I moti cromatici di Julio Le Parc in mostra al Grand Hotel di Roma

Infinite variazioni cromatiche, di forme e di movimenti, nella grande mostra che ripercorre tutta l’opera del precursore argentino dell’arte cinetica e dell’Op Art

Melodia è il titolo della nuova personale dell’artista argentino Julio Le Parc (Mendoza, 1928) – precursore dell’Arte Cinetica e dell’Op Art – presentata alla Galleria Continua di Roma. Un percorso che invita a scoprire l’evoluzione dell’opera dell’artista nella sfarzosa cornice dell’Hotel St. Regis.

I lavori di Julio Le Parc ripercorsi nella mostra a Roma

La mostra accompagna il visitatore attraverso le varie fasi di indagine artistica di Le Parc, dalla seconda metà del secolo scorso ai nostri giorni. Abbandonata l’Arte Concreta e il costruttivismo, nel 1960 l’artista divenne co-fondatore del Groupe de Recherche d’Art Visuel (GRAV) a Parigi, esplorando gli effetti del movimento. Un esempio lampante è l’installazione Sphère Noire, composta da lucidi quadrati neri, sospesi in aria, che, ruotando, accolgono sulle proprie superfici segmenti e riflessi delle altre opere disposte lungo il percorso espositivo.
Sono gli anni in cui Le Parc, da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani, fu premiato alla Biennale di Venezia del ’66. Gli stessi anni in cui l’artista decise di realizzare una personale gamma di quattordici colori, utilizzati puri o mescolati tra loro, per ottenere il più ampio spettro possibile. Nella continua ricerca di geometrie nuove che coinvolgano lo spettatore ponendolo al centro della scena.

Julio Le Parc, Melodia, 2024. Courtesy ofthe artist and GALLERIA CONTINUA. Photo Giorgio Benni
Julio Le Parc, Melodia, 2024. Courtesy ofthe artist and GALLERIA CONTINUA. Photo Giorgio Benni

Le opere di Julio Le Parc da Galleria Continua a Roma

Benché nel ’76 Le Parc manifestò la consapevolezza della “discontinuità” degli stili adottati, le opere in mostra – di piccolo, medio o grandissimo formato – portano con sé memoria delle ricerche passate e sono tutte legate da un sottile fil rouge. Ciascun lavoro infatti appare costruito in base a calcoli che consentono una quantità imprevedibile e infinita di sequenze formali e cromatiche. Tra variazione, iterazioni e assemblage di pattern visivi. 
L’assenza di simboli, l’eco di un approccio a metà strada tra il futurismo e un astrattismo metafisico sui generis, non costituiscono in verità una volontà di fuga dal reale, quanto piuttosto un costante confronto con esso, basato su interazione, percezione e sensi. La pittura di Le Parc supera il bidimensionale approdando ad una tridimensionalità che fa i conti con una dimensione ancora ulteriore: la luce. 
Negli anni ’80, Lea Vergine – che vent’anni prima era stata invitata da Giulio Carlo Argan a dirigere la rivistaLineastruttura, dove conobbe Enzo Mari – a ragione parlò dell’arte cinetica come di “ultima avanguardia”. Riconoscendo agli artisti cinevisuali il merito di aver reagito all’industrializzazione e di essersi interrogati sul proprio ruolo sociale, in un moto corale – melodico, se si vuole – di cui Le Parc resta tenore assoluto.

Francesca de Paolis

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Francesca de Paolis

Francesca de Paolis

Francesca de Paolis si è laureata in Filologia Moderna con indirizzo artistico all'Università La Sapienza di Roma proseguendo con un Corso di Formazione Avanzata sulla Curatela Museale e l'Organizzazione di Eventi presso l'Istituto Europeo di Design (IED). Ha insegnato Storia…

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