I fantasmi asessuati di Anu Poder in mostra in Svizzera
Il Muzeum Susch di Zernez invita a riscoprire una voce dimenticata dell’arte del Secondo Novecento. Quella di Anu Poder: artista estone che raccontò l’indifferenza e la fragilità delle donne nel suo Paese
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Fantasmi di manichini vagano nel Muzeum Susch – museo svizzero dell’imprenditrice polacca Grazyna Kulczyc – che continua la sua ricerca dell’arte al femminile, riscoprendo il lavoro di artiste dalle Avanguardie o degli Anni Sessanta – Ottanta, mai catalogate, del centro ed Est Europa. Questa volta è il turno di riscoprire di Anu Poder, nella mostra curata da Cecilia Alemani Space for my body.
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L’artista estone Anu Poder in mostra in Svizzera
La scultura versatile dell’artista estone Anu Poder (Kanepi, 1947 – Tallin, 2013) evidenzia la fragilità del corpo umano in simulacri silenti che rimandano all’effimero e all’impermanenza.
Nel 1940 l’Estonia subisce l’occupazione sovietica e ottiene l’indipendenza nel 1991: nei lavori di Poder si legge l’incertezza di identità del suo popolo e l’indifferenza per il genere femminile del contesto storico. Assembla delicatamente, con ricami e colle, materiali come cera, gesso, resine, sapone, tessuti e legno che mostrano figure contorte. L’intimo è condizionato dal visibile corporeo in cui deambula e si contorce nel tempo in cui vive.
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Le opere di Anu Poder al Muzeum Susch in Svizzera
In una prima sezione, con manichini e bambole (anni 70-90), l’artista compone strutture fisiche femminili, le fascia e le trapunta, le amputa frammentariamente, troncandone le appendici in maniera inconsistente. Le fasciature anche colorate danno forma a identità assenti. Lo spettatore si disambigua tra mummie accartocciate meticolosamente assemblate e fatica a coglierne il senso. Sono accorpamenti crudeli e sadici: il richiamo è alla disumanità della guerra, ma anche alla consunzione del temporale.
I fantasmi femminili sospesi di Anu Poder in Svizzera
Nella seconda sezione, i corpi diventano visibili solo attraverso indumenti sospesi che raffigurano fantasmi senza sesso, che deambulano sospesi al soffitto negli abiti che racchiudono corpi invisibili e negano l’individualità fisica. Vagano asessuati nell’ultraterreno, con abiti e scarpe atemporali. Eppure, sono presenze. Dentro si possono immaginare anime che galleggiano, lasciando l’unica traccia dell’habitus indossato in vita.
Infine, Poder sposta l’attenzione dalla figura corporea ai sensi, al nutrimento e al desiderio. Una tenda di ferro fa da gabbia aperta, addolcita da ovetti Kinder; due grandi teste in filo di acciaio mostrano bocche spalancate con giganti lingue rosa che urlano silenti. Sembrano discutere tra loro, ma – laconiche – lasciano solo immaginare urla impercettibili. La parola è l’effimero che si deteriora e sparisce come l’odore di sapone, del cioccolato, del vecchio e del consunto.
Cristina Zappa
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