A Bergamo tre artiste portano in scena le urgenze del mondo con fotografia, video e performance
Questione ambientale, rivolte politiche e ritiro sociale sono le tematiche affrontate dal progetto “VOCI”, presentato negli spazi del Monastero del Carmine al centro di un ampio intervento di riqualificazione culturale
Sono Lara Almarcegui (Saragozza, 1972), Elena Bellantoni (Vibo Valentia, 1975) e Francesca Grilli (Bologna, 1978) le artiste protagoniste di VOCI (25 maggio – 30 giugno 2024), il progetto espositivo a cura di Paola Tognon presentato a Bergamo dall’associazione Contemporary Locus. Tra video installazioni, fotografie, sculture e performance gli spazi del Monastero del Carmine, edificato nel XIV Secolo e oggi al centro di un importante progetto biennale di riqualificazione culturale (dal nome Acciaio e Cotone), VOCI affronta tematiche urgenti del contemporaneo, quali la questione ambientale, le rivolte politiche e il ritiro sociale.
VOCI a Bergamo. L’opera di Lara Almarcegui mimetica militanza poetica
Si chiama EXPLORATION RIGHTS, ATESINO SUPERVOLCANO, Lagorai Mountain Range l’opera presentata da Almarcegui che per oltre 20 anni ha lavorato in diverse aree geografiche naturali e urbane cercando di rendere visibili luoghi e siti abbandonati o inutilizzati, ma anche, a volte, inaspettatamente preservati: “l’artista ha rivolto la sua attenzione sulla materia e sull’analisi dei materiali che costituiscono tutto ciò che ci circonda e in particolare sui materiali compositi utilizzati per le costruzioni. Il suo lavoro verte sul rapporto tra architettura e territorio a partire da una disamina del suo sfruttamento che comprende anche il sottosuolo che è, ancora oggi considerato come risorsa pubblica disponibile”, racconta la curatrice. Per realizzare le opere in mostra (una serie di fotografie) Lara Almarcegui ha chiesto e ottenuto l’autorizzazione di esplorazione scientifica della catena montuosa del Lagorai in Trentino, per esplorarne il substrato vulcanico e in particolare la sua materia, fatta di riolite (o porfido), potenzialmente – secondo l’artista – adatta quale materiale da costruzione. Descritta come un’operazione di “mimetica militanza politica”, l’intervento artistico si discosta volutamente dall’attivismo ambientale, non solo per la ricerca estetica che lo caratterizza ma anche per la sua “specifica capacità di svelare l’ambivalenza di un complesso sistema di appropriazione e trasformazione ambientale”. In mostra, oltre alle fotografie di grande formato, è presente anche lo stesso permesso che ha consentito l’operazione scientifica, coordinata dal geologo Mirko Demozzi durante il periodo del disgelo.
VOCI a Bergamo. Rivolte sociali e politiche nelle installazioni video di Elena Bellantoni
È vincitrice della IV edizione dell’Italian Council l’opera On the Breadline, realizzata tra il 2018 e il 2019 in Serbia, Grecia, Turchia e Italia. L’obiettivo dell’artista, delineando questa “linea del pane”, è quello di raccontare attraverso un’ installazione video le inquiete geografie contemporanee del Mediterraneo periferico: “Intesa dall’artista soprattutto come linea di povertà e usata ancora oggi nelle statistiche internazionali per separare la sussistenza dall’indigenza assoluta, questa linea fa riferimento al pane, elemento simbolo delle culture che si affacciano sul mediterraneo e che proprio nelle ‘rivolte del pane’ hanno mostrato le prime rivendicazioni delle classi subalterne nei grandi passaggi di sistema e di pensiero all’inizio del XIX secolo. Punto di partenza per l’artista è la farina, il pane, la polvere di grano. Elementi di vita a loro volta sinonimi, simbolici e non, del denaro (come la pagnotta o la grana)”, spiega Paola Tognon. Le immagini in mostra propongono condomini brutalisti del Block 23 a Novi Beograd, l’aeroporto abbandonato Hellinikon di Atene, i cantieri navali dismessi del Corno d’Oro a Istanbul e l’ex Fiera del Mediterraneo a Palermo, ossia luoghi costruiti un tempo per rappresentare ideologie e progresso e di cui oggi vediamo solo gli scheletri. Le riprese “composte e solenni sulle figure femminili all’interno di spazi obsolescenti narrano utopie mancate, dove la parola si fa voce, e quindi corpo, per diventare infine parola agita – parola performata”.
VOCI a Bergamo. Francesca Grilli e la performance sull’isolamento sociale e relazionale
Si tratta della prima italiana della performance Record quella ospitata sabato 25 e domenica 26 maggio 2024 (in quattro repliche) al Monastero del Carmine, dove l’isolamento sociale e relazionale è portato in scena da Francesca Grilli insieme alla serie fotografica Hand. “Hikikomori è il termine giapponese che descrive una patologia sociale che porta alcune persone, soprattutto giovani dall’adolescenza in poi, a rifiutare il contatto con il mondo esterno, e che scelgono di rimanere tra le mura domestiche. Il fenomeno del ritiro sociale è oggi diffuso in tutte le geografie occidentali, con un numero crescente di giovani che si chiudono nelle loro stanze. In una società che fa del fallimento uno dei suoi più grandi tabù, le giovani generazioni faticano a lanciarsi nella vita, sentono il peso di aspettative irraggiungibili, hanno paura di dichiararsi al mondo”, spiega l’artista. In Record un coro di giovani di Bergamo coinvolti nel progetto canta, affacciandosi da vari punti del monastero (dalle finestre al porticato), i messaggi scambiati dall’artista nell’arco di un anno con un ragazzo hikikomori. “In Record sia dal punto di vista coreografico che musicale l’atmosfera ci avverte continuamente di una possibile caduta. Sono infatti continui i rilanci e le alternanze vocali di un coro che si trova in una posizione fisica di disequilibrio richiamando la sfida di chi deve definirsi nel mondo”, conclude Grilli.
Caterina Angelucci
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