L’artista americano Eddie Martinez al Padiglione di San Marino alla Biennale 2024
Al Padiglione San Marino in Biennale non ci sarà un artista sanmarinese. Il progetto Nomader, pensato appositamente per gli spazi della Fucina del Futuro al Castello, è un omaggio all'Homo Migrans. In chiave post-fumettistica
Una visione senza terra né nome, che mescoli frammenti di immagini e temi in un flusso di pensieri indistinguibili. Questa la visione che l’artista americano Eddie Martinez (Groton, 1977) porterà al Padiglione della Repubblica di San Marino per la 60. Esposizione Internazionale d’Arte. Il progetto Nomader, a cura di Alison M. Gingeras, è concepito appositamente per gli spazi de La Fucina del Futuro, un’ex bottega fabbrile nel sestiere di Castello (già sede sammarinese alla Biennale Architettura 2023). Cuore del Padiglione è un’installazione che intende dare agli spettatori pieno accesso al processo creativo dell’artista: nella prima sala, su un tavolo trapezoidale, vi saranno disegni e sculture bronzee assemblate da materiali di scarto (trovati sulla spiaggia di Long Island); intorno al tavolo, e nella seconda sala, ci sono poi una selezione di dipinti realizzati appositamente per il Padiglione, progettato e realizzato da FR Istituto d’Arte Contemporanea, azienda fondata nel 2006 a San Marino da Roberto Felicetti, Vincenzo Rotondo e Alessandro Bianchini.
Eddie Martinez rappresenterà San Marino alla Biennale di Venezia 2024
“La biografia e i fondamenti concettuali dell’opera di Eddie Martinez presentano una stretta affinità con Stranieri Ovunque”, ricordano gli organizzatori: l’artista è stato segnato da un’infanzia itinerante – da cui il nome del progetto, che suona anche un po’ come un brooklyniano no matter -, e si è mosso con la famiglia da una regione all’altra degli Stati Uniti per diversi anni. Ecco che i paesaggi Coast-to-Coast visti in giovinezza compaiono a sprazzi nella sua iconografia, che raccoglie (e trasfigura) brani di culture diverse. È sempre uno, però, il filo conduttore: il disegno. Anche in viaggio, infatti, i materiali portatili gli hanno permesso di investire nel disegno come pratica di base, rendendolo oltre che un profondo conforto anche una solida base da cui sviluppare pratiche scultoree e pittoriche (anche su grande scala). “Il mio lavoro non è legato a una scuola o a un genere: è una sorta di sovrabbondanza di pensieri e idee che a volte si chiarisce da sola“, ha commentato l’artista (con un passaggio in asta superiore al milione).
“Così come il tema curatoriale della Biennale abbraccia la nozione di “Homo Migrans” – la supposizione che essere umani significhi migrare, spostarsi fisicamente, cambiare mentalmente e attraversare culture e identità – così fa l’universo visivo dell’opera di Martinez“, commenta Gingeras nel testo curatoriale. “L’artista ha permesso al suo lavoro di migrare formalmente e concettualmente dall’eredità del disegno automatico e dell’astrazione praticata dal gruppo CoBrA alla sua peculiare interpretazione della figurazione fumettistica post-Philip Guston, nonché alla sua insolita rivisitazione di vari generi classici dell’arte come le nature morte e la ritrattistica“.
Giulia Giaume
www.biennaleveneziasanmarino.com
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