L’artista Jan Fabre condannato per molestie non riceverà la laurea honoris causa all’Aquila
L’artista belga è stato condannato nel 2022 per molestie sessuali e il suo paese l’ha privato dei diritti civili per cinque anni. Fabre continua, però, la sua attività nel mondo e con l’Italia intrattiene un rapporto particolare. Ma la laurea proposta dall’Accademia di Belle Arti aquilana non sarà consegnata
Il prossimo 12 marzo, Jan Fabre doveva essere a Roma per presentare in anteprima al MAXXI il documentario The Crown of Love. The ultimate performance (per la regia di Giovanni Troilo, prossimamente in onda su Sky Arte), produzione in cui l’artista belga, classe 1958, racconta la sua relazione artistica, culturale e personale con Napoli. Nel Duomo della città, non a caso, Fabre ha scelto di celebrare il suo matrimonio e il battesimo di suo figlio, eventi trasformati in performance artistiche, documentate dalla cinepresa di Troilo. Ma così non sarà perché sull’artista fiammingo, che a Napoli ha donato negli ultimi anni anche alcune installazioni permanenti (al Pio Monte di Misericordia e, più di recente, nella Real Cappella del Tesoro di San Gennaro e nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco) pesano questioni di ben altra natura, che ci allontanano dalla sfera del talento creativo per atterrare sul campo minato dell’etica, del rispetto dei diritti altrui, della violenza di genere.
Jan Fabre e la condanna per molestie sessuali
Nell’aprile del 2022, Fabre fu condannato per molestie sessuali dal tribunale di Anversa: dopo tre anni di indagini, a seguito dell’accusa avanzata nel 2018 da un gruppo di ballerini della sua compagnia Troubleyn, la sentenza comminava all’artista 18 mesi con la condizionale (senza reclusione), privandolo per cinque anni dei diritti civili e obbligandolo a corrispondere un risarcimento alle vittime. In una lettera, gli accusatori denunciavano l’artista per “critiche sessiste dolorose, senza alcun rispetto della condizione fisica delle donne” e di “atteggiamenti che hanno minato l’autostima e l’autoconsapevolezza di molti ballerini, costretti a cure psicologiche“. Ma a pesare sulla decisione del giudice fu, in realtà, l’accusa di molestia sessuale da parte di una ballerina della compagnia, oltre alla constatazione “dell’ambiente di lavoro ostile e umiliante” creato dall’artista. Fabre, dal canto suo, ha sempre rifiutato ogni addebito nei suoi confronti: all’epoca, affidò a una lettera l’augurio di coltivare “l’anarchia dell’amore e della bellezza”, ma questo non bastò a evitare l’immediata rimozione de L’uomo che misura le nuvole, autoritratto scultoreo a grandezza naturale di Fabre, dal centro d’arte De Singel di Anversa.
Jan Fabre e la laurea honoris causa annullata
Negli ultimi anni, però, l’attività dell’artista – pure regista e coreografo di fama internazionale – non ha subìto particolari rallentamenti, pur tra le contestazioni di molte associazioni antiviolenza. È successo a Bari, l’autunno scorso, in occasione di una lezione tenuta all’Università Aldo Moro da Fabre, invitato a salire in cattedra al Dams per raccontare i suoi 40 anni di studio dei corpi e dei movimenti. L’evento, comunque svoltosi regolarmente, suscitò la reazionedei centri antiviolenza pugliesi, attraverso un comunicato congiunto: “L’arte non può essere un’attenuante se a essere ospitato in un dibattito pubblico è un signore condannato a 18 mesi di reclusione perché riconosciuto colpevole di sei capi di imputazione tra cui violenza, bullismo, molestie sessuali sul lavoro e aggressione sessuale”.
Ben più netta, perché fondata sull’ufficialità di una presa di posizione istituzionale, è la decisione dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, maturata negli ultimi giorni. Il prossimo 14 marzo, Jan Fabre avrebbe dovuto ricevere, nel capoluogo abruzzese, una laurea honoris causa nell’ambito della programmazione di una due giorni dedicata alla sua carriera. Ma “alla luce dei fatti e delle posizioni apprese” si legge in una nota dell’Accademia “al fine della tutela delle posizioni tutte, gli organi accademici, all’unanimità, ritengono opportuno annullare l’evento programmato”. Un dietrofront che sopraggiunge tardivo – se un appunto si può avanzare nei confronti dell’Accademia – dal momento che i “fatti” e le “posizioni” cui si fa riferimento, come detto sopra, sono acclarati da una condanna che pesa sull’artista dal 2022. L’annuncio del conferimento della laurea a Fabre aveva dato adito a polemiche e petizioni: “In Italia la cultura patriarcale imperante, sia nel mondo dell’arte che nell’università, permette che Fabre continui a essere invitato non solo a presentare il proprio lavoro, ma a parlare pubblicamente”, si legge nell’appello condiviso sulla piattaforma Change.org dalla docente e critica teatrale pescarese Giulia Palladini.
Livia Montagnoli
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