La mostra sulla pittura italiana alla Triennale: lista degli artisti che non ci sono e avrebbero potuto esserci
Si è parlato molto dei 120 artisti presentati alla Triennale di Milano in questa mostra che vuole fare il punto sulla pittura italiana. E ovviamente fin da subito ci si è concentrati anche sugli assenti illustri. Abbiamo provato a elencare quali altri artisti avrebbero meritato l'invito. Magari la lista è buona per una seconda mostra
È ancora visitabile fino a domenica 11 febbraio 2024 l’ampia collettiva Pittura Italiana Oggi, dedicata alla pittura italiana in mostra alla Triennale di Milano e curata da Damiano Gullì. 120 gli artisti (nati tra il 1960 e il 2001) selezionati per partecipare a una ricognizione contemporanea della pittura, tracciando – di generazione in generazione – nodi, assonanze, atmosfere e visioni. Sebbene la proposta sia davvero ampia e approfondita, la Redazione di Artribune ha raccolto una serie di nomi “mancanti”, una sorta di elenco, anche questo necessariamente incompleto e in continuo aggiornamento, dei refusés, che ci saremmo aspettati di trovare in mostra o, meglio, che potrebbero costituire una seconda puntata della mostra. Una dimostrazione chiara di quanto sia ricca la produzione artistica italiana degli ultimi in questa specifica tecnica.
Manfredi Beninati (Palermo, 1970)
Simone Berti (Adria sul Po, 1966)
Maurizio Bongiovanni (Tettnang, 1979)
Brinanovara (Giorgio Brina, Milano, 1993 e Simone Novara, Milano, 1994)
Anna Capolupo (Lamezia Terme, 1983)
Paolo Chiasera (Bologna, 1978)
Fabrizio Cotognini (Macerata, 1983)
Luca De Angelis (San Benedetto del Tronto, 1980)
Barbara De Vivi (Venezia, 1992)
Daniele Galliano (Pinerolo, 1961)
Filippo La Vaccara (Catania, 1972)
Marta Naturale (Mirano, 1990)
Paolo Parisi (Catania, 1965)
Giuseppe Pietroniro (Toronto, 1968)
Cristiano Pintaldi (Roma, 1970)
Gioacchino Pontrelli (Salerno, 1966)
Marta Roberti (Brescia, 1977)
Alessandro Roma (Milano, 1977)
Andrea Salvino (Roma, 1969)
Adelisa Selimbašić (Karlsruhe, 1996)
Vincenzo Simone (Seraing, Belgio, 1980)
Giuseppe Stampone (Cluses, Franci, 1974)
Eugenia Vanni (Siena, 1980)
Vincenzo Schillaci (Palermo, 1984)
Flavio De Marco (Lecce, 1975)
Federico Pietrella (Roma, 1973)
Stefania Galegati (Bagnacavallo, Ravenna, 1973)
Gianni Di Rosa (Modica, 1984)
Jacopo Casadei (Cesena, 1982)
Fabio De Meo (Latina, 1986)
Antonello Viola (Roma, 1966)
Mirko Baricchi (La Spezia, 1970)
Francesco Casati (Verona, 1990)
Marco Salvetti (Pietrasanta, 1983)
Giulio Saverio Rossi (Massa, 1988)
Ha iniziato a lavorare come assistente alla regia Manfredi Beninati, per poi debuttare nel 2003 con una mostra alla Galleria Lorcan O’Neill di Roma, a cui sono seguite personali a Londra, New York, Buenos Aires, Tokio, Roma e Los Angeles e collettive in musei come la Royal Academy e la Hayward Gallery di Londra, il MAXXI di Roma, il Parrish Museum di Southampton e l’Hammer Museum di Los Angeles. Presente due volte alla Biennale di Venezia, sia nel 2005 sia nel 2009, l’artista principalmente conosciuto per gli oli su tela espande la sua ricerca anche al disegno, al collage, alla scultura e scrittura. I quadri, frutto di un lungo processo di stratificazione della materia, si perdono in un gioco rarefatto in cui la centralità del soggetto sfuma in un equilibrio naturale.
Simone Berti ha esposto, tra le altre, con la Galleria Massimo De Carlo di Milano, la Galleria Sales a Roma, Analix Forever a Ginevra, con Galleria Vistamare a Pescara e Studio Geddes Franchetti di Roma. Le sue opere sono state presentate in musei ed esposizioni internazionali come il MOCA Museum of Contemporary Art di Chicago, Palazzo Grassi a Venezia, nella mostra Italics, a cura di Francesco Bonami, alla 7ma Biennale di Instabul, alla 52ma Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 2009, invitato dal direttore Daniel Birnbaum. La ricerca di Berti è incentrata sul concetto di instabilità, che si manifesta nell’incertezza e nell’emarginazione umana attraverso peculiari ritratti di famiglia. Le opere, dall’atmosfera surreale, presentano anche animali e architetture. In altri lavori indaga la relazione tra le forme dipinte, collegando icone sedimentate nella nostra immaginazione collettiva con segni astratti, in un gioco che evoca opere d’arte antica e sperimentazioni di pittura del XX secolo.
Vive e lavora tra Milano e Londra Bongiovanni e, oltre ad aver esposto in gallerie nelle rispettive città (come lo Studio d’Arte Cannaviello e The Original Face, Century Club), ha partecipato a diverse residenze internazionali presso il Vermont Studio Center in America, La Napoule Art Foundation in Francia, IARB Residency in Cina, la SIM in Islanda e la Fondazione Spinola Banna per l’arte, con gli artisti Doug Ashford, Liliana Moro e Mario Airò. Tra erotismo e ironia, l’artista narra il corpo in un cortocircuito di genere indagando “il caos dell’esistenza”.
Paolo Uccello, Pontormo, Moroni sono alcuni degli artisti da cui il duo, formatosi nel 2017, prende le mosse per la realizzazione delle proprie opere: i soggetti, in un profondo dialogo con la storia dell’arte moderna, vengono elaborati e reinventati fino alla frammentazione in un continuo conflitto con il linguaggio della pittura. Collaborano con gallerie italiane ed estere come The Address Gallery (Brescia), Crag Gallery (Torino) e XPinky Berlin (Berlino), oltre ad aver esposto anche a Casa Testori.
La ricerca di Capolupo è incentrata sull’interesse per il paesaggio e l’osservazione delle case abbandonate e gli oggetti che vi abitano, coniugandolo con la rappresentazione surreale dei propri sogni. La sua pittura è fatta di simboli, come i cavalieri di zucchero che si regalano ai bambini il giorno dei morti e i biscotti che si offrono alla sposa come dote il giorno del matrimonio, che si ripetono in maniera irrazionale, uscendo dalla bidimensionalità della tela e dilatandosi nello spazio. Tra le altre cose, nel 2020 vince il Premio Nocivelli – sezione pittura e partecipa al programma di residenze LACASAPARK Art Residency a Gardiner, New York.
Il lavoro di Paolo Chiasera, tra pittura, video, architettura e scrittura, indaga il mezzo pittorico nel suo utilizzo espanso: in atmosfere sospese e allucinate, sperimenta come le strutture preesistenti possono essere reinventate assumendo nuove e impensabili forme. Tra i musei e le istituzioni in cui ha esposto, Villa Medici (Roma), De Vleeshal (Middelsburg, Paesi Bassi), SMAK Stedelijk Museum voor Actuele Kunst (Gent, Belgio), MACRO, Museo Arte Contemporanea Roma (Roma), MAMBO, Museo Arte Moderna Bologna (Bologna) e GAM, Galleria Civica Arte Moderna Torino (Torino).
Cotognini vince il Premio Cairo nel 2018, i suoi lavori si ispirano alla storia dell’arte, alla letteratura e all’alchimia da cui parte per realizzare nuove icone: interviene sulle antiche incisioni di pittori come Raffaello Sanzio e Guido Reni con la matita, il pennarello, l’inchiostro, la biacca e la foglia d’oro, per mettere in luce le geometrie nascoste dello spazio e inserendo nella composizione anche parole, disegni e altre immagini.
La pittura di Luca De Angelis raffigura sulla tela giovani dalla possente muscolatura, costantemente assorti nei propri pensieri, nascosti e profondi. Questi sono quasi sempre in relazione con l’elemento naturale, una vegetazione rigogliosa, fitta, quasi invadente: piante, erbe e fiori occupano l’intero spazio restituendo l’atmosfera di un modo magico, soprannaturale. Nel 2021 vince il premio Level 0 con la Fondazione Coppola di Vicenza nell’ambito di Art Verona, alcune sue opere fanno parte della collezione della Galleria Civica di Modena e ha esposto all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Barbara De Vivi vince nel 2017 uno studio d’artista presso la Fondazione Bevilacqua La Masa e il Premio Combat, nel 2018 prende parte alla residenza presso Dolomiti Contemporanee e vince il Premio Euromobil Under 30. Dal 2020 vive e lavora tra Venezia e Newcastle (UK) dove ottiene uno studio presso Breeze Creatives e successivamente a Baltic 39. L’artista pone in relazione motivi iconografici tradizionali con l’immaginario dell’estetica contemporanea, raffigurando sulla tela racconti che si caratterizzano per la compresenza di significati: De Vivi è guidata nella scelta dei soggetti dall’immedesimazione emotiva, attraverso la quale realizza un immaginario abitato da esperienze private, topos della storia dell’arte e immagini provenienti dai media che la circondano.
Galliano nel 1996 tiene la sua prima personale da Annina Nosei a New York e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Nel 2006 partecipa alla Nona Biennale dell’Avana su invito di Antonio Zaya, nel 2009 alla 53ma Biennale di Venezia e nel 2016 alla terza edizione della Biennale di Kochi-Muziris in Kerala. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private, come la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e la Unicredit Art Collection di Milano. Nel 2015 Skira pubblica una monografia sui lavori realizzati tra il 1993 e il 2014, a cura di Demetrio Paparoni. Inizialmente le opere di Galliano si caratterizzano per una pittura estremamente realistica, in cui la fotografia amatoriale è utilizzata come strumento ausiliario: l’artista si muove sugli equilibri dei nuovi realismi degli anni Novanta, presentando legami con le forme storiche del realismo pittorico, dalla Scuola di New York al fotorealismo degli anni Settanta. Dal 2000 le tele si arricchiscono in numero e varietà di soggetti e realtà rappresentate (in particolare temi sociali e politici), pur continuando a lavorare su istantanee prelevate dalla quotidianità e dalla sua vita privata.
La Vaccara nel 1999 è stato selezionato da Angela Vettese e Giacinto di Pietrantonio per il Corso Avanzato in Arti Visive presso la Fondazione Antonio Ratti a Como (dove ha seguito uno stage con Haim Steinbach) e nel 2002 è stato invitato come Artist in Residence presso la Fondazione Orestiadi a Gibellina, dove ha realizzato cinque dipinti di grandi dimensioni, poi esposti nella mostra Laboratorio, curata da Achille Bonito Oliva e attualmente parte della collezione del museo. Nel 2015 il Museo del Novecento di Milano acquisisce due sue opere appartenenti alla collezione Mario e Bianca Bertolini. Nel 2021 fa parte del progetto WAAG 21, We Are All Greeks, presso il Museo di Cultura Bizantina a Salonicco e presso il Museo d’Arte Contemporanea, Palazzo Belmonte Riso, a Palermo.
La ricerca di Marta Naturale si esprime attraverso la pittura e il disegno concentrandosi sul paesaggio quale luogo antropologico complesso, con una riflessione che mira a mettere a fuoco le peculiarità della natura dell’immagine e dell’arte stessa. L’immaginario di Naturale si muove dalla prospettiva intima della casa per poi estendersi verso lo spazio pubblico: l’artista realizza atmosfere rarefatte, segnate dall’assenza dell’essere umano ma che, tuttavia, sembrano affollate dagli indizi del suo passaggio. Le tele, di piccolo formato, sono frutto del lungo e meticoloso processo della pittura a olio.
La ricerca dell’artista, anche docente accademico e tra i fondatori dello spazio no-profit Base/Progetti per l’arte di Firenze, è incentrata sulla trasformazione in immagine artistica di elementi che escludono l’interferenza del dato psicologico come la cartografia, il rilievo architettonico e l’ottica fotografica. Le opere vengono realizzate attraverso un processo di stratificazione con tecniche e materiali legati alla tradizione dell’arte in dialogo con altre discipline (come l’architettura, il graphic design, le tecniche di stampa e la musica), diventando dei dispositivi che propongono una dimensione fisica dell’esperienza artistica e, in particolare, della pittura.
L’artista utilizza diversi medium, come la fotografia, il disegno, la scultura e l’installazione: la sua ricerca si concentra sulla percezione prospettica e sulla creazione di inediti punti di vista, attraverso l’utilizzo di collage composti da strati e sovrapposizioni di materia. Pietroniro ha esposto, tra gli altri, al MACRO e alla GNAM di Roma e alla Fondazione Merz di Torino.
L’artista traduce in pittura le suggestioni della cultura visiva contemporanea servendosi dei pixel: attraverso l’utilizzo dei tre colori primari (quali il rosso, il verde e il blu), che accosta su sfondo nero, Pintaldi raffigura i soggetti della cultura popolare, dai programmi televisivi ai cartoni animati, dai film di fantascienza a quelli di Kubrick. Le sue opere sono in collezione al MAXXI Museo d’Arte Contemporanea del XXI secolo di Roma, al MACRO Museo d’Arte Contemporanea (Roma), alla GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Roma) e al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (Torino).
La ricerca di Pontrelli si muove nell’interpretazione degli oggetti che definiscono la realtà quotidiana. Partendo dalla selezione di immagini prelevate da riviste di interior design, l’artista raffigura poltrone, sedie e tavoli trasformandoli in icone e nature morte e utilizzando una luce artificiale. Qui l’elemento umano emerge anche se non è presente.
L’artista lavora con il disegno, l’installazione e le proiezioni video e luce, combinandoli. Roberti esplora le identità al di fuori del modello dominante, attraverso le quali esplora le relazioni tra Oriente e Occidente studiandone e rielaborandone i miti. Tra i vari riconoscimenti, nel 2020 ha vinto ha vinto il bando Cantica del Maeci e Mibact e la sua opera è entrata nella collezione dell’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma e nel 2023 ha presentato al Museo Rodin di Parigi una serie di grandi disegni ricamati su tessuto commissionati per la Haute Couture di Dior.
Alessandro Roma realizza atmosfere oniriche, ricorrendo a stesure pittoriche con sovrapposizioni e innesti di materiale fotografico o illustrazioni, attingendo dai maestri antichi alla contemporaneità. Nel 2006 viene invitato da Renato Barilli a partecipare alla rassegna La giovine Italia alla Pinacoteca Nazionale di Bologna e nel 2007 La personale del 2007 a Berlino alla Galerie Alexandra Saheb inaugura un lungo soggiorno in Germania, in cui partecipa anche alla residenza Künstlerhäuser Worpswede tra il 2008 e il 2009.
L’arte di Salvino si ispira all’iconografia politica, sociale, cinematografica e pornografica del Novecento italiano ed europeo: si tratta di una storia frammentata scritta per immagini, su tela e su carta, in grado di restituire un’identità frammentata. I suoi lavori sono stati esposti in numerose istituzioni internazionali, tra cui Palazzo Ducale di Genova, Istituto Italiano di Cultura, Hammer Museum and Laxart, Los Angeles, CA, Castello di Rivoli di Torino, Museo MACRO di Roma, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Fondazione Adriano Olivetti di Roma e Ambasciata d’Italia a Berlino. Salvino vive e lavora a Berlino.
Adelisa Selimbašić è una pittrice italo-bosniaca che esplora e racconta le pratiche del relativismo culturale attraverso le attitudini del corpo. Plastiche e dall’identità indefinita, le figure femminili realizzate dall’artista vengono inserite in contesti quotidiani ma privi di riferimenti spazio-temporali, assumendo un sapore onirico. In una società profondamente disturbata dal corpo, Selimbašić lavora affinché ci sia una più libera accettazione di questo come vivo, autentico e perfettamente normale. I corpi comunicano storie e il modo in cui li immaginiamo è una costruzione della rappresentazione culturale femminile. Nel 2023 è stata selezionata dalla Fridman Gallery di New York per un periodo di residenza dopo in quale è rimasta negli Stati Uniti.
La ricerca di Simone sperimenta le potenzialità espressive della pittura utilizzando diversi supporti e analizzandone gli aspetti linguistici e formali. Il tema della natura morta è dominante, nella ripetizione di fiori, frutti, barattoli e vasi. Le opere dell’artista sono apparizioni, piccoli gesti, suggestioni di quotidiana poesia. Nel 2020 ha partecipato alla residenza del MAMbo Nuovo Forno del Pane e tra le ultime mostre si ricorda I dormienti, presentata a Spazio Petroni (Bologna) durante ART CITY 2023.
La produzione di Stampone varia da installazioni multimediali e video a disegni realizzati con la penna Bic, in cui il disegno diventa dispositivo relazionale. Oltre a essere docente di Tecniche Pittoriche presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e collaborando anche con l’Università IULM di Milano, la Federico II di Napoli e McLuhan Program in Culture and Technology di Toronto, l’artista ha partecipato alla 59ma Biennale di Venezia con il Padiglione Cuba (2022) e alla 17ma Biennale di Architettura di Venezia con il Padiglione della Corea del Sud (2021). Le sue opere si trovano presso importanti collezioni internazionali, tra cui il MFAH – The Museum of Fine Arts di Houston, il MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, la GAMeC – Galleria D’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Calcografia Nazionale – Istituto Centrale per la Grafica di Roma, la Biennale of Sydney, la Kochi Biennale Foundation di Kerala, il Wilfredo Lam Center di L’Avana e l’Artnexus Foundation di Bogotà.
Le opere di Vanni sono state esposte in numerose sedi istituzionali, sia italiane sia internazionali, tra le quali: Istituto Italiano di Cultura (New York), MAN (Nuoro), MAC (Lissone), Museo Marino Marini (Firenze), Museo Villa Croce (Genova), Galleria Fuoricampo (Siena), Galleria Fuoricampo Temporary Space (Bruxelles), Museo e biblioteca internazionale della Musica (Bologna), Villa Pacchiani (Santa Croce sull’Arno, Pisa), Complesso museale Santa Maria della Scala (Siena).
È stata visiting artist per il corso di incisione presso l’Académie Royale des Beaux Arts di Bruxelles ed è docente di Pittura presso la LABA di Firenze e tutor di Visual Research per il Master in Digital Media Arts e di Multimedia Arts presso l’Istituto Marangoni di Firenze. La sua ricerca si basa sul processo pittorico con un approccio di natura concettuale, mettendo in discussione la visione del quadro: attraverso l’estremizzazione della tecnica, lavora sul concetto di matrice trovata o spontanea, dove il segno diventa testimonianza del vivere e del passaggio del tempo.
L’artista vive tra Roma e Berlino e tra le sue ultime mostre si ricordano nel 2024 quella alla GAM Galleria d’Arte Moderna di Palermo, nel 2023 About Painting III presso la sede romana della Galerie Rolando Anselmi, Stazionari altrove, con Otto Gallery a Bologna e la partecipazione a PANORAMA L’AQUILA, a cura di Cristiana Perrella. I suoi quadri, strati di pittura e stucco più spesso su legno che su tela, sono come dichiara l’artista “una possibilità di uno spostamento, anche semplicemente di una pausa da uno sguardo sul mondo. Sono autonomi e autonomamente si ribellano a questo periodo. Sono antagonisti, al di là di qualsiasi proposito”.
La ricerca di Flavio De Marco riflette sul mondo contemporaneo attraverso il filtro dello schermo del computer: l’orizzonte digitale piatto e immateriale, sostituisce la tridimensionalità della realtà con cui la pittura si è sempre dovuta misurare. Così, se inizialmente De Marco dipingeva schermi software neri e grigi, nel corso degli anni ha iniziato ad aggiungere anche delle immagini, ispirate dalla pubblicità, che rappresentano la facilità per cui con un clic si può raggiungere tutto. L’eredità della storia dell’arte emerge, invece, dalla variazione delle tecniche e dei motivi a cui De Marco si richiama. Infine, le sue opere presentano una barra verticale colorata (come negli errori di stampa) o una striscia grigia nella parte superiore, che richiama la fascia dei comandi di un computer. Tra le mostre più recenti, nel 2023 Ins offene..!, Kühlhaus Berlin, Era solo ieri, Pinacoteca Nazionale, Bologna, Paperama, The Place Downstairs, Londra e Stanze, Fondazione Coppola, Vicenza (con M. Weischer).
Pietrella vive tra Roma e Berlino e la sua ricerca si concentra sul rapporto tra la costruzione dell’immagine e la natura della sua percezione. Con un approccio apparentemente tradizionale, rivolge la sua attenzione a soggetti tipici della storia dell’arte come il ritratto, il paesaggio e la natura morta, che rielabora attraverso il timbro datario, la pittura alchidica e il silicone, tecniche che finiscono per modificare la percezione dell’immagine stessa, in un progressivo annullamento della figurazione. Tra le ultime mostre nel 2022 Giorno Dopo Giorno – Day After Day – Jour Après Jour, alla Sobering Galerie a Parigi, nel 2021 Federico Pietrella: Two Things, presso la Phoinix Gallery di Bratislava e nel 2020 My Time is Your Time, alla Galleria Ex Elettrofonica di Roma e Federico Pietrella, New Works, alla Galerie Born a Born a. Darss.
Tra fotografia, scenografia, e pittura, l’artista lavora con la Galleria Pinksummer di Genova e con Francesco Pantaleone a Palermo. Dal 2015 al 2018 ha co-gestito Caffè Internazionale, un locale anche centro multiculturale e multidisciplinare, oltre che esso stesso opera d’arte. Per anni ha vissuto tra New York, Buenos Aires, la Tanzania e l’Europa, ma dal 2008 si è fermata a Palermo. Tra le ultime mostre personali, nel 2022 Primo Tomo di Stefania Galegati, presso Francesco Pantaleone a Milano e nel 2020 She is land – Isola delle Femmine, Francesco Pantaleone a Palermo. Nel 2024, nell’ambito di Arte Fiera Bologna, ha vinto il premio BPER Prize con l’opera isola#49.
Tempo, gioco, storia e mito sono i temi su cui riflette l’artista, realizzando percorsi immersi tra ricordi personali e collettivi. I suoi oli su tela, infatti, si raccontano su diversi livelli di significato, in un complesso intreccio di storie e riferimenti diversi, in cui spesso gli elementi narrativi vengono interrotti e il loro senso riformulato. Il suo lavoro è stato esposto in musei e istituzioni come GAM Galleria d’Arte Moderna (Torino, 2020); Festival Studi (Milano, 2017; 2015); Museo Riso (Palermo, 2015); Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (Lissone, 2013); GAMeC (Bergamo, 2011).
Casadei lavora con la pittura a olio su varie dimensioni, riflettendo sul suo potenziale descrittivo e la relazione che ha con il disegno mentale e i relativi costrutti. L’artista coniuga lo studio dei maestri della storia dell’arte con la passione per la musica, da cui riceve ritmo e movimento che utilizza nella realizzazione delle opere. Tra le ultime mostre Aurum Pictum al Museo Tornielli sul Lago d’Orta nel 2023.
L’artista concepisce l’opera come un archetipo, dal quale nascono altre forme e infiniti utilizzi. Questo concetto di “opera aperta” De Meo lo ricava dal mondo del design, per cui un determinato prodotto deve sempre adattarsi a determinate esigenze. Tra le principali mostre collettive a cui ha partecipato L’età della renna, Casa Capra di Schio (Vicenza) nel 2019, dello stesso anno Il disegno politico italiano (a cura di Aurora Fonda e Sandro Pignotti) presso la Galleria AplusA di Venezia, nel 2018 il Il gemello cattivo, presso il Museo Santa Maria della Scala a Siena, sempre nel 2018 Torre Maluttona e mercato babelico, un progetto di Fondazione Malutta alla Galleria Monitor di Roma e nel 2017 Oracles and Obsessions alla Cokkie Snoei Gallery di Rotterdam, a cura di Koes Staassen.
Tele, opere su carta e dipinti su vetro, Viola fa della pittura un luogo riflessivo e di ricerca, attraverso un processo di accumulo, stratificazione e sedimentazione, sovrapponendo strati di colore che poi va raschiando e cancellando. Definisce lo spazio pittorico con quattro linee, rettangoli saturi di colore e di silenzio. Ha esposto a Roma, Milano, Vienna, New York. Lavora tra Roma e Milano ed insegna decorazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna dal 1996.
È del 2000 la prima mostra personale di Baricchi, presso la Galleria Il Vicolo di Genova a cui sono seguite nel 2006 In teca, nel 2013 Circus#1 e nel 2015 Maggese nella sede di Milano, in occasione di Expo 2015. La stessa galleria ha curato nel 2010 l’installazione Circus all’interno del palazzo De Marini Croce nell’ambito della manifestazione genovese dei Rolli e nel 2016 a Milano nella sede dello showroom di Vivienne Westwood. Successivamente, tra le altre mostre anche con la Galleria Cardelli & Fontana di Sarzana, presenta nel 2020 alla Galerie Molin Corvo di Parigi Selva.
Le opere di Casati propongono un immaginario surreale che nasce dall’esigenza dell’artista di scavare nel ricordo archetipico del gioco tramite la pittura, il disegno e vari supporti tridimensionali. Tra le ultime mostre, L’animale più silenzioso del mondo (2023), a cura di Edoardo Monti presso la Francesca Antonini Arte Contemporanea di Roma, Il Circo del Gitano (2022), a cura di Roberto Nardi, presentata alla Libreria Minerva di Padova e Omnia Vanitas (2021), a cura del Professor Carlo Di Raco, al Palazzo della Provvederia di Mestre.
“La pittura è la finestra che si affaccia su se stessa. Non ci ho mai creduto all’idea della rappresentazione di un immaginario legato alla realtà. Il quadro lo penso piuttosto come un marchingegno che disimpegna il pensiero dal mondo…la pittura è su un’altra orbita, forse prossima alla nostra ma accidentale”, dichiara l’artista che fa della sua pittura una stratificazione materica di plastica, stucco, legno e ferro. La sua prima personale è stata presentata nel 2023 presso la Galleria Cardelli & Fontana di Sarzana.
L’artista analizza in chiave critica e concettuale il ruolo odierno della pittura in contrapposizione al dominio dell’immagine digitale: al centro della ricerca c’è l’idea di “ecologia della sguardo”, una condizione che Rossi pone fra immagine, materialità e temporalità della fruizione. È vincitore del Premio Internazionale Generazione Contemporanea, Luiss Business School (2022) e del premio Cantica21 – Italian Contemporary Art Everywhere indetto da MiBACT – DGCC e MAECI – DGSP (2020). Fra le mostre personali Rodopsina, N0project room, a cura di Osservatorio Futura, in collaborazione con SA.L.A.D., Ombrelloni Project Space, Roma (2022); Il giardino di notte, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno (2021); De-Clouding, Murate Art District, Le Murate, Firenze (2021); Prima di un’immagine dopo di un quadro, CAR DRDE (Bologna, 2021); Nuova Scuola delle Nuvole e della Nebbia, Sichuan Fine Arts Institute (Chongqing, Cina, 2019); Chiasmo, Giorgio Galotti – Alley, (Torino 2019); Ogni cosa rappresa, CAR DRDE (Bologna, 2018); No Subject, LOCALEDUE (Bologna, 2017).
Manfredi Beninati (Palermo, 1970)
Simone Berti (Adria sul Po, 1966)
Maurizio Bongiovanni (Tettnang, 1979)
Brinanovara (Giorgio Brina, Milano, 1993 e Simone Novara, Milano, 1994)
Anna Capolupo (Lamezia Terme, 1983)
Paolo Chiasera (Bologna, 1978)
Fabrizio Cotognini (Macerata, 1983)
Luca De Angelis (San Benedetto del Tronto, 1980)
Barbara De Vivi (Venezia, 1992)
Daniele Galliano (Pinerolo, 1961)
Filippo La Vaccara (Catania, 1972)
Marta Naturale (Mirano, 1990)
Paolo Parisi (Catania, 1965)
Giuseppe Pietroniro (Toronto, 1968)
Cristiano Pintaldi (Roma, 1970)
Gioacchino Pontrelli (Salerno, 1966)
Marta Roberti (Brescia, 1977)
Alessandro Roma (Milano, 1977)
Andrea Salvino (Roma, 1969)
Adelisa Selimbašić (Karlsruhe, 1996)
Vincenzo Simone (Seraing, Belgio, 1980)
Giuseppe Stampone (Cluses, Franci, 1974)
Eugenia Vanni (Siena, 1980)
Vincenzo Schillaci (Palermo, 1984)
Flavio De Marco (Lecce, 1975)
Federico Pietrella (Roma, 1973)
Stefania Galegati (Bagnacavallo, Ravenna, 1973)
Gianni Di Rosa (Modica, 1984)
Jacopo Casadei (Cesena, 1982)
Fabio De Meo (Latina, 1986)
Antonello Viola (Roma, 1966)
Mirko Baricchi (La Spezia, 1970)
Francesco Casati (Verona, 1990)
Marco Salvetti (Pietrasanta, 1983)
Giulio Saverio Rossi (Massa, 1988)
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Caterina Angelucci
Caterina Angelucci (Urbino, 1995). Laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dal 2018 al 2023 si è occupata per ArtsLife di contenuti e approfondimenti per la sezione…