Il pioniere dell’arte generativa Yoichiro Kawaguchi espone a Milano
L’artista giapponese Yoichiro Kawaguchi indaga i punti di contatto tra forme organiche naturali e algoritmi “autopropaganti” fin dalla metà degli anni Settanta. Il MEET Digital Culture Center gli dedica una mostra immersiva
Negli ultimi anni, l’arte generativa, affiancata dalla crescente affermazione nel campo della creatività visuale dell’intelligenza artificiale, ha attirato la curiosità e l’interesse di artisti e istituzioni (si pensi ad esempio alla recente acquisizione da parte del MoMA dell’opera Unsupervised di Refik Anadol). Meno attenzione è invece stata riservata ai pionieri di questa forma creativa, la cui eredità è spesso sottovalutata. Esiste, al contrario, una ormai vasta “archeologia” dei nuovi media, che ha visto protagonisti degli insaziabili sperimentatori, affascinati dalla tecnologia ben prima che il resto del sistema dell’arte la inglobasse. Uno di questi è il giapponese Yoichiro Kawaguchi (Tanegashima, 1952).
La mostra di Yoichiro Kawaguchi a Milano
Kawaguchi sperimenta con i primi display grafici CTR già nel 1975, anno in cui realizza Pollen, proseguendo poi nei decenni successivi nel sondare le potenzialità del computer nella produzione sistematica e automatizzata delle immagini. È a lui che il MEET Digital Culture Center di Milano dedica la retrospettiva immersiva Zero Gravity Evolution, pensata come un organismo in costante evoluzione, proprio come le opere digitali dell’artista: ogni mese, l’Immersive Room di MEET ospita una diversa installazione, a partire da Xenion. Il lavoro, realizzato nel 2003, si presenta come un groviglio di forme fluide, simili al metallo liquido, dai colori sgargianti e in un mutamento intelligente e costante, che ricorda quasi la capacità di adattamento di un’entità organica. Si tratta infatti di una forma di vita artificiale, sviluppata attraverso il computer: se apparentemente può sembrare un virtuosismo estetico puramente formale, Xenion rappresenta brillantemente il delicato equilibrio concettuale che lega la natura organica agli algoritmi generativi, mettendo in discussione l’opposizione dicotomica tra la sensibilità della vita biologica e la razionalità matematica.
Gli algoritmi “autopropaganti” di Yoichiro Kawaguchi
Nato nel 1952 a Tanegashima, un’isola subtropicale nel Giappone meridionale, Yoichiro Kawaguchi è tra i precursori dell’arte digitale; il primo a creare immagini computerizzate unicamente attraverso un algoritmo. Formatosi presso il Dipartimento di Visual Design dell’Istituto di Design di Kyushu, già dal 1976 concentra la sua ricerca sui “modelli di crescita auto-propaganti”: un algoritmo formativo e auto-organizzativo per la riproduzione computazionale dei fenomeni di crescita organica. È l’opera stessa, quindi, a crescere e svilupparsi: tema ricorrente della sua indagine è infatti la morfogenesi, ovvero la fase biologica dello sviluppo embrionale, che porta alla formazione del corpo e dei suoi organi. Tutto questo viene simulato da opere generative, innovative, avanguardiste e tutt’oggi pionieristiche.
Forme biologiche e biomorfismo digitale
“Con la tecnologia digitale”, spiega Kawaguchi, “è possibile vedere immagini che non potrebbero essere realizzate con la tecnologia standard, come la comparsa e la crescita dello spazio sempre più denso di una superficie curva. Con le immagini sintetiche-digitali sarà possibile perseguire idee interessanti sia nelle immagini in movimento che in quelle fisse. La facilità di muoversi senza limiti tra immagini fisse e immagini in movimento permetterà di rinnovare costantemente la propria ispirazione personale”. Quelli realizzati dall’artista sono dei veri e propri mondi ispirati alla natura, in cui però l’elemento naturale viene trasfigurato, sublimato, fino a divenire quasi un ricordo atavico, onirico e ancestrale. Le forme matematiche e perfette che si ritrovano in natura risuonano nell’estetica del biomorfismo digitale: “si potrà scegliere di esprimere un sentimento di sostanza”, prosegue l’artista, “prestando attenzione ai minimi dettagli di forma e colore in un’immagine fissa o di esprimere variazioni e cambiamenti concentrandosi sul ritmo del movimento sull’asse del tempo nelle immagini in movimento. Personalmente vorrei essere in grado di percepire fisicamente le nuove immagini sempre fresche che saranno possibili grazie alla ricerca di nuove immagini in computer grafica ad alta definizione. Voglio descrivere l’acqua calda subtropicale come un oggetto purificato che esiste in un regno di traboccante brillantezza”.
Laura Cocciolillo
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