Arriva la mostra di Francesco Vezzoli al Museo Correr di Venezia durante la Biennale
La secolare collezione del museo e il mitico allestimento di Carlo Scarpa vengono riletti dall'artista bresciano in una grande mostra all'insegna dell'intimità. Rivalutando il ruolo del pianto
Sono passati quasi 30 anni da quando Francesco Vezzoli (Brescia, 1971) ha iniziato a ricamare lacrime sulle riproduzioni di grandi capolavori dell’arte, andando a creare negli anni un proprio “museo” all’insegna dell’emotività e della rilettura del patrimonio storico-artistico occidentale. Ora, con il supporto della Fondazione Civici Musei di Venezia e la Venice International Foundation, l’artista guarda alle sale del Museo Correr di Venezia, entrando in dialogo con la sua collezione secolare e con il suo mitico allestimento. In concomitanza con la Biennale Arte 2024, e fino all’autunno, l’artista offre qui dei veri e propri Musei delle Lacrime, in cui riversare – proprio come in un pianto – la quintessenza dell’esposizione moderna dell’arte storica. E lo fa con opere-must realizzate negli ultimi vent’anni, ma anche con una dozzina di nuovi pezzi creati appositamente.
Francesco Vezzoli in dialogo con il Museo Correr di Venezia
Entrando in contatto con quel capolavoro che è l’allestimento modernista del grande architetto e designer Carlo Scarpa – progettato per ospitare dipinti e sculture dei secoli dal XIII al XVII –, Vezzoli crea delle opere intime, che distruggono le categorie del maschile e del femminile aprendo a una diversa esperienza del patrimonio e del nostro tempo, anche in un tema di superamento della mascolinità tossica e di rivalutazione dell’emotività. “Immergersi nelle sale del Museo Correr è un vero viaggio nella storia di Venezia – una storia in cui il moderno e il patrimonio non devono contraddirsi a vicenda, ma possono anzi arricchire insieme la nostra percezione della vita in modi innovativi, in cui le questioni relative al gusto e al contesto possono essere nuovamente messe in discussione. I Musei delle Lacrime sono concepiti come un’indagine sugli strappi perduti nella storia dell’arte”, commenta Vezzoli. “Si possono trovare tutti i tipi di attività ed espressioni di sentimenti, a parte l’atto del pianto. Le lacrime sono straordinariamente assenti dall’universo visivo dell’arte, sono un segno di debolezza, che non vogliamo che l’immagine pubblica dell’arte trasmetta Essere. L’arte può essere intima, come il mio gesto del ricamo, può cambiarci la vita”. Curata da Donatien Grau, l’esposizione è concepita su invito della Venice International Foundation e ne segna un nuovo capitolo: per la prima volta nella storia dell’organizzazione presieduta da Luca Bombassei, viene infatti invitato un artista contemporaneo a reimmaginare uno spazio “venerato” a Venezia, moderno santuario dell’eredità locale, allo scopo di promuoverne la storia e la portata ben oltre i confini nazionali.
Giulia Giaume
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