Oltre lo sguardo tutto è visione. La mostra di Nicolò Cecchella a Milano
In che modo ciò che vediamo trasforma la percezione della realtà e la realtà stessa? Come si pone il corpo rispetto al potere trasformativo degli oggetti? E infine: cosa (ci) resta della visione?
“Da un dato punto in avanti, noi siamo. E con questo essere, totalmente esposto, entriamo in contatto e relazione”, racconta Nicolò Cecchella (Reggio Emilia, 1985), in occasione della mostra La continuazione degli occhi, a cura di Andrea Tinterri e Luca Zuccala, presentata presso la sede italiana della casa d’aste Artcurial fino al 2 febbraio 2024. La selezione delle opere, tra scultura, fotografia, video e disegno, riflette sulle possibili percezioni visive della realtà e in che modo i corpi di chi osserva si pongono rispetto al potere trasformativo degli oggetti. Nell’impossibilità di fornire una prospettiva univoca Cecchella configura e riconfigura il reale, così come si presenta a suoi occhi, assimilando le pulsazioni della materia, ora preziosa e antica, ora organica e artificiale (chimica e sintetica), in un processo di trasformazione e rielaborazione che investe un tempo oggettivo e un tempo soggettivo. Esposta a continue interferenze, l’osservazione dell’artista non contempla esclusivamente gli occhi come unico canale di ricezione, ma si amplia all’ambiente circostante, che diventa attraverso la sensibilità di Cecchella esso stesso occhio e strumento di visione, fino ad accogliere i corpi, la loro presenza e la relazione che questi hanno con i luoghi che vivono e con cui interagiscono.
Nicolò Cecchella e la continuazione degli occhi
Tutto, dunque, diventa propriamente occhio e da qui la scelta del titolo: oltre lo sguardo tutto è visione, i sensi si confondono e raccontano le note del significato altro delle cose, invisibile se non accompagnato dal cortocircuito sinestetico dei sensi. Andrea Cortellessa nel testo Eyes Wide Shut, incluso nel catalogo della mostra, scrive in riferimento all’opera video Solo con occhi: “(…) i movimenti invisibili di quella superficie lucida e curva, sotto la pelle calda e accudente, ci dicono che l’occhio dell’artista è vivo. E che allora, con ogni probabilità, lo è anche il nostro. Gli occhi di Nicolò Cecchella, lo si è visto, non restano chiusi tutto il tempo. Se lo si è visto, però, è perché non sono rimasti chiusi neppure i nostri.” Il catalogo, stampato in 100 esemplari, presenta i testi critici anche di Chiara Portesine, Victor I. Stoichita e Mauro Zanchi, e si conclude con una conversazione tra l’artista e Andrea Tinterri.
Caterina Angelucci
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