Gli artisti Vedovamazzei allestiscono una mostra diffusa in giro per la Repubblica di San Marino
Con adattamenti e opere site specific tra la Galleria Nazionale, la Torre Guaita e la galleria Claudio Poleschi, il duo omaggia l'antica Repubblica. E con lei il gallerista morto da quasi due anni, che ideò il programma
San Marino torna ad aprirsi all’arte contemporanea. Dopo il successo del progetto Altana di Stefano Arienti, che da settembre 2022 a marzo 2023 ha visto l’artista realizzare tre interventi site specific alle pendici del monte Titano con la cura di Fabio Cavallucci, si apre adesso un nuovo capitolo di SM-Art. Sensibilità artistiche dagli anni Novanta, programma di iniziative promosse da Claudio Poleschi Arte Contemporanea e inaugurato poco dopo la morte dello storico fondatore ad agosto 2022. È ora la volta del celebre duo artistico VEDOVAMAZZEI composto da Simeone Crispino e Stella Scala che, dal 23 marzo al 27 settembre, porteranno in città un folto corpus di opere vecchie e nuove. Programmatico il titolo dell’esposizione, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, LRVM – Libera Repubblica Vedova Mazzei, che toccherà la Torre Guaita e la Galleria Nazionale della Repubblica di San Marino per poi concludersi nella storica galleria.
Il Programma SM-Art a San Marino
Gestito da un comitato scientifico composto da Giacinto Di Pietrantonio, Fabio Cavallucci e Angela Vettese, SM-Art punta a esporre nella piccola ma antichissima Repubblica alcuni dei più significativi artisti della generazione degli Anni Novanta, facendoli dialogare con il territorio e le istituzioni. In un ciclo fortemente voluto da Claudio Poleschi e dedicato alla sua memoria: “il ciclo di tre mostre era stato messo in piedi da Claudio e Fabio Cavallucci quattro anni fa, ancora prima del Covid: il progetto era quello di fare tre mostre da affidare a tre curatori formatisi negli anni Novanta”, racconta Giacinto di Pietrantonio. “Quando Claudio è morto, il progetto non solo non si è fermato ma è stato dedicato a lui”.
La mostra di VEDOVAMAZZEI a San Marino
Il piano era, fin dall’inizio, di ospitare le mostre tra la galleria e degli spazi esterni. “Già Arienti aveva esposto nella galleria di Poleschi, nella Galleria Nazionale e in un tunnel del vecchio treno Rimini-San Marino”. Ora anche questa nuova esposizione presenta tre sezioni con opere pensate o riadattate per i diversi spazi. Alla Torre Guaita – la più antica delle tre rocche che dominano la città – è installata Appliance, una sedia con una gamba “appoggiata” su una lampadina accesa: l’oggetto perde il suo senso di seduta (pena la rottura della lampadina e probabilmente l’essere fulminati) e assume, in una postazione tradizionalmente destinata alla difesa, una “dinamica metafisica”. Nelle celle della Torre, già adibite a carceri dal Seicento e chiuse negli anni Cinquanta, sono esposti invece i busti Early Works (Scipione Borghese A) e Early Works (Scipione Borghese B), in uno spazio che custodisce anche disegni e scritte sui muri realizzati da carcerati. A loro volta, le sculture in bronzo (solo all’apparenza di gesso) nascono da riproduzioni realizzate da alcuni bambini in età elementare del busto in marmo del cardinale Scipione Borghese di Gianlorenzo Bernini. “Da cui il nome, ironico, di ‘lavori primi’, non perché fatti agli albori della carriera ma perché realizzati da bambine e bambini”, spiega Di Pietrantonio.
Alla Galleria d’arte moderna e contemporanea di San Marino, in dialogo con la fitta collezione permanente, VEDOVAMAZZEI presenta invece The Notes, installazione site specific in cui i guanti bianchi delle uniformi sammarinesi accolgono il disegno della mappa della Repubblica. Un messaggio ripreso anche in un’opera della mostra antologica che chiude il percorso, che è ospitata all’interno degli spazi della Galleria Poleschi e presenta opere che raccontano gran parte dell’eclettico percorso artistico del duo: “c’è una versione precedente dell’opera con i guanti che reggono un disegno della pianta di Lucca: l’idea è simbolica e tocca diversi temi, dalla ritualità formale fino al valore della manualità e alla tradizione delle miniature urbane tenute dai santi in diverse opere della storia dell’arte, come nel caso di San Marino di Guercino”, racconta il curatore. “Qui ci sono anche opere ispirate a David Hammons, i paesaggi romantici, le ceramiche e anche una fusione in bronzo di un uccello vero: nonostante l’apparente leggerezza, è ovunque la sottile critica “alla napoletana” di VEDOVAMAZZEI sulle cose che accadono intorno a noi. Bisogna avvicinarsi per capire davvero questi lavori”.
Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati