Luce, aria, forme della natura. Le opere di Christiane Löhr in mostra a Firenze
Installazioni come gesti radicali, elementi della natura che diventano opera. A Firenze il discorso sulla scultura di Christiane Löhr, tra semi e crini di cavallo
Il manifesto interesse dell’arte contemporanea alle questioni ambientali ha nella sua storia precursori e pionieri. Tra questi c’è senz’altro Christiane Löhr (Wiesbaden, 1965). L’artista tedesca, da anni residente in Italia, è intervenuta nello spazio di Base/Progetti per l’arte. Base è un’iniziativa indipendente nata a Firenze nel 1998 per volontà di una fitta rete di artisti “per altri artisti” come si legge nel sito e coordinata dal 2000 nelle attività dal curatore Lorenzo Bruni.
La mostra, intitolata Raum sein (essere spazio) si innesta, dando forma, proprio nelle caratteristiche intrinseche dello spazio espositivo, offrendogli nuova vita con la possente delicatezza che contraddistingue il fare dell’artista.
La mostra di Christiane Löhr da Base
A far la parte del leone è la vetrina su strada: bastano una luce interna e un occhio attento ad accendere l’interesse del visitatore ad una installazione ambientale apparentemente impercettibile che invece taglia, movimenta, zigzaga, decostruisce la nicchia che vi si affaccia, con la corsa tra le pareti e verso la volta dei crini di cavallo tesi e legati tra loro dalla Löhr verso gli angoli. Nella stanza attigua, che funge anche da libreria, fa capolino dal soffitto la sezione di un alveare, che a ben guardare nella sua forma semisferica, quasi liquida, è invece una esplosione di semi cui fa da contraltare un piccolo tappeto, sulla parete di destra, la cui trama è frutto dell’intreccio di scarti di peli di gatto, da cui occhieggiano altri semi.
La scultura di Christiane Löhr
L’immaginario evocato dall’artista lascia fluttuare nella sua impalpabile surrealtà la mente, inventando un paesaggio inedito che spesso emerge dalla liquida assenza del white cube. Ma ciò che Löhr compie è un percorso serio sulla pratica artistica, sulle forme sui materiali, sul rapporto che questi intrattengono con gli agenti atmosferici.
“Per me”, spiega, “questi lavori sono completamente radicali. Se metti quattro fili d’erba in una stanza, è una proposta radicale e rischiosa. Sto entrando in una situazione che può concludersi con un fallimento totale. Non si tratta dell’aspetto romantico della natura. Si tratta di lottare per stabilire una presenza e conquistare uno spazio. Riguarda la vulnerabilità. Si tratta di una scala molto piccola. Si tratta di creare stabilità da quella fragilità con pochissimi mezzi”.
Santa Nastro
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