Il potere diplomatico dell’arte. La mostra “Villa Lituania” al Museo delle Civiltà di Roma

Il progetto ruota attorno alla complessa storia di Villa Lituania, ex sede dell'Ambasciata Lituana negli anni Novanta e, successivamente, occupata dall'Unione Sovietica. Ad approfondirne gli aspetti umani e politici da un punto di vista artistico sono il duo Nomeda & Gediminas Urbonas

Costruita a Roma nel 1912 dagli architetti Pio e Marcello Piacentini, Villa Lituania ha ospitato l’Ambasciata Lituana nel quartiere Nomentano, dal 1937 al 1940, quando venne confiscata dall’allora Unione Sovietica. Da allora l’edificio divenne simbolicamente l’ultimo avamposto russo e, dopo il crollo dell’URSS nel 1991, si trasformò nella sede dell’Ufficio Consolare dell’Ambasciata di Russia in Italia. Oggi, al termine di tutte le controversie sulla villa, questa diventa il punto di partenza per analizzare i rapporti umani e politici che hanno forgiato la storia dell’edificio con il progetto Villa Lituania, del duo di artisti lituano Nomeda & Gediminas Urbonas, ospitato al Museo delle Civiltà di Roma e a cura di Matteo Lucchetti.Un progetto che torna in Italia sedici anni dopo aver rappresentato la Lituania alla 52. Biennale di Venezia nel 2007 (vincendo la Menzione d’Onore della Giuria) e in occasione dei quarant’anni dalla morte di Stasys Lozoraitis Sr., Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Lituania e Capo del Servizio Diplomatico lituano residente presso la Villa dal 1939 al 1940.

Nomeda & Gediminas Urbonas, Villa Lituania, exhibition view at Museo delle Civiltà. Photo Cristina Crippa
Nomeda & Gediminas Urbonas, Villa Lituania, exhibition view at Museo delle Civiltà. Photo Cristina Crippa

Villa Lituania: dalla 52. Biennale di Venezia al Museo delle Civiltà di Roma

Gli artisti Nomeda & Gediminas Urbonas hanno deciso di affrontare l’intricata storia diplomatica di Villa Lituania recuperando filmati di archivio e intervistando testimoni, oltre a immaginare nuove possibili azioni capaci di riparare il rapporto tra i due Paesi. A muovere l’intero progetto è la tradizione dei piccioni viaggiatori, utilizzati già ai tempi degli Egizi e dei Persiani, e impiegati nel XX secolo per eludere i sabotaggi delle telecomunicazioni. Nel 2007, infatti, il duo propose che nel giardino dell’attuale Consolato Russo fosse ospitata una colombaia che potesse ricevere i volatili portatori di pace provenienti dal Padiglione lituano a Venezia. Davanti al dissenso da parte delle autorità russe, si ipotizzò che la base di ritorno potesse essere allora il quartiere EUR dove l’architetto italo-lituano Massimiliano Fuksas era alle prese con la costruzione del Nuovo Centro Congressi, ovvero La Nuvola. L’archistar rispose con entusiasmo ed era pronto a ospitare la colombaia nei pressi del cantiere ma, nonostante il supporto di molte istituzioni, anche questa volta il progetto non andò in porto. A quel punto, gli Urbonas decisero – in accordo con gli addestratori – che i mille colombi liberati dal Padiglione lituano dovessero tornare nei loro luoghi di origine. Sebbene a Roma non verrà mai costruita nessuna colombaia, il lieto fine del progetto prende forma nel Museo delle Civiltà di Roma, dove un’installazione riproduce una colombaia con le sembianze di Villa Lituania, incorniciata da una serie di proiezioni video che ne ripercorrono il processo.

La mostra Villa Lituania a Roma. Parola al curatore Matteo Lucchetti

“Come Museo delle Civiltà noi siamo impegnati in un progetto di riparazione culturale attraverso pratiche di arte contemporanea. Per noi l’idea è stata quella di guardare al conflitto attraverso la prospettiva animale, in questo caso quella dei piccioni”, spiega il curatore Matteo Lucchetti.Il piccione è un animale che fa ritorno a casa, da qualsiasi luogo si trovi: può viaggiare fino a 1800 km, per questo motivo ai piccioni viaggiatori era affidato il trasporto di messaggi quando ancora non esistevano le telecomunicazioni. Quindi il grande senso di questo progetto è quello di fare ritorno a casa. Non nel modo in cui si era previsto di farlo, ma pensando ad altri modi, ad altre possibilità, rimescolando le carte per cambiare anche lo spirito verso una storia dolorosa e sofferta come quella di Villa Lituania”.

Valentina Muzi

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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