Desert X AlUla 2024: le spettacolari installazioni di arte contemporanea nel deserto saudita
La terza edizione della rassegna di Land art ambientata nella regione desertica di AlUla coinvolge quindici artisti, tra cui l’italiano Giuseppe Penone, invitati a rivelare tutto ciò che non possiamo immaginare del deserto
È il deserto di AlUla, in Arabia Saudita, a ospitare, ormai da qualche anno, uno degli eventi artistici più spettacolari del mondo. Desert X AlUla nasce dalla collaborazione tra Desert X, biennale evento che si tiene nella californiana Coachella Valley, e la Royal Commission for AlUla: la mostra si inserisce nel più ampio piano di sviluppo della regione che prevede, entro il 2035, l’edificazione di un complesso museale con gallerie e spazi espositivi, volto a proteggere e preservare il sito di AlUla, nella zona in cui sorge anche l’antica città di Mada’in Salih, primo sito Patrimonio Unesco dell’Arabia Saudita. La nuova città d’arte che sta nascendo in questa vasta oasi desertica di 22 km quadrati, dove transitava l’antica Via dell’Incenso e si conservano oltre cento tombe rupestri ricavate nell’arenaria rossa (il sito archeologico di riferimento è quello diHegra), è la dimostrazione concreta dell’imponente investimento sostenuto per creare un polo attrattivo capace di imporsi sulla scena internazionale delle arti contemporanee, a 1.100 chilometri dalla capitale Riyadh. Devono interpretarsi in tal senso i due nuovi musei che nasceranno nell’area, le mostre di AlUla Moments, la Land art di Wadi AlFann.
Gli artisti e il tema di Desert X AlUla 2024
Desert X AlUla si inserisce in questo contesto: la terza edizione della rassegna, che ha debuttato nel 2020 proprio sotto il cappello della programmazione di AlUla Moments, va in scena dal 9 febbraio al 23 marzo 2024, declinando il tema In the Presence of Absence, con 15 lavori site-specific che mettono in luce “ciò che non può essere visto”, e la curatela di Maya El Khalil e Marcello Dantas. La direzione artistica è invece affidata a Raneem Farsi e Neville Wakefield, e tra gli artisti coinvolti c’è anche l’italiano Giuseppe Penone. Con lui Aseel AlYaqoub, Ayman Yossri Daydban, Bosco Sodi, Caline Aoun, Faisal Samra, Filwa Nazer, Ibrahim Mahama (prossimo a esordire con la sua prima grande opera pubblica a Londra, su commissione del Barbican Centre), Kader Attia, Karola Braga, Kimsooja, Monira Al Qadiri, Nojoud Alsudairi, Pascal Hachem, Rana Haddad, Rand Abdul Jabbar, Sara Alissa.
Le opere site specific di Desert X AlUla 2024
Ognuno di loro ha visitato AlUla e trascorso del tempo nel deserto, per trarre ispirazione dall’esperienza e rivelare, attraverso l’arte, gli aspetti solitamente trascurati di uno spazio che l’immaginario comune percepisce come statico e immutabile, e invece può dimostrarsi dinamico e inaspettato. Per la prima volta, l’esposizione a cielo aperto, accessibile gratuitamente al pubblico, si sviluppa in tre differenti località, per confrontarsi con paesaggi diversi della regione desertica: Wadi AlFann, Harrat Uwayrid (con la sua distesa di pietra lavica nera) e la AlManshiyah Plaza, dove si conservano tracce della vecchia ferrovia di AlUla.
Tra le opere presentate, Giuseppe Penone (Garessio, 1947) interviene con The Logic of the Vegetal – Metamorphosis, installazione che esplora, attraverso tronchi d’albero fossilizzati, il ritmo ciclico della natura che caratterizza ogni aspetto della vita. Con Whistleblower, l’artista franco-algerino Kader Attia (Saint-Denis, 1970) incanta invece il pubblico con il fischio del vento che risuona nel deserto insinuandosi nei colli di bottiglia che emergono dalle sue sculture: un monito a riflettere sul futuro della Terra in pericolo. Mentre Ibrahim Mahama (Tamale, 1987) dissemina il paesaggio con vasi di terracotta (materiale utilizzato da molti degli artisti presenti), in tutti e tre i siti interessati dalla rassegna: l’obiettivo è quello di suggerire la creazione di nuovi ecosistemi, però alimentati dalle reliquie della storia.
Desert X AlUla prevede anche un programma di eventi, talk, conferenze, laboratori per scuole, concerti; per la prima volta, inoltre, il comitato organizzativo ha proposto una commissione speciale, incaricando l’artista tedesco Tino Sehgal (Londra, 1976). Il suo lavoro, senza titolo, sfrutta elementi dinamici e sonori per rappresentare l’interazione dell’uomo con la natura, stimolando l’immaginazione di chi guarda e ascolta.
Livia Montagnoli
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