A Venezia durante la Biennale ci sarà una grande mostra su Armando Testa tra pubblicità e arte
Il pubblicitario torinese ha fatto la storia della cultura visiva moderna con le sue invenzioni ironiche e fuori dagli schemi. Dai manifesti ai caroselli, alle campagne di comunicazione su temi sociali. Una produzione alimentata da un indubbio talento artistico, celebrato a Ca’ Pesaro durante la Biennale
Ci sarà modo anche di apprezzare opere inedite in occasione della mostra dedicata ad Armando Testa (Torino, 1917 – 1992) per valorizzare la versatilità e il genio del creativo piemontese. La rassegna, a cura di Gemma De Angelis Testa, Tim Marlow (direttore del Design Museum di Londra) ed Elisabetta Barisoni, aprirà la stagione espositiva della Galleria Internazionale di Arte Moderna di Ca’ Pesaro, a Venezia, in concomitanza con l’apertura della Biennale Arte, a partire dal 20 aprile e fino al 15 settembre 2024. Proprio Ca’ Pesaro, del resto, esponeva un anno fa le opere donate ai Musei Civici di Venezia dalla moglie del pubblicitario, grande collezionista e fondatrice dell’Associazione Acacia per promuovere l’arte contemporanea italiana (una donazione che è valsa a Gemma De Angelis Testa il Leone d’Oro).
La mostra su Armando Testa a Venezia
Ora il focus è sulla produzione di Testa, sul suo percorso artistico e sull’impatto avuto sulla cultura visiva contemporanea. Partendo dagli esordi torinesi presso la Scuola Tipografica Vigliardi Paravia e con l’insegnamento di Ezio D’Errico, l’esposizione evidenzia la pluralità di linguaggi espressivi sperimentati da Testa nel corso di una carriera ultratrentennale, da protagonista della comunicazione e creatore di icone entrate nell’immaginario collettivo. Si vuole sottolineare, però, anche l’influenza esercitata su artisti contemporanei che dalle sue “visioni” hanno tratto e ancora traggono ispirazione. Tra le tappe da segnalare, il primo concorso vinto nel 1937 per ICI (Industria Colori Inchiostri), l’apertura dello studio grafico che nel 1956 diventa un’agenzia di pubblicità ancora in attività (con sedi a Torino, Milano, Los Angeles), da cui scaturiscono la ricerca dell’immediato dopoguerra per importanti aziende come Martini & Rossi, Carpano, Borsalino e Pirelli (sono già maturi i tempi per la realizzazione di alcune iconiche invenzioni), le pubblicità e i loghi per Lavazza, Sasso, Carpano, Simmenthal e Lines. Nel 1960, Testa vince anche il concorso per realizzare il manifesto delle Olimpiadi di Roma.
Armando Testa, tra icone della pubblicità e campagne sociali
Negli stessi anni, nascono alcune delle immagini e delle animazioni per la televisione entrate nella storia della pubblicità, come gli indimenticati Caballero e Carmencita per il caffè Paulista di Lavazza (1965), gli abitanti del pianeta Papalla per i televisori Philco (1966), l’ippopotamo azzurro Pippo per i pannolini Lines (1966-1967), le campagne per l’olio Sasso (1968) e per la birra Peroni (1968). Una produzione che mette in luce la volontà di approcciarsi alla comunicazione con ironia e fuori dagli schemi. Accanto ai lavori commerciali esiste, però, anche l’impegno legato alla divulgazione di temi sociali e alla diffusione culturale, dalle campagne per Amnesty International a quelle per il referendum sul divorzio, per la povertà e la fame nel mondo. Dal punto di vista formale, la mostra approfondisce le sperimentazioni ricorrenti su alcuni temi: la figura umana, le geometrie (si pensi all’efficace sintesi del manifesto Punt e Mes, nel 1960), i pieni e i vuoti, il positivo e il negativo, le mani.
Armando Testa e l’arte
Per farlo, oltre all’ampia selezione di manifesti che indagano il connubio immagine-parola, l’esposizione si avvale anche di interviste e contributi video, tra cui il documentario Armando Testa – Povero ma moderno (2009) di Pappi Corsicato. E poi apre un capitolo inesplorato sul lascito artistico di Armando Testa, attraverso le sue intuizioni come pittore, scultore, disegnatore, dalla serie di dipinti sulle dita agli Omaggi a Mondrian, dalle Croci alle ironiche Sedie AT. “Credo che i suoi pensieri nascessero prima come immagini e poi come parole, e questa peculiarità era dovuta alla sua formazione di pittore e di grafico; però era affascinato dalla potenziale fluidità dei processi creativi e dall’interazione tra immagini e materiali”, scrive a riguardo Tim Marlow nel catalogo della mostra. Diversi sono i progetti espositivi che hanno omaggiato il lavoro di Testa dopo la sua scomparsa, fino all’ultimo focus di Galleria Continua, nel 2019, con la collaborazione di Michelangelo Pistoletto. Per la prima volta, però, la sua produzione viene esposta a Venezia, dopo l’ingresso nelle collezioni civiche di 17 sue opere. Per l’occasione sarà presentato anche un progetto ad hoc realizzato da un gruppo di giovani street artist.
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati