Taiwan è alla Biennale Arte di Venezia con una raccolta di video sulla guerra permanente

Le opere video di Yuan Goang-Ming al Palazzo delle Prigioni danno corpo a uno spaccato inquietante e poetico sull'isola rivendicata dalla Cina. E sulla fragilità del quotidiano

Ci sono (fortunatamente) pochi posti nel mondo la cui l’esistenza ruota attorno al concetto di guerra permanente, al punto da farlo diventare una delle proprie caratteristiche sociali: uno di questi è certamente Taiwan. Lo Stato, perlopiù concentrato nell’isola di Formosa, ospita il governo della Repubblica di Cina, su cui la vicina Repubblica Popolare Cinese avanza da sempre pretese di sovranità (e, a dirla tutta, viceversa). Questo il motivo per cui Taiwan si è scarsamente vista riconoscere una legittimità internazionale, e, in parole povere, vive nel terrore dell’inevitabile invasione revanchista. Una condizione ambigua, che si fa cuore della mostra Everyday War di Yuan Goang-Ming (1965, Taipei) organizzata dal Taipei Fine Arts Museum al Palazzo delle Prigioni di Venezia come Evento Collaterale alla Biennale Arte 2024. Al primo piano del Palazzo si trovano unicamente opere video, che in diverse forme esplorano idiosincrasie e disagi della società contemporanea, soprattutto quella taiwanese, con un filo rosso comune: la paura di perdere la propria casa e la propria pace.

Yuan Goang-Ming in mostra a Venezia

La mostra, curata da Abby Chen (Head of Contemporary Arte e Senior Associate Curator dell’Asian Art Museum di San Francisco), offre al pubblico una selezione di opere vecchie e nuove dello storico video-artista. Tra queste, due sono quelle create ad hoc: da una parte c’è la Everyday War che dà il nome al progetto, che mostra un tranquillo e deserto appartamento di città sfigurato da un anonimo attacco armato. L’inquietudine di una vita normale bruscamente interrotta non può non ricordarci le guerre che abbiamo visto scoppiare negli ultimi anni e mesi, dalla Siria a Gaza, passando per l’Ucraina. Poi c’è Flat World, una cucitura di paesaggi presi da Google Street View e montati assieme in un loop tramite IA. Accanto a queste opere, esposte su grandi schermi in un set che ricorda una casa, ci sono anche alcuni lavori famosi dell’artista, attivo nel campo dagli Anni Ottanta: l’impressionante The 561st Hour of Occupation, documentario dell’occupazione parlamentare del Movimento Studentesco dei Girasoli del 2014 o la minacciosa ricostruzione della Wanan Air Defense Drill (l’esercitazione annuale in caso di invasione) con riprese delle strade di una capitale disabitata. Sirene, esplosioni, grida che di colpo diventano silenzio: l’allegoria del passato che non cessa mai, e di un eterno presente diffuso e comune a tutto il mondo, rimbalza da uno schermo all’altro, oscillando tra monito inquietante e racconto poetico della fragilità. Con un messaggio ben chiaro: quella che per noi è un’ipotesi distopica “per Yuan Goang-Ming, un artista nato, cresciuto e attualmente residente a Taiwan”, ricorda la curatrice, “tutto questo è realtà”.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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