In Portogallo la Kunsthalle Lissabon compie 15 anni. Storia e mostre in programma
Nata nel luglio del 2009 come spazio non profit, la Kunsthalle Lissabon è diventata negli anni una vera e propria istituzione e punto di riferimento nella produzione del contemporaneo internazionale
Artisti emergenti (ma non solo) e ricerche internazionali, oltre a una comunicazione che ogni anno muta forma e identità, sono al centro dell’attività della Kunstahalle Lissabon che nel 2024 compie 15 anni diventando adolescente, come racconta la curatrice (uscente) dell’istituzione portoghese Alberta Romano (Pescara, 1991). Nata nel luglio del 2009 come spazio no profit, la Kunsthalle è diventata negli anni punto di riferimento nella produzione del contemporaneo sia in Portogallo sia a livello internazionale. Tra gli artisti che negli anni hanno preso parte alla programmazione Laure Prouvost, Athena Papadopoulos, Nathalie Du Pasquier, Céline Condorelli, Jacopo Miliani, Petrit Halilaj e Wilfredo Prieto, ma anche (tra i primi) Mauro Cerqueira, Joana Bastos, Carla Filipe e Padro Barateiro. Diretta e fondata da Luís Silva e João Mourão e nata con il desiderio di riflettere su cosa sia un’istituzione che esplori e offra modelli civili e sociali collettivi, l’istituzione portoghese sospenderà fino al 2025 il programma delle mostre personali per dedicare l’anno a tre collettive dalla natura retrospettiva. Attingendo, infatti, da filoni narrativi, formali, concettuali e politici di alcuni progetti presentati nel corso degli anni, le curatrici invitate (Alberta Romano, Yina Jiménez e Filipa Ramos) riprendono dalle passate esposizioni stimoli (rinnovati) per il futuro della Kunsthalle tra pratica critica e autoriflessiva. A queste si aggiunge la monografica curata dagli stessi Silva e Mourão, che documenterà oltre 60 mostre personali presentate nei 15 anni di storia dell’istituzione.
I 15 anni della Kunsthalle Lissabon.”Lettera d’Amore” a cura di Alberta Romano
Lettera d’Amore è la prima delle tre collettive che celebrano i 15 anni della Kunsthalle Lissabon, tra passato e futuro. A cura di Alberta Romano, dal 2019 assistente curatrice e successivamente curatrice, l’esposizione – visitabile fino al 27 aprile 2024 – indaga i concetti di intimità, casa e rifugio con le opere di Alice dos Reis, Tamara MacArthur, La Chola Poblete, Inês Zenha, Giulio Scalisi e Laure Prouvost. “Quello che ho fatto, soprattutto, è stato scegliere modi diversi di riflettere sulla forza e sull’autodeterminazione che spesso sono generate dalla solitudine”, racconta Romano, dall’installazione video di Laure Prouvost che invita a intraprendere un viaggio nelle profondità del sé (esplorandone anche i lati più nascosti del subconscio) al lavoro di Giulio Scalisi dove il protagonista Paul vive in una realtà distopica in cui l’essere umano ha adottato uno stile di vita isolato.Mentre Alice dos Reis in For a Life Long Disease of Copper interpreta una versione digitalmente invecchiata di se stessa in conversazione con sua nonna: la video intervista è un’intima analisi dei propri ricordi attraverso l’idealizzazione di un passato non vissuto in prima persona ma che esercita comunque un potere. Si pone, invece, in auto rappresentazioni da diva (ma anche icona votiva o star) La Chola Poblete, a cui si contrappone il lavoro nostalgico e infantile di Tamara MacArthur che, mediante l’uso di materiali semplici e precari, mette in mostra fragilità e disperata ricerca di attenzioni. Infine, i dipinti blu di Inês Zenha raccontano della necessità di protezione attraverso il colore: “Inês una volta mi ha detto che, per sentirsi più protetta all’interno delle pareti che abitava, aveva deciso di dipingerle freneticamente di blu”, ha detto Romano. “Il colore e le forme hanno finalmente dato a Inês la forza di lasciare quella stanza, abbandonando solo i dipinti che rimanevano confinati dentro quelle pareti”.
Caterina Angelucci
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