Chi è Marco Lodola, l’artista delle installazioni luminose all’Ariston di Sanremo
L’artista pavese ha fondato, agli inizi degli Anni ’80, il movimento del Nuovo Futurismo Italiano. Le sue sculture luminose al neon e perspex sono conosciute in tutto il mondo, apprezzate da musei, gallerie, brand di moda, cinema a tv. Al Festival di Sanremo per il settimo anno
Da sette anni, ormai, Marco Lodola (Dorno, 1955) cura la scenografia esterna che trasforma il Teatro Ariston di Sanremo in occasione del Festival della Canzone Italiana. Un attaccamento alla causa, il suo, che supera in longevità persino quello del deus ex machina delle ultime cinque edizioni del Festival, il campione di ascolti Amadeus. E le installazioni luminose dell’artista pavese sono diventate un “appuntamento” atteso nella città dei fiori: per la 74esima edizione del Festival, Lodola ha circondato la scritta rossa dell’Ariston di volti profilati al neon, verdi, blu, rossi, gialli; ma è il riquadro con l’abbraccio tra Amadeus e Fiorello, su fondo giallo, ad attirare subito l’occhio, che poi si perde tra i riquadri colorati del “cubo di Rubik” – come lo definisce lo stesso artista – che illuminerà fino al 10 febbraio la facciata del teatro sanremese.
Marco Lodola al Festival di Sanremo. Il tema per la 74esima edizione
L’abbraccio tra i due conduttori e amici di vecchia data è il simbolo del progetto che Lodola ha ideato quest’anno per il Festival (si ricorda l’omaggio a Domenico Modugno dell’edizione 2020), e si ripete anche in forma di scultura pop, laminata in perspex, all’interno del teatro. Ci sono poi le riproduzioni al neon che omaggiano settant’anni di storia della Rai, come i personaggi che si avvicendano sul video wall di tre metri per tre. L’intenzione dichiarata è quella di alimentare il clima di festa che si respira in città. E Lodola è il primo a divertirsi: “Sono convinto che l’arte debba essere popolare e non elitaria”, dichiara all’Ansa, rivendicando la scelta di non “frequentare” solo biennali e musei.
Chi è Marco Lodola, l’artista amato da moda, musica e cinema
Nome di riferimento della light art, l’artista è molto apprezzato per le sue creazioni ipercolorate, tra arte e design: ha collaborato, in passato, con grandi maison di moda – da Vivienne Westwood a Dior – e celebri brand (da Coca Cola a Piaggio), realizzato installazioni per produzioni televisive (come X Factor) e si è cimentato con le copertine di diversi album, da Max Pezzali, a Ron e Grignani. Il suo legame con la musica, del resto, è forte: dal sua hangar-atelier di Pavia sono uscite diverse sculture al neon dedicate a celebri musicisti e cantanti, dai Beatles a Jovanotti, da Harry Stiles a Ivan Graziani (omaggiato con la scultura Pigro, allestita nella sua città natale, Teramo). E restando in ambito musicale, oltre alla collaborazione con Campo Volo, attualmente è impegnato nell’allestimento del museo Casa Arbore, a Foggia.
Marco Lodola e il Nuovo Futurismo Italiano
Ma Marco Lodola, che ha avviato la sua carriera agli inizi degli Anni ’80 – partendo dalla galleria di Luciano Inga Pin a Milano – è un artista apprezzato da musei e gallerie di tutto il mondo. Tra i fondatori del Nuovo Futurismo Italiano – da sempre affascinato da Matisse nel suo periodo Fauves e oltre, come pure da Fortunato Depero e Beato Angelico – ha allestito installazioni in diverse città del mondo, da Miami a New York, al museo Evita Peron di Buenos Aires, agli ex archivi della città imperiale di Pechino. Ha lavorato per il Teatro Massimo di Palermo (con gli Avidi lumi per la stagione operistica del 200) e per il Teatro del Silenzio di Andrea Bocelli (con la scenografia per l’edizione 2015). E numerose sono anche le collaborazioni con il cinema e con manifestazioni culturali e istituzionali di diverso genere, dall’Umbria Jazz Festival al Palio di Siena (suo il drappellone per il palio di agosto 2023; alla città ha donato anche il suo Pegaso rampante), al Maggio fiorentino. Al 2019 risale la sua partecipazione alla Biennale d’Arte di Venezia con la scultura luminosa alta 8 metri ribattezzata Hello Goodbye, posizionata negli spazi dell’Arsenale. Dal 2021, un suo Autoritratto luminoso è presente nel Corridoio Vasariano degli Uffizi.
Livia Montagnoli
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