Ed Ruscha rivela in un video come ha creato la sua famosa Chocolate Room
In un video divulgato dal MoMA, l'artista Ed Ruscha rivela le origini e le modalità di realizzazione di una delle sue opere più amate, la Chocolate Room in mostra nel museo newyorkese
Fino al prossimo 13 gennaio il MoMA di New York ospita la mostra “Ed Ruscha – Now Then”, con oltre duecento opere che spaziano dalla pittura al disegno, dalla fotografia ai libri d’artista. Protagonista indiscussa è tuttavia l’installazione Chocolate Room.
Le origini della Chocolate Room di Ed Ruscha
C’è un po’ di Italia in questa grande opera di Ed Ruscha (Omaha, 1937): la Chocolate Room, è stata infatti realizzata per la prima volta dall’artista statunitense mentre si trovava a Venezia, nel 1970. Risale a questo periodo la maggiore attività sperimentale di Ruscha che era solito recarsi nei supermercati locali alla ricerca di nuovi materiali da impiegare nelle sue opere.
Fu colpito da piccoli tubetti metallici di pasta di cioccolato che tanto gli ricordarono quelli dei suoi colori a olio: fu tale intuizione ad indurlo ad utilizzare il cioccolato, serigrafandolo su centinaia di fogli di carta che affiancò su tutte e quattro le pareti di una stanza.
Nacque così la mitica e golosa Chocolate Room, installazione che da allora viene riprodotta in ogni spazio in cui viene esposta grazie al lavoro in loco, infondendo l’aroma inconfondibile di cacao nell’ambiente.
Il video del MoMA dedicato alla Chocolate Room di Ruscha
Nel video pubblicato dal MoMA, in occasione della grande retrospettiva dedicata ad Ed Ruscha, viene mostrato il “making of” della Chocolate Room ospitata nel museo.
Giusto dosaggio degli ingredienti, temperatura ideale, sono solo alcuni degli aspetti cui la realizzazione dell’opera richiede di prestare attenzione. I fogli serigrafati di cioccolata vengono poi disposti sulle pareti per un risultato ogni volta differente: trattandosi di materiale organico, la reazione che esso ha con le condizioni ambientali in cui si trova è sempre diversa e può dar luogo a un aspetto totalmente mutevole e inaspettato dei tasselli.
“Non puoi spedire quest’opera, deve essere realizzata all’interno del museo. Così abbiamo portato una stampante nello spazio espositivo e abbiamo trasformato la sala in una tipografia per due settimane. Questo fatto ha davvero permesso all’istituzione di ripensare alle cose: lo spazio espositivo è diventato un luogo dove stava accadendo qualcosa, si stava producendo qualcosa” ha affermato lo stesso Ruscha riguardo a quella che certamente può considerarsi la sua opera più iconica.
Roberta Pisa
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