I ritagli di vuoto di Marion Baruch in mostra a Milano
Sono opere che abitano lo spazio, quelle di Marion Baruch. Il suo approccio emotivo e inafferrabile di reinterpretazione dello scarto tessile è protagonista di una mostra alla galleria Viasaterna di Milano
Quella che Marion Baruch porta avanti dal 2012 è una delle ricerche estetiche più interessanti non solo della produzione di un’artista cosmopolita, ma anche del panorama contemporaneo internazionale. Nelle sue opere, Baruch racchiude le sue suggestioni personali – e per questo talvolta giustamente criptiche – in soluzioni formali dotate di una capacità drammatica e trascendente universale. La sua prima mostra personale alla galleria Viasaterna di Milano si configura come un’antologia dei suoi lavori tessili prodotti negli ultimi dodici anni: due piani espositivi che rendono un dovuto omaggio all’artista che riesce, come pochi altri, a rappresentare il vuoto e a riempirlo di significato.
Chi è Marion Baruch
Di origini ebreo-ungheresi ma nata nella città romena di Timișoara nel 1929, Marion Baruch studia all’Accademia di Belle Arti di Bucarest per poi proseguire gli studi prima a Gerusalemme (dove si rifugia insieme alla madre, fuggendo dalla Romania stalinista) e dal 1954 a Roma. L’incontro con l’Italia la segna tanto che sarà proprio qui – e per la precisione a Gallarate, in provincia di Varese – che sceglierà di stabilirsi per vivere e lavorare, come continua a fare tuttora. Nel frattempo, importanti traguardi nell’ambito della performance (tra le azioni più famose quella dell’Abito-contenitore, 1970), l’incontro con Dino Gavina e il mondo del design, la scultura e la pittura, la collaborazione con lo storico gallerista Luciano Inga-Pinn e il soggiorno ventennale a Parigi, dal 1993 al 2010. Le sue opere figurano nelle collezioni permanenti del Center for Contemporary Art di Tel Aviv-Yafo, del Museo Nazionale d’Arte Contemporanea di Bucarest e del Centre Pompidou di Parigi, ma anche del Mamco di Ginevra, della Triennale di Milano e della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
La mostra di Marion Baruch a Milano
Con Viasaterna, Baruch aveva già collaborato per una mostra insieme all’artista Alessandro Teoldi, lasciando all’ingresso della galleria un’opera di grandi dimensioni che da allora accoglie i visitatori. Oggi si unisce ad ulteriori 19 opere che compongono la sua mostra personale, interamente dedicata a un corpus di lavori che lei stessa fatica a definire: a metà tra sculture, installazioni e ready-made, i tessuti che Baruch seleziona e accuratamente posiziona sono scarti di sartoria, residui di lavorazioni tessili ma, soprattutto, negativi di ritagli d’abiti in cui talvolta pare di scorgere l’assenza di una manica o della gamba di un pantalone. Eppure, il riconoscimento del loro precedente utilizzo lascia presto spazio alla nuova vita dei tessuti, come opere d’arte in cui Baruch collabora con il vuoto e con la gravità. Nonostante l’artista non intervenga sull’integrità degli stralci tessili, che paiono astrazioni di una realtà insieme arcaica e presente, è lei a scegliere i precisi punti in cui vengono fissati alla parete, determinando il modo in cui cadono e si piegano, e dunque la forma finale che l’opera assume.
L’efficacia delle opere di Baruch supera il linguaggio, si situa in una dimensione ineffabile e afferrabile esclusivamente ad un livello mentale ed emotivo. Solo in un secondo momento, i titoli (che, scritti in diverse lingue, rivelano la poliglossia dell’artista) vengono in aiuto all’interpretazione. Diversi gli esempi di questa eloquenza: in Cleopatra (2018), per esempio, il fronte dorato del tessuto e il retro scuro si fanno portavoce della regalità e della tragedia che si intrecciano nella figura della regina d’Egitto.
Le opere di Marion Baruch in mostra da Viasaterna
La tensione e l’abbandono, il vuoto e il colore: i quattro ingredienti delle opere di Baruch sono evidenti in lavori come Schwerkraft del 2018, Senza Parole dello stesso anno e la più recente Una storia che si ripete, del 2023. Ma soprattutto nella serie inedita Meccanismo di precisione per sculture (2022), esposta nell’ultima sala al piano inferiore: gli stralci tessili che accompagnano l’ultimo decennio di produzione di Baruch raggiungono qui l’apice della loro dimensione scultorea, pur conservando la delicatezza della loro natura di frammenti sospesi nel vuoto.
Alberto Villa
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