Umberto Mastroianni: 60 anni di carriera tra figurazione e astrazione a Venezia
L’esposizione mette a confronto le sculture in bronzo degli Anni Trenta e Quaranta con i cartoni colorati e dilaniati dal dopoguerra agli Anni Novanta, l’avvio e la conclusione di una importante carriera artistica
È già stato fatto notare che, nei confronti del fare creativo di Umberto Mastroianni privilegiare tipologie di facile lettura sarebbe un errore critico, opponendo l’artista “figurativo” a un Mastroianni “astratto” o non figurativo. L’impianto formale che più gli appartiene è il movimento: latente nella iniziale accurata staticità delle immagini; travolgente non appena al mito del modello naturalistico si sostituisce la veemenza della fantasia. Con la sua inventiva che sa agire libera da qualsiasi riferimento ottico referenziale. Un’altra ragione del successo di Mastroianni, commentava Lionello Venturi, è legata alla sua forma, che pur essendo essenzialmente astratta, ha una tale carica di umanità da dare spesso il senso del figurativo. Ma come definire le sue opere, sono quadri o sono sculture? La risposta la troviamo sempre in Venturi: l’artista crea qualcosa di nuovo che va oltre la dicotomia scultura/pittura: ha della pittura tutto lo splendore, la vibrazione, la diretta espressione spirituale; mentre ha della scultura la certezza, la forza, il peso che le deriva dalla materia solida”.
La mostra su Mastroianni a Venezia
Sono questi i presupposti che giustificano la mostra veneziana “Umberto Mastroianni. Figure e Astrazioni 1931-1996″. L’esposizione mette a confronto le sculture in bronzo degli anni Trenta e Quaranta e i cartoni colorati e dilaniati dal dopoguerra agli anni Novanta. Incisi, calcati, lacerati, perforati, incarnano le più caratteristiche produzioni della fase informale di Mastroianni, sviluppatasi impetuosa dopo l’esperienza del secondo conflitto mondiale. Rivissuta dall’artista in una testimonianza del 1991: “La guerra sconvolse il mio mondo, me, tutto. Le lotte fratricide, il sacrificio di tanti innocenti, i partigiani, le vittime, la coscienza della nuova libertà. Sottolineando allo stesso tempo che per comprendere un artista è necessario considerare le stagioni che attraversa nel suo insieme. L’artista è tutt’uno sempre”.
Mastroianni a Venezia: le opere in mostra
Si passa quindi, senza che ci siano salti nella sua ricerca e come sottolineato dalla critica più avvertita, all’esordio scultoreo figurativo: Ragazzo fiorentino del 1931, Nudo di giovane atleta del 1938. Opere che richiamano formalmente la scultura classica greco-romana e alle quali segue il volto scomposto della Maschera n.1 del 1957, che apre alla modernità e al gesto di rottura degli anni successivi. Tra un’impostazione dei volumi all’insegna dell’armonia e gli sconvolgimenti tellurici del Futurismo e dell’Informale, si inseriscono nella mostra veneziana i circa 50 Cartoni con le originali cornici “a cassetto” ideate dallo stesso Mastroianni per limitare gli sbalzi della carta e che comprendono tutto il periodo astratto dal 1949 al 1992.
I colori che utilizza – il rosso macchiato, il blu intenso lombricale – a volte stridenti chiassosi, sono liberi di muoversi e costituiscono il focus dell’opera. Sono forme che irradiano energia e catturano lo sguardo dell’osservatore che cerca inutilmente un punto di vista esclusivo. Forme dinamiche che connotano da sempre i manufatti di Mastroianni e ne caratterizzano la ragion d’essere.
Fausto Politino
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