciuto dal grande pubblico.
La visita della grande mostra al Musée d’Art Moderne di Parigi, curata da Charlotte Barat-Mabille e da Pierre Wat, può costituire la scoperta di un pittore di grande intensità, dal segno immediatamente riconoscibile. 200 opere, filologicamente allestite in un percorso cronologico e accompagnate da note di sala assai esaustive, ci accompagnano alla scoperta di materiali, talvolta raramente esposti, dipinti, taccuini e disegni. Tra le opere esposte Parc des Princes, aggiudicato da Christie’s nel 2019 per la cifra record di 20 milioni di euro.
Chi era Nicolas de Staël
Nato nella Pietrogrado nel 1914, all’alba della Prima Guerra Mondiale, Nicolas de Staël cresce in Polonia, dove viene portato a soli tre anni dalla famiglia di posizioni antirivoluzionarie. Dopo essere rimasto orfano, viene accolto da amici a Bruxelles, dove, dal 1932 al 1936, frequenta l’Accademia di Belle Arti. Viaggiatore, appassionato dei Paesi del sud tra i quali l’Italia, l’Algeria, la Spagna, il Marocco e la Francia meridionale, reca in alcune delle sue opere il ricordo della luce di tali territori. In altre opere è, invece, il grigiore, la freddezza della luce che incontra nella Francia del nord e in Belgio.
Nel corso degli anni, e la retrospettiva parigina riesce perfettamente a condurre lo spettatore sui passi dell’artista, si avvicina al mondo informale. La sua pittura è densa, materica, spesso distesa con la spatola.
Belle le foto che lo vedono alto, allampanato nel suo studio mentre medita, studia, disegna con il suo tratto intricato. E quindi il cammino verso la geometria, forse grazie alla frequentazione di Georges Braque.
Nicolas de Staël, la pittura e il suicidio
Negli ultimi anni della sua vita artistica riaffiora la figura anche di grandi dimensioni. “È l’unico pittore della sua generazione in Francia a sentirsi a proprio agio tanto nella figurazione quanto nell’astrazione. È forse questa doppia lettura, a cui si aggiunge l’uso sensibile del colore, a spiegare la sua popolarità e influenza?”. Le opere ultime sono più che mai forti, segnate forse dalla sofferenza dell’artista che si suicida a soli trentanove anni nel 1955, ad Antibes, in Costa Azzurra. Barat-Mabille afferma: “La morte di de Staël conferisce al pittore una visibilità immediata, generando molteplici teorie per spiegare l’inspiegabile: a differenza di Vincent van Gogh, i cui tormenti psicologici erano noti, o di Jackson Pollock, morto l’anno seguente dopo una lunga dipendenza dall’alcool, niente permette di fare luce sul gesto di Nicolas de Staël. La sua morte brutale e prematura trasforma l’artista in leggenda, sulla scia dei pittori maledetti”.
Angela Madesani
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