A Venezia l’Italia e la Cina dell’arte a confronto sull’isola di San Servolo
È la Venice International University a ospitare la mostra realizzata in collaborazione con il MoCa di Shanghai, che riunisce artisti italiani e cinesi per approfondire il tema “Stranieri ovunque”, a partire dall’esplorazione delle città contemporanee
Sull’isola di San Servolo, la Venice International University – fondata su iniziativa di Ca’ Foscari e IUAV – è in attività dal 1995 come centro internazionale di formazione avanzata e ricerca, centrato sullo scambio internazionale di saperi. Risponde, dunque, per sua stessa natura, all’input fornito dal tema della 60. Esposizione d’Arte Internazionale di Venezia: Stranieri ovunque. E per questo celebrerà la possibilità di stabilire connessioni tra mondi e culture lontane attraverso l’arte con la collettiva Travellers Mirror Cities, realizzata in collaborazione con il MoCa di Shanghai. Dal 19 aprile al 18 maggio 2024 (preview il 17 aprile), la mostra – a cura di Miriam Sun, direttrice esecutiva del MoCA di Shanghai, e Giuliana Benassi – riunirà artisti contemporanei cinesi e italiani, tra cui Qiu Anxiong, Josè Angelino, Rä di Martino, Guo Fei, H.H. Lim, Matteo Nasini, Oliviero Rainaldi, Gabriele Silli, Fu Tong, Jin Wang, Yang Yongliang.
La mostra “Travellers Mirror Cities” a Venezia
L’obiettivo è quello di rivelare una rete simbiotica che supera distanze e diversità, per concentrarsi invece sul ruolo dell’essere umano nel mondo. A partire dalle città, in quanto spazi geografici, sociali e culturali che racchiudono numerose stratificazioni di valori, non immediatamente visibili. È il viaggiatore a caricare di significati la città esplorata dalla mostra, per come vi si rapporta spiritualmente e per come, a propria volta, viene percepito da chi la abita, nel suo ruolo di “straniero”. Le opere intrecciano così una narrazione dinamica su due piani, uno evidente e l’altro nascosto. E molteplici sono anche le possibilità espressive e i mezzi tecnici di cui la collettiva vuole presentare un campionario quanto più possibile diversificato, facendo coesistere linguaggi artistici anche molto distanti tra loro. Lo scopo della mostra non è solo quello di far trovare ai viaggiatori le risposte agli enigmi visivi della città, ma anche di incoraggiare una più profonda contemplazione delle relazioni interpersonali.
Italia e Cina a confronto sull’isola di San Servolo
C’è spazio per esplorare il rapporto tra creazione artistica e intelligenza artificiale, approfondire l’estetica tradizionale orientale e metterla a confronto con le moderne pratiche di installazione, collegando la tradizione con la contemporaneità, e la Cina con il mondo. Il percorso presenterà, in anteprima, la serie di opere DNA ideate da Michael Levitt, premio Nobel per la Chimica 2013, e prodotte da Miriam Sun in collaborazione con un team di scienziati cinesi: un progetto che si concentra sul profondo impatto dell’editing genetico e dell’AI sul futuro dell’umanità, attraverso l’interazione di elementi audiovisivi, installazioni luminose, performance dal vivo estemporanee e sculture, in una fusione tra arte e musica (binomio che animerà anche il Padiglione Italia di Massimo Bartolini). Un’altra opera che incarna il concetto di simbiosi è l’installazione immersiva ambientale Flowing Bodies di Fu Tong, che combina la tecnologia moderna con elementi artistici primordiali; l’artista cinese presenta in mostra anche When I Think of You, sette sculture di lacrime stampate in 3D e ingrandite cento volte e lacrime proiettate a parete che rappresentano diverse fasi della vita umana: gli stranieri sono ovunque, ma indubbiamente condividiamo somiglianze e connessioni. Spazio poi per l’evocazione dell’aurora boreale di Josè Angelino, per le rielaborazioni di paesaggi urbani molto conosciuti – da New York a Shangai e Parigi – di Yang Yongliang (The Moonlight), per la scultura Hands di Oliviero Rainaldi, metafora del viaggio come esistenza. Rä di Martino si presenta invece con l’opera video L’eccezione, animazione della rovina di una statua sul love theme di Flashdance. Le opere sono intrecciate nello spazio architettonico esistente, mantenendo la propria autonomia, però mai creando dissonanza: un allestimento che vuole incoraggiare la comprensione dello straniero e, al contempo, una presa di consapevolezza più profonda del proprio io. Del resto fu Marco Polo, scomparso 700 anni fa, a stabilire un primo ponte interculturale tra Italia e Cina: un viaggio impresso nella storia della letteratura attualizzato dalla connessione tre gli artisti in mostra sull’Isola di San Servolo. Il progetto volerà poi a New York.
Livia Montagnoli
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