Il giardino arcaico dell’artista Chiara Camoni in mostra a Milano
Fiori, serpentesse, vasi farfalla e sculture femminili. Sono solo alcuni degli abitanti del mondo magico e fiabesco che l’artista ha allestito negli spazi del Pirelli HangarBicocca
Visto a volo d’uccello, l’ampio spazio dello Shed di Pirelli HangarBicocca sembra essersi trasformato in una sorta di sito archeologico. Una domus romana, una di quelle aree di scavo riportate alla luce del sole, che rivelano i loro pavimenti mosaicati rimasti sepolti per secoli. A fare da perimetro alle stanze, però, non ci sono i brandelli di muro inerti che ci si aspetterebbe. Si tratta qui di serpenti – o meglio ancora, di serpentesse – che abbracciano le opere, proteggendole quali tesori preziosi. L’artefice di questo mondo incantato, descritto propriamente come “giardino all’italiana” di epoca tardo-rinascimentale, è un’artista italiana, piacentina. Chiara Camoni. Un’anima sensibile, pervasa delle atmosfere silvestri e ancestrali che respira quotidianamente nel piccolo paese toscano (Seravezza) in cui vive e lavora. Una fantasia inesauribile, che scava la terra alla ricerca delle simbologie e delle vestigia del passato, e la utilizza come materia prima suprema delle sue opere. Dall’argilla, dai fiori secchi e dalle pietre naturali, crea storie che parlano di persone care, di luoghi e di cura della natura. I materiali più umili divengono nelle sue mani manufatti preziosi, in cui il tempo trascorso rinasce e ritrova bellezza. La mostra che HangarBicocca le ha dedicato raccoglie gran parte della sua produzione: innumerevoli abitanti del suo universo creativo, ora raccolti insieme nella cornice dello Shed milanese.
Materia grezza e creazioni collettive nelle opere di Chiara Camoni
“Per me la cosa più straordinaria è l’avventura della creazione e della realizzazione delle opere che precede una mostra. È ciò che avviene nel mio giardino quando lavoro con le persone care”. Il cuore della pratica artistica di Chiara Camoni(Piacenza, 1974) è racchiuso nei momenti che circondano la creazione di un’opera. Ciascun manufatto ha valore in quanto prodotto di una collaborazione tra più mani. Ci sono persone dietro i vasi, le tazze e i disegni. Ci sono pomeriggi trascorsi in giardino, nel cortile di casa o in cucina. Momenti di vita domestica e condivisa, che rendono la sua arte una pratica collettiva, paragonabile a quella di grandi artiste passate come Maria Lai. “Io credo che attorno alle opere si coagulino momenti specialissimi – momenti di verità e di bellezza – transitori ed effimeri, destinati a scomparire”. A meno che non si sia in due a condividerli. È la partecipazione di altri – secondo l’artista – ad arricchire il prodotto finale e a preservarne la magia della creazione.
Il secondo ingrediente fondamentale nelle creazioni di Camoni è la materia. Semplice, grezza, e ancestrale. Primeggia l’argilla: la terra comunemente a disposizione di chiunque nelle campagne toscane. Ne apprezza l’autenticità, quanto il suo essere imprevedibile. “Ho bisogno di essere guidata e sorpresa dalla materia. Mentre lavoro non so quello che la creta potrà diventare”. L’argilla è duttile e lascia all’artigiano la sorpresa di cosa otterrà come risultato.
Il linguaggio simbolico e arcaico di Chiara Camoni
Per le sue creazioni, Chiara Camoni si ispira ai linguaggi e alle tradizioni del passato, pur rimanendo legata al concreto e quotidiano. In tutte le opere c’è traccia della natura e del paesaggio che circonda il suo studio di Fabbiano, nel cuore delle Alpi Apuane.
Tra le culture antiche che trova più affascinanti ci sono gli Etruschi. È da loro che derivano le Serpentesse – animali centrali nella loro religione, che accompagnavano i defunti nell’aldilà – e il suo concetto dei manufatti artigianali. I vasi, in particolare, sono la sua reinterpretazione dei canopi etruschi (recipienti in cui venivano poste le ceneri dei defunti). In generale, Camoni si rifà all’idea di personalità e autonomia degli oggetti per il popolo antico: soggetti con una determinata provenienza e un destinatario. Inviati speciali, portatori di un messaggio di dono.
La mostra di Chiara Camoni all’Hangar a Milano
L’esposizione proposta da Pirelli HangarBicocca è il più grande corpus di opere dell’artista mai riunito sinora. Raccoglie in un solo giardino produzioni di vari periodi e tematiche. Come fosse l’invito a unirsi a un cerimoniale magico, aperto a creature (qui opere) di ogni specie, indole o mondo di provenienza. Vasi e vasetti di ceramica riempiti di fiori freschi, tende dalle stampe vegetali, sculture – candelabro, e persino un antico carretto di un teatrino ambulante, che l’artista ha trasformato in una sorta di libreria bazar di curiosità. Qui di seguito una panoramica dei principali lavori presentati in questa mostra – inno all’ecofemminismo e alla natura.
Le Sisters di Chiara Camoni
Ad accogliere nell’ampio spazio dell’Hangar – a patto che lo si visiti dopo il crepuscolo – un gruppo di 12 sculture ad altezza umana, molte delle quali reggenti una coppia di candele sottili. L’atmosfera odora di antico, di mistico; quasi l’attesa che precede un rito propiziatorio per guadagnarsi la benevolenza di una dea silvestre. “Le Sisters sono figure femminili, composte da migliaia di piccoli pezzettini modellati a mano e infilati in lunghe collane che una volta avvolte su loro stesse ne vanno a costituire i corpi”. Sono avvolgenti, materne, ma anche principesche. I filamenti di frammenti di argilla, spesso modellata a mo’ di fiori, si espandono sul pavimento come a creare mantelli e gonne dagli strascichi ampi. Paiono le sovrane del mondo di Chiara Camoni… un mondo naturale, che subisce il tempo e rinasce in altro nella sua decadenza inevitabile.
I Vasi Farfalla e le ceramiche di Chiara Camoni
Come già accennato, la ceramica ha un ruolo fondamentale per l’artista. Tanto come materia duttile e imprevedibile, quanto per la sua simbologia, accostata ai doni personificati degli Etruschi. I Vasi Farfalla sono i protagonisti della scena espositiva in tema di prodotti d’argilla.
Recipienti zoomorfi, che riprendono le sembianze di questi insetti. Tra tutti, i più affascinanti per Camoni. Un connubio di ambiguità e inquietudine, generate dalla loro proboscide, dalle antenne. E ancor più dai loro molteplici – troppi – occhi, che ne popolano persino le ali.
Le Serpentesse di Chiara Camoni
A fungere da pareti di molti degli ambienti dello Shed, file lunghissime di scaglie di pietra cangiante, disposte a formare corpi di serpente. Si tratta delle Serpentesse, proposte anche in versione alternativa, realizzate accostando piccole ciotole di ceramica colorata. Cambia il materiale, ma analogo è il soggetto: simbolo antico, declinato al femminile per riequilibrare il lessico comune, che tralascia sempre l’altro genere, parlando solo di serpenti. Questi rettili sono uno degli animali prediletti da Camoni, che ne parla con grande ammirazione: “sono per me animali meravigliosi. Quella che viene considerata un inferiorità – la loro assenza di arti – è per me una forma unica: sono corpo, gamba e testa in un’unica linea”.
Le stampe vegetali di Chiara Camoni
L’ultimo corpus di opere riguarda la produzione tessile dell’artista. Tende e arazzi dalla consistenza quasi impalpabile, che fluttuano nell’aria appesi a sottili anime di metallo. Ciascun tessuto ha impresso – come fosse la sindone di una creatura dei boschi – un disegno colorato e simmetrico. Paiono le impronte lasciate da figure femminili dalle lunge vesti ricoperte di petali. Si tratta infatti di una tecnica di stampa vegetale, che sfrutta le proprietà tintoree di fiori, foglie, terra e altri materiali naturali. Si prendono gli ingredienti freschi, li si avvolgono nel panno, e si bolle tutto in acqua. Il miracolo artistico della natura è fatto.
Emma Sedini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati