La giovane arte italiana e il concetto di “reminiscenza” in mostra a Milano
Dalla pittura al video, dalla fotografia alla scultura: negli spazi di Cassina Projects una mostra collettiva di otto artisti affronta il tema della reminiscenza come ricordo personale e collettivo
Cosa resta dopo la reminiscenza? Questo pare domandarsi la mostra collettiva After Reminiscence, a cura di un promettente Federico Montagna negli spazi della galleria Cassina Projects di Milano. I lavori inediti di otto giovani artisti (tutti nati tra il 1990 e il 2001) si confrontano proprio sull’idea di reminiscenza che, come spiega il curatore, “si proietta da una parte verso il concetto di una memoria collettiva, bacino inesauribile da cui gli artisti attingono per espandere la propria visione, dall’altra è paradigma fondante di ogni pensiero critico individuale, di ogni linguaggio espressivo e trascorso autobiografico”.
Gli artisti della mostra After Reminiscence a Milano
Tante e molto diverse fra loro le pratiche artistiche che dialogano al primo piano della galleria di via Mecenate: dalla spinosa installazione della veneziana Matilde Sambo (presente in mostra anche con disegni e sculture) ai dettagli catturati dagli scatti di Martina Zanin, passando per gli olii di Leonardo Devito e Carla Giacco Darias, che, a partire dalla sua collezione di immagini dal web o da album fotografici, ricerca nuovi rapporti con esse, anche leggendole attraverso una lente velata di autobiografia. La reminiscenza si spiega così nella sua dimensione ambigua, di ricordo offuscato, di riemersione non del tutto attingibile. Una caratteristica che si esprime chiaramente anche nei dipinti a tecnica mista di Norberto Spina, in grado di riproporre l’atmosfera offuscata del ricordo che affiora privatamente e collettivamente da vecchie foto che ritraggono rispettivamente scene di famiglia e della cultura popolare italiana. Anche ad Aronne Pleuteripiace giocare con i media pittorici: sulle sue tele, l’incontro di acrilico, olio e pastelli genera caotiche composizioni al confine tra astrazione e figurazione, in cui tragedie come quelle che incontra la bicicletta protagonista del trittico Man vs Wheel sono ribaltate da colori accesi e deformazioni quasi fumettistiche. Poco lontano dalle tele di Pleuteri, le nuove e affilate sculture di Camilla Alberti sembrano stare in punta di piedi: creature ibride tra il naturale e l’industriale, le opere della serie The Adoubement. Ceremony for Extremophile Bodies sono composte di legno, metallo e gesso. Se le opere che Camilla Alberti aveva portato al Padiglione Italia della coreana Biennale di Gwangju nel 2023 stupivano (oltre che per le dimensioni) per la ricchezza brulicante di innesti di scarti organici e meccanici, queste nuove sculture dimostrano equilibrio e semplicità, pur mantenendo una carica aggressiva e a tratti perturbante. Chiude la mostra l’opera video del duo artistico VEGA (Francesca Pionati e Tommaso Arnaldi), in cui il racconto dell’impatto di due imponenti datacenter sulla comunità del quartiere EUR a Roma è affidata alla narrazione (dai toni ironici e dotata di una performatività derivata dai social network) di una ragazza romana.
La reminiscenza nella giovane arte italiana
Reminiscenza significa ricordo, certo; ma anche riemersione e citazione. C’è chi vede nel passato un fardello pesante e riscontra in chi si guarda indietro una carenza di originalità che impedisce un fantomatico “progredire”. La verità, se c’è, è che l’arte non è mai stata originale; eppure abbiamo uno spasmodico bisogno di nuovo, di qualcosa che superi il “già visto”. Non è detto però che il nuovo stia esclusivamente in un domani privo di radici. Siamo così traumatizzati da un passato e spaventati da un presente incerto che non riusciamo a vedere il cuore antico del futuro.
Alberto Villa
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