Duplice il movimento delle cose. A Cosenza mostra di Giuseppe Gallo nel segno di Giordano Bruno
L’artista calabrese, con oltre quarant’anni di ricerca, presenta nei nuovi spazi della galleria Ellebi una selezione ragionata di opere su carta, sculture e lavori inediti.
La mostra di Giuseppe Gallo (Rogliano, Cosenza 1954), ripercorre parte di un processo artistico e personale che attraversa, fino ai giorni nostri, uno spaccato fondamentale dell’arte italiana come quello degli anni Ottanta. L’esposizione dell’artista, dal titolo Duplice è il movimento delle cose, che riprende un’espressione del filosofo domenicano Giordano Bruno, diviene mezzo e strumento di indagine, riscoperta di un’attitudine artistica che spazia tra differenti linguaggi espressivi intrecciati indissolubilmente tra filosofia, matematica, cosmologia e letteratura.
I nuovi spazi della galleria Ellebi
La nuova galleria Ellebi, realizzata nel palazzo nobiliare Lupinacci, presenta una scansione ritmica ed espositiva articolata in più sale (delle quali fanno parte anche camere e residenze) e strutturata in un allestimento sobrio con opere su carta, sculture e lavori site specific. Gesto, forma, immagini e parole fanno parte della cifra stilistica di Gallo che, tramite una narrazione carica di riflessioni e ironia, riesce a impressionare il dato materico indistintamente dalla tecnica che adopera. Nella pratica artistica di Gallo emerge un’attenzione plurale e uno sguardo geometrico processato attraverso un’accezione poetica in continuo dialogo e sperimentazione con l’irripetibilità della natura e l’imprevedibilità del tempo. Alcune delle sculture che si interpongono tra le opere pittoriche creano, di fatto, un dinamismo visivo e compositivo che permette di leggere in modo armonico e originale, l’ampia visione ed espressione dell’artista calabrese.
Giuseppe Gallo: la storia come archivio
Scrive Lorenzo Madaro nel testo critico: “La storia, per Gallo, è un grande archivio in cui rintracciare immagini, segni, strati, che attraverso tecniche miste traccia sulla superficie dell’opera. Il gesto è parte integrante di un processo primario di espressione, che vede la pittura come mezzo primario di dialogo con un altrove che non è soltanto lontananza dal reale, ma presupposto essenziale di dialogo con l’essenza dell’armonia delle forme stesse, di volta in volta recuperate, assemblate, ripensate. Nella sua ricerca estremamente sofisticata sulla radice primaria delle immagini, Gallo costruisce un vero e proprio alfabeto che di volta in volta ricrea e distrugge, ripensandolo con un approccio assieme colto e apparentemente leggero. Dopo oltre quarant’anni di ricerca, il lavoro di Gallo è infatti sempre, estremamente, contemporaneo”.
Giuseppe Amedeo Arnesano
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