In Friuli riapre Villa Manin. Due mostre dopo il restauro
Nella splendida cornice settecentesca della Villa appena ristrutturata, lo sperimentatore svizzero Zimoun e il pittore Paolo Toffolutti presentano i loro ultimi lavori
Situata a Passariano, in provincia di Udine, Villa Manin è uno dei luoghi espositivi più affascinanti del Nord Italia. Dopo il restauro di parte del complesso settecentesco, i suoi ambienti sono diventati più che mai coinvolgenti, immersi in quella campagna friulana di pasoliniana memoria.
In questo periodo, il silenzio apparente della natura è rotto dai suoni delle opere dell’artista svizzero Zimoun (1977) – in mostra all’interno della Villa – la cui ricerca visiva si sviluppa a partire dalla musica elettronica e dalla sperimentazione sonora, con chiari riferimenti al mondo delle Avanguardie del ‘900.
In parallelo, Paolo Toffolutti (Udine, 1962) è protagonista di una seconda esposizione, che anima i restanti spazi del complesso.
La mostra di Zimoun a Villa Manin in Friuli
La mostra, curata dal direttore Guido Comis, è appositamente pensata per i grandi spazi della Villa. Consiste in 9 grandi opere, di fronte alle quali lo spettatore è chiamato a prestare una particolare attenzione per riuscire a cogliere il senso più profondo dei lavori. Un’aperta controtendenza rispetto alla pioggia fragorosa di immagini che segnano il nostro tempo. Non c’è figurazione, e i colori sono di fatto non-colori.
Le opere sono installazioni cinetiche e strumenti sonori; in ognuna di esse, un ritmo modulare segna il passare del tempo in una sorta di circolarità. In 300 prepared dc-motors (2009), ci si trova di fronte a una serie di piccole bacchette, azionate da tanti motorini che, attraverso il movimento, creano segni sul muro. Così avviene anche in 30 prepared dc-motors, in cui piccoli cubi di legno creano delle consunzioni sulla parete. L’artista è colui che progetta e che avvia, ma che non può prevedere il risultato finale di quanto ha azionato. Pare di potere leggere – in questo tipo di opere – l’imprevedibilità dell’esistenza.
Tutti meccanismi dialogano con l’architettura del luogo, con gli stucchi, con gli affreschi. Il suono delle opere è posto in relazione con quello della natura, che muta a seconda del tempo.
La mostra di Paolo Toffolutti a Villa Manin
In un’altra zona della villa è collocata la mostra di Paolo Toffolutti, che ospita due tipi di lavori, alcuni pittorici e altri concettuali.
Come si legge nel volume che accompagna la mostra, l’artista ha voluto guardare oltre il concetto di opera pittorica chiedendosi: “Cosa c’è dietro la pittura? Cosa ci sta al di là della figura/sfondo? La pittura si allarga, si espande, si distende, secondo un progressivo allontanarsi da sé, si estende a macchia d’olio. Il corpo della pittura, come un’ameba, si dilata piuttosto che contrarsi, concentrarsi, addensarsi”. La sua è una riflessione incentrata su un mezzo – quello della pittura – sul cui senso è oggi molto interessante fare attenzione.
La mostra comprende anche opere di natura concettuale, con cui l’autore punta lo sguardo sul nostro presente: sempre più complesso e al contempo sempre più frutto di apparenza che di sostanza.
Angela Madesani
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