A Venezia i grandi poeti rivivono nelle opere di Ernest Pignon-Ernest
Per uno dei più importanti eventi collaterali alla Biennale, la Fondation Louis Vuitton invita a scoprire le opere di questo artista, tra i maggiori esponenti del situazionismo francese
Nella Laguna veneziana, la Fondation Louis Vuitton ha invitato l’artista nizzardo Ernest Pignon-Ernest a presentare Je est un autre – Io è un altro – mostra concepita appositamente per l’Espace Louis Vuitton, curata da Suzanne Pagé e Hans Ulrich Obrist. Si tratta di uno tra i più attesi eventi collaterali della Biennale Arte 2024, che vede protagonista uno degli esponenti del situazionismo francese.
Chi è Ernest Pignon-Ernest
Ernest Pignon-Ernest (Nizza, 1952), artista francese esponente del movimento Fluxus e del situazionismo, noto per l’impatto politico/sociale delle sue opere, si è avvicinato all’arte casualmente e da assoluto autodidatta.
Racconta in un’intervista che a 12 anni, senza volerlo, su Paris Match, scopre Picasso. Rivendica la sua bravura nel disegno sui banchi di scuola: la bravura che potrebbe avere un bambino che vuole imitare il reale. Poi nel 1954, Picasso dipinge Sylvette – “quella ragazza con la coda di cavallo per me è una rivelazione” dice commentando il dipinto. È allora che compra un libro su Guernica che lo segnerà per sempre.
A differenza di Picasso, Pignon-Ernest non ha mai voluto dipingere, ma ha continuato a creare disegni, inserendoli nella realtà e facendoli dialogare con la realtà. Dialogare con luoghi portatori di un potenziale significato drammatico. Mettendo i suoi lavori sui muri delle città, si crea una sorta di museo all’aperto, che si rivolge alla storia del territorio. Come quando apparve sui muri di Roma il poster con l’immagine di Pasolini, ribattezzato la Pietà del 21esimo secolo, raffigurante il cadavere dello scrittore portato in braccio dallo stesso Pasolini. Poster poi arrivato anche a Napoli, dove è stato attaccato tra il centro storico e la periferia nord, tra Santa Chiara e Scampia. Proprio in quegli stessi vicoli dove Pasolini aveva girato alcune scene del Decameron, per essere ammirato, fotografato e lacerato, condividendo la sorte delle moderne opere di Street Art. Ernest Pignon-Ernest ne è per l’appunto considerato il precursore.
Le opere in mostra all’Espace Louis Vuitton a Venezia
Le opere esposte, oltre al repertorio costituito da migranti e vagabondi, sono ispirate al già citato Pasolini, ad Arthur Rimbaud, Antonin Artaud, Jean Genet. Ci sono due ritratti inediti: la poetessa russa Anna Achmatova, i cui versi scritti durante il periodo staliniano sono ridiventati molto attuali, e la poetessa iraniana Forough Farrokhzhad, che influenza la protesta delle donne a Teheran contro l’obbligo di indossare il velo islamico. Nel disegno dell’artista che la ritrae, l’intenso ovale del volto è marcato. Le labbra leggermente accentuate e lo sguardo attento e volitivo rimandano a chi è decisa a non desistere dalla lotta.
Il titolo della mostra di Venezia e la riflessione sulla poesia di Ernest Pignon-Ernest
Ripensando al titolo della mostra – J’est un autre – alla domanda su chi sia l’altro che vi è citato, Ernest Pignon-Ernest risponde “è lo straniero, il poeta. Colui che cerca l’altrove, l’interprete lungimirante di una cultura che non esiste ancora”. Un po’ come Pasolini, che intuì in anteprima le disastrose conseguenze del consumismo e il deterioramento dei rapporti interpersonali. L’apporto così incisivo della poesia nell’arte di Ernest Pignon dipende dal fatto che per lui sono i poeti a personificare i valori in cui crede. Pablo Neruda è il simbolo del Cile del suo tempo. Maḥmūd Darwīsh, il poeta palestinese è il cantore dei tanti costretti ad abbandonare la loro terra, e Charles Baudelaire, che osserva il caos del suo tempo e lo ripropone come condizione permanente dell’esistere. E poi di nuovo Pasolini, nel suo aver preso le distanze dal Sessantotto, dopo essersi reso conto di come la sua esasperazione edonista avesse finito per aprire varchi alla reificazione del corpo.
Fausto Politino
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