Enzo Cucchi e Cecco d’Ascoli: due “eretici” a confronto nel Piceno
L’omaggio al grande artista al Forte Malatesta di Ascoli Piceno. Il progetto nasce da una riflessione sulla figura di Cecco d'Ascoli, poeta, medico, insegnante, filosofo e astrologo vissuto tra il Duecento e il Trecento, ritenuto eretico e pertanto arso vivo sul rogo dall'Inquisizione cattolica
Enzo Cucchi ad Ascoli Piceno: e già di per sé è una buona notizia, tanto più se si pensa al luogo scelto per accogliere le opere del pittore “stregone”: il Forte Malatesta, sito museale tra i più austeri e autorevoli della città marchigiana, sede negli ultimi anni di una serie di rassegne espositive non sempre all’altezza della splendida fortezza situata sulle sponde del torrente Castellano.
Archiviata la recente personale dei fratelli Van Orton, il Forte riapre le sue porte alla ricerca, accogliendo nei suoi ambienti storici la pratica di uno degli artisti più celebrati degli ultimi anni – merito dei grandi omaggi dedicati al pittore lo scorso anno dal MAXXI di Roma e dalla Fondazione Malvina Menegaz, rassegne che hanno contribuito a tracciare un “prima” e un “dopo” nella lunga pratica del maestro di Morro d’Alba.
La mostra di Enzo Cucchi ad Ascoli
Aperta fino al prossimo 31 maggio, la mostra rende chiaro sin dal titolo le tematiche che ne sono alla base. Per Cecco! si configura infatti come una riflessione sulla figura di Cecco d’Ascoli, poeta, medico, insegnante, filosofo e astrologo vissuto tra il Duecento e il Trecento, ritenuto eretico e pertanto arso vivo sul rogo dall’Inquisizione cattolica.
Personalità affascinante per la sua natura “anarchica”, e voce intellettuale osteggiata per le sue idee rigorose e innovative, il letterato e scienziato medievale (autore del poema enciclopedico L’Acerba) è qui preso come oggetto di studio da Cucchi, che attraverso la sua pratica osserva la storia del protagonista e ne reinterpreta il valore simbolico e allegorico con circa quindici opere eseguite appositamente per l’occasione. A caratterizzare il breve tragitto di visita sono sculture, dipinti e tessuti, che si presentano negli ampi spazi della fortezza come dei brevi componimenti da “leggere”, non necessariamente in sequenza. In ognuno di essi teschi, campane e figure animali ritornano con prepotenza, narrando storie criptiche e silenziose, sempre sospese tra la vita e la morte.
Enzo Cucchi al Forte Malatesta di Ascoli
Al di là della resa formale dei lavori (non tra i più memorabili della produzione di Cucchi, e non del tutto valorizzati dalle strutture in ferro che li sorreggono), a convincere è soprattutto il concept su cui si sviluppa l’intera rassegna: ovvero il dialogo atemporale tra l’artista e Cecco d’Ascoli.
Come in una sorta di passaggio del testimone, il visionario pittore – figura “anticonvenzionale” del sistema artistico italiano del secondo Novecento – e il poeta eretico bruciato vivo per aver tradito la dottrina cattolica, entrano in relazione a distanza di Settecento anni. E lo fanno non soltanto nella stessa regione che è stata per entrambi “casa”, le Marche, ma soprattutto in un luogo che prima di essere museo ha rivestito funzioni militari e religiose – aspetto che aggiunge al progetto ulteriori strati di significati, ampliandone gli spunti di riflessione.
“Enzo Cucchi parte da queste suggestioni per costruire una narrazione contemporanea capace di proiettare la storia della città con forza e consapevolezza nel futuro: il Forte Malatesta è un palinsesto di epoche, storie, avventure e drammi, una sorta di panoplia dove si registra la storia della città dal Medioevo a oggi, concentrata in un unico edificio”, hanno dichiarato Ludovico Pratesi e Marco Bassan, curatori del progetto, che vede la collaborazione tra Spazio Taverna e l’associazione Civiltà Picena. “Sulle tracce di un eretico medievale in un antico carcere, Cucchi ha saputo trasformare storie e memorie dolorose in immagini leggere ma cariche di senso e poesia, facendo rifiorire con opere inedite i prigionieri che venivano tenuti incatenati a terra”.
Alex Urso
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