A 150 anni dalla nascita, Roma dedica una mostra agli Impressionisti in un museo inconsueto
Ospitato al Museo Storico della Fanteria, il progetto espositivo raccoglie oltre 160 opere realizzate da 66 artisti, tra cui spiccano Degas, Manet, Renoir e l'italiano De Nittis. Un'attenzione particolare sarà dedicata alle sperimentazioni applicate al disegno e alla stampa
A Piazza Santa Croce in Gerusalemme, in un palazzo in stile liberty prende forma il Museo Storico della Fanteria di Roma. Inaugurato nel 1959, il polo si compone di 35 sale e cinque gallerie, custodendo cimeli, uniformi e bandiere realitivi alla storia dell’arma dell’esercito.
Oltre alla propria collezione, gli spazi del museo capitolino ospitano anche progetti espositivi temporanei, come Impressionisti – L’alba della modernità, la mostra antologica dedicata al rivoluzionario movimento artistico, in programma dal 30 marzo (e visitabile sino al 28 luglio).
L’esposizione, prodotta da Navigare srl e organizzata dal supporto del comitato scientifico diretto da Vittorio Sgarbi, aveva già animato Mastio della Cittadella a Torino nella primavera del 2023, ripercorrendo la storia del movimento Impressionista a 150 dalla sua nascita con dipinti, acquarelli, sculture, ceramiche. Ma a rendere particolare la mostra capitolina sono bozzetti e litografie che pongono un’attenzione particolare alle tecniche sperimentali adottate dagli artisti nel campo del disegno, stampa e incisione.
Impressionisti – L’alba della modernità al Museo Storico della Fanteria di Roma. La mostra
La mostra Impressionisti – L’alba della modernità riunisce oltre 160 opere realizzate da 66 artisti, tra cui spiccano i nomi di Degas, Manet, Renoir e l’italiano De Nittis, restituendo al pubblico le diverse sperimentazioni e sfaccettature del movimento artistico, influenzato dall’antiaccademismo, dalla pittura en plen air di Barbizon e la nascita della fotografia.
In particolare, il progetto espositivo pone un focus particolare sulle nuove tecniche applicate nel campo del disegno, della stampa e dell’incisione, esponendo celebri bozzetti e litografie, quali: La maison du doctor Gachet di Cézanne, L’homme à la pipe di Van Gogh, Il ritratto di Berthe Morisot e il Bar aux Folies-Bergère di Manet, La loge di Renoir e, ancora, le celebri ballerine di Degas, del quale in mostra sono presenti anche diverse sculture bronzee realizzate sullo studio del movimento.
Una storia scandita da un percorso diviso in tre sezioni: Da Ingres a L’École de Barbizon, i fermenti dell’Impressionismo; L’Impressionismo e L’eredità dell’Impressionismo, abbracciando così un arco temporale che va da inizio ‘800, con opere di Ingres, Corot, Delacroix e Dorè, arrivando agli eredi Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck per concludersi al 1968, con un’acquaforte di Pablo Picasso, omaggio agli artisti Degas e Desbouti.
Valentina Muzi
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