Il Delfino di Lucio Fontana ritorni nella piscina di Villa Tagliabue. Il caso a Monza
Per il Consiglio di Stato l'opera, da anni in Austria e pronta a essere venduta all'asta a peso d'oro, non doveva nemmeno essere rimossa dalla piscina. Dove ora dovrà tornare
Che il Delfino torni alla sua piscina. La decisione del Consiglio di Stato pare chiudere definitivamente il caso – aperto da diversi anni – dell’opera di ceramica a tema acquatico realizzata da Lucio Fontana, di proprietà dello Sporting Club di Monza e dallo stesso rimossa e portata all’estero. Dove ancora si trova, accatastata nel magazzino di una casa d’aste di Innsbruck e pronta per essere venduta all’asta per almeno mezzo milione di euro (ne parlammo qui nel 2016).
La diatriba del Delfino di Fontana
Tutto iniziò una decina d’anni fa quando la statua venne rimossa e spostata prima in Brianza e quindi in Austria (presso la InnAuction, incaricata della vendita). Inizialmente, dato il mancato riconoscimento di “interesse culturale” (come evidenziato dai legali dello Sporting), non vi furono intoppi. Eppure già nel 2017 la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Monza ordinò alla società immobiliare proprietaria dell’esclusivo club monzese sito a Villa Tagliabue di “riportare il delfino all’interno della piscina“, dal momento che – nonostante l’opera lunga quasi quattro metri fosse stata commissionata dagli allora proprietari della villa (i petrolieri Tagliabue) a Fontana in separata sede – i due pezzi erano da considerare “un tutt’uno inscindibile, dal punto di vista stilistico e strutturale“.
Il Delfino di Fontana ritorni alla piscina dello Sporting Club
Dopo un ricorso al Tar e uno al Consiglio di Stato, il contenzioso tra l’Immobiliare del circolo – confortevole casa della meglio borghesia della provincia – e la Soprintendenza si è concluso a favore di quest’ultima. L’opera in ceramica smaltata rosso-bruna di Albisola deve tornare nella piscina del circolo, peraltro firmata dall’urbanista milanese razionalista Giulio Minoletti e inaugurata nel 1951, dato che insieme “manifestano un mecenatismo caratteristico degli industriali del secondo Dopoguerra ed esprimono le relazioni intercorrenti tra vari settori della società, mondo politico, produttivo-industriale, dello spettacolo, negli anni della ricostruzione post-bellica”. Una decisione che non sembra lasciare scampo e che riporta al giardino monzese il “suo” zampillante Delfino.
Giulia Giaume
https://www.sportingclubmonza.it/
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