L’iperrealismo di Chiara Enzo in mostra a Palazzo Braschi a Roma
Nell’ambito della mappatura svolta da Quadriennale sulla giovane arte italiana, una mostra mette in scena brandelli di realtà nel Museo di Roma
Il corpo è protagonista nella mostra personale di Chiara Enzo (Venezia, 1989, città in cui vive), organizzata per il ciclo Quotidiana della sezione Portfolio promosso dalla Quadriennale al Museo di Roma a Palazzo Braschi e composta da un corpus di opere di piccole dimensioni, realizzate nell’arco degli ultimi dieci anni, con una grande coerenza tecnica ed operativa.
Certo, forse, più che parlare di corpo, bisognerebbe dire sottrazione del corpo, nella misura in cui le opere iperrealistiche di Chiara Enzo, sono focalizzate sulla parte più che su tutto. L’artista non soddisfa mai la curiosità dello spettatore, al contrario la alimenta con delle immagini che più che rivelare, svelano solo parziali dettagli, consegnando alla vista solo dei particolari e lasciando in ombra il resto.
La mostra di Chiara Enzo a Roma
L’ atmosfera che si respira in mostra è rarefatta, sincopata, sospesa e resa ancor più straniante dall’allestimento. Le opere, definite da Gian Maria Tosatti: brandelli di realtà, che aggrediscono lo spazio espositivo, rifiutano di piegarsi a un concetto di allestimento canonico. Quindi, sottraendosi alla tipica decontestualizzazione museale del white cube, anziché assecondare il visitatore nella visione, procedono all’opposto e si collocano nella sala seguendo la dimensione fisica dei singoli soggetti rappresentanti, andando ad occupare sulle pareti le altezze che gli stessi avrebbero avuto nella realtà.
I dipinti, realizzati con una magistrale perizia pittorica che si avvale di tecniche caratterizzate dalla massima lentezza, come il pastello, sembrano appropriarsi di frammenti di realtà, attraverso quello che l’artista definisce sguardo tattile. A questo effetto di veridicità morbosa contribuiscono le inquadrature inusuali, spesso derivanti da fotografie; punto di partenza da cui l’artista subito si distacca per sublimare il soggetto attraverso il gesto artistico.
La pratica dell’artista Chiara Enzo
Parti del corpo, affiancate a piccole porzioni di interni. Spicchi di una quotidianità cruda e vibrante in cui la pelle, intesa come soglia, linea di confine tra il proprio io e il mondo, diviene protagonista. Con un interesse dal carattere ossessivo Chiara Enzo sembra imprimere più che dipingere sulla tela tracce di un vissuto irrisolto, trasformando ogni quadro in una sorta di sindone contemporanea, testimone di un’umanità lacerata.
Nella ricerca di Chiara Enzo, la pelle è in primo piano, con le sue irregolarità, i suoi traumi quotidiani. L’organo più esteso del corpo umano, protezione dal mondo esterno e, nel frattempo tramite con esso. Luogo deputato ad accogliere le conseguenze della sensibilità, con i suoi sfoghi, le sue ferite, i segni del vissuto quotidiano, delle costrizioni e dei tormenti.
L’epidermide, registrando ogni contatto e ogni movimento, diventa memoria tattile del proprio vissuto, in una sinfonia di apparizioni silenziose, capaci di restituire uno sguardo attento su una realtà frammentaria e in continuo cambiamento.
Ludovica Palmieri
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