La “nuova” Venere degli stracci di Pistoletto a Napoli. Dopo piazza Municipio entrerà in una chiesa
Per 14 settimane, a partire dal 6 marzo 2024, la Venere ricostruita dopo il rogo dello scorso luglio torna nel luogo dove tutto è iniziato. Finanziata da Pistoletto e donata alla città, sarà poi trasferita in via definitiva nella Basilica di San Pietro ad Aram
Nascita, morte e resurrezione. Il ciclo di vita della Venere degli stracci realizzata da Michelangelo Pistoletto per Napoli si direbbe più che compiuto. Bissato. Dopo il clamore suscitato dal rogo doloso (per il reato è stato condannato il clochard Simone Isaia, non senza polemiche) che all’alba del 12 luglio 2023 incenerì l’installazione inaugurata in piazza Municipio poche settimane prima, il Comune di Napoli, in accordo con l’artista piemontese, ha scelto di ripartire da ciò che era sopravvissuto – lo scheletro della colossale Venere – per presentare una nuova versione dell’opera alla città. Un’operazione che Pistoletto ha voluto finanziare di tasca propria (la prima Venere era stata pagata dal Comune), come dono a Napoli e ai napoletani, regalando così un intervento che, da transitorio, diventa azione permanente. Ai tre mesi e mezzo di permanenza in piazza Municipio – dove la nuova Venere, stavolta realizzata con materiali ignifughi, presenzia a partire dal 6 marzo 2024, tutelata da un servizio di guardiania a spese dell’amministrazione – farà seguito, infatti, il trasferimento dell’opera in uno spazio che la accoglierà in modo definitivo, come parte del patrimonio di Napoli Contemporanea. Si è scelto, in accordo con l’Arcivescovo Domenico Battaglia, e con la mediazione di padre Antonio Loffredo (per anni impegnato nella rinascita del Rione Sanità), di destinare la Venere a un luogo sacro, la Basilica di San Pietro ad Aram, parte di quel patrimonio religioso monumentale che Napoli ha intenzione di valorizzare, riaprendo al pubblico le chiese a lungo rimaste chiuse per mancanza di fondi e risorse umane. E l’opera donata da Pistoletto sarà protagonista di questo processo: “La Venere porterà con sé una provocazione, la custodiremo nel luogo più adatto, uno spazio sacro, anche se questo darà fastidio a qualcuno” spiega Padre Loffredo “Abbiamo sotto gli occhi un mondo in cui aumentano gli straccioni, non possiamo fingere di non vedere. E in chiesa l’opera diventerà un monito: dobbiamo accogliere il disagio, per fare un capolavoro. Speriamo, tra l’altro, che proprio Simone, il giovane che ha appiccato il fuoco, potrà lavorare con noi e con i ragazzi del progetto Policoro, per spiegare a chi visiterà San Pietro ad Aram il significato dell’opera”. Per l’occasione, San Pietro ad Aram – raggiungibile nell’area tra la stazione Centrale, Forcella e Corso Umberto I – sarà ribattezzata la Cattedrale della Carità. Sono però ancora in corso le verifiche tecniche che dovranno dare il via libera all’operazione.
Il significato della nuova Venere degli stracci di Napoli
Ma la Nuova Venere degli stracci è uguale o diversa dalla precedente? “Questa non è più soltanto un’opera di arte contemporanea” sottolinea Vincenzo Trione, curatore del progetto Napoli Contemporanea: “La Venere degli Stracci è una delle pochissime opere che ha fatto discutere a livello internazionale per tutto quello che è successo. E oggi racchiude tre momenti di un unico gesto, tre parti di un progetto unitario. La prima versione del 1967 è diventata iconica, ma tutte le diverse versioni realizzate da Pistoletto sono opere d’arte uniche, non di tratta di repliche: ogni variazione sul tema è modificata anche dal rapporto con la comunità. Oggi arriviamo a un risultato figlio di un lavoro collettivo, di comunità, poliautoriale, in cui Fondazione Pistoletto è stata parte attiva, ma anche Altra Napoli e padre Antonio Loffredo sono stati centrali, come pure l’amministrazione comunale”. Dunque, continua Trione, “la nuova Venere ha valenza storico-artistica, ma soprattutto civile e politica, fondata sul tema del contrasto e delle antitesi, a partire dalla statuaria classica e la civiltà dei consumi, la bellezza metafisica e le sgrammaticature della contemporaneità. Ed è un’opera simbolo, che parla anche di Napoli, oltre a raccontare il senso della rinascita: solo in apparenza è uguale, ma non ha rimosso le ferite, ha dentro di sé la struttura e l’anima della Venere sopravvissuta”.
L’arte come azione pubblica
A proposito delle polemiche circa l’accettazione della Venere da parte della città, Trione chiede quindi di sgomberare il campo da recriminazioni e accuse: “Si tratta di una donazione che la città dovrebbe accogliere senza polemica, abbiamo il dovere morale di difendere questa Venere, perché è un segno di resistenza civile averla ricostruita. Quest’opera è di Pistoletto, ma anche di tutti quanti noi”. Pistoletto, dal canto suo, rafforza il messaggio: “Tutti abbiamo la capacità di creare, dobbiamo diventare coautori. La Venere degli Stracci ha una dualità in sé: la bellezza profonda dello spirito umano che attraversa tutti i tempi rappresentata dalla Venere, che è il simbolo della venerazione: e gli stracci, che sono la disgregazione, qualcosa che continua a finire in rovina, rigenerata dalla bellezza: Napoli è una città illuminata dall’arte, ma vive anche di contraddizioni evidenti. L’opera deve servire a tutti per lavorare sulla rigenerazione, bisogna riprendere in mano gli stracci”. Anche lui spende poi parole di sostegno e vicinanza a Simone Isaia: “Io vorrei abbracciarlo: come evitiamo la mostruosità del delitto se non la sappiamo abbracciare con la venerabilità del nostro pensiero più illuminato?”. Per il sindaco Gaetano Manfredi, “l’arte pubblica non è più solo rappresentazione, ma azione pubblica”.
A tal proposito, al termine delle 14 settimane di permanenza in piazza Municipio, la Fondazione Pistoletto inviterà le scuole della città a realizzare un flash mob intorno alla Venere degli Stracci, performando il Terzo Paradiso. Nel frattempo è in corso di realizzazione un documentario sulla storia dell’opera e del suo legame con Napoli.
Livia Montagnoli
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