Morto Günter Brus, fondatore dell’Azionismo Viennese e performer contro i tabù della società
L’artista austriaco, ultimo rimasto in vita tra i pionieri dell’Azionismo, si è spento all’età di 85 anni. Con le sue scioccanti performance puntò a mettere la società del dopoguerra davanti alle sue colpe e alle sue ipocrisie
Dopo la morte di Hermann Nitsch, nel 2022, Günter Brus era rimasto unico in vita tra i fondatori dell’Azionismo Viennese, gruppo attivo a partire dagli Anni Sessanta nell’Austria del Dopoguerra, in un contesto fortemente reazionario. Il movimento artistico (con Nitsch e Brus, anche Otto Mühl e Rudolf Schwarzkogler), nato sull’urgenza di mettere in scena un rituale di purificazione per espiare le colpe di una storia cui l’Austria prese attivamente parte e al contempo per sfidare i tabù imposti dalla società, è considerato, non a caso, seminale per l’affermarsi e l’evoluzione della performance art, che nel processo di rielaborazione di simboli e miti attuato dagli Azionisti assume, non di rado, sfumature distruttive e autolesioniste.
Günter Brus e l’Azionismo Viennese
Brus, nato ad Ardning nel 1938, si è spento a Graz lo scorso 10 febbraio, all’età di 85 anni. Disegnatore, artista, poeta, intellettuale e visionario – come lo ricorda oggi la Kunsthaus di Bregenz, che a breve inaugurerà una retrospettiva sulla sua opera – Brus si era formato a Vienna alla metà degli Anni Cinquanta, studiando pittura. Un percorso, il suo, interrotto brevemente dalla leva militare, prima di tornare in attività all’inizio degli Anni Sessanta, con il debutto ufficiale sulla scena artistica viennese nel 1964, attraverso una serie di happening e performance incentrati sulla trasformazione del corpo attraverso la pittura. Un passaggio propedeutico e ispiratore del movimento – ad Ana, la cui azione prende luogo in una stanza bianca dove i corpi dell’artista e di sua moglie Anni Brus diventano tele, si deve la nascita dell’Azionismo – che di lì a breve avrebbe visto Brus lavorare in sinergia con gli altri esponenti del gruppo: insieme ad alcuni di loro, nel 1968, l’artista organizzò all’Università di Vienna la performance (Kunst und Revolution) considerata apice dell’Azionismo, che gli sarebbe però costata un processo per “degradazione dei simboli dello Stato”, oltre alle minacce di morte che lo costrinsero a rifugiarsi con la famiglia a Berlino.
Le performance di Brus contro i tabù della società
Alla dimensione orgiastica e rituale prediletta da Nitsch, Brus – come pure Mühl– preferì azioni incentrate sull’indagine del corpo fin nelle sue declinazioni più fisiologiche, che scandalizzavano l’opinione pubblica: all’Università di Vienna, l’artista, con i suoi sodali, si mostrò impegnato in gesti di autolesionismo e pratiche sessuali, mentre cantava l’inno nazionale, dopo aver fatto irruzione nell’Aula Magna (restano, a documentare l’azione, alcune fotografie e un filmato di due minuti);poco più tardi, già a Berlino, un’altra discussa performance (Stress Test, 1970) lo vide protagonista al centro della scena mentre, dopo aver bevuto la sua urina, si tagliava con un rasoio. Sarebbe stata la sua ultima azione: con Muhl, Brus avrebbe annunciato nel 1971 la fine dell’Azionismo Viennese, di cui resta memoria tra le esperienze più significative dell’arte del XX secolo.Mentre risale al 1965, prima dell’incursione all’Università del ’68, la Passeggiata Viennese agghindato come una “pittura vivente”, dipinto di bianco con una “cucitura” che, verticalmente, divideva il corpo di Brus, a passeggio per il centro della città, con l’obiettivo di portare l’arte fuori da gallerie e musei, per fare irruzione nella realtà quotidiana.
L’arte di Günter Brus dopo l’Azionismo
Dagli Anni Settanta, Brus si dedicò al disegno, concentrandosi sui temi della morte e della sessualità, oggetto di studio anche per film sperimentali e libri d’artista. Nel 1987 realizzò il padiglione Delyrium per il parco divertimenti Luna Luna, nato ad Amburgo su impulso di André Heller, anch’egli spinto dalla volontà di condurre l’arte in contesti inaspettati e generalisti. Alla creazione dell’insolito parco divertimenti parteciparono i grandi artisti dell’epoca, da Roy Lichtenstein a Jean-Michel Basquiat e David Hockney; il padiglione ideato e dipinto a mano da Brus incorporava la musica d’organo composta da Nitsch.L’esperienza durò solo un anno, ma proprio nel 2023 le “giostre” d’artista, restaurate e rimesse in funzione, sono tornate ad animare una versione itinerante di Luna Luna, che ha preso le mosse da Los Angeles.
“La scomparsa di Brus rappresenta una perdita incomparabile per la storia dell’arte austriaca”, chiosa il ricordo del museo di arte contemporanea di Bregenz. E non solo per la storia dell’arte austriaca.
Livia Montagnoli
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