Giungla. Parte il festival di arte contemporanea che riscopre lo storico mercato di Lucca
Il Mercato del Carmine, nel centro di Lucca, fu fondato alla metà del Novecento negli spazi dell’ex convento dei Carmelitani Scalzi. Oggetto di un ambizioso progetto di restauro, apre le porte per un weekend all’insegna dell’arte e del confronto con la natura
Finora di casa all’Orto Botanico di Lucca, Giungla conquista quest’anno gli spazi del Mercato del Carmine. Il festival di arte contemporanea che dal 2020, con cadenza annuale, mette in relazione uomo, natura, tecnologia e scienza celebra dal 3 al 5 maggio la sua quinta edizione, sempre offrendo una programmazione che accompagna la mostra collettiva con talk, laboratori e incontri, previsti per il mese di novembre 2024 (dal 14 al 17 del mese), quando avrà luogo il secondo round dell’evento.
Ma proprio in relazione alla scelta – non casuale – dello storico mercato lucchese è d’obbligo una premessa.
La storia del Mercato del Carmine di Lucca
Nato sulla struttura del convento dei Carmelitani Scalzi, liberato a seguito della soppressione degli ordini religiosi nel 1866, il Mercato del Carmine – inaugurato nel 1936 per offrire un riparo coperto ai banchi dell’adiacente “mercato delle vettovaglie” di piazza Anfiteatro – ha inglobato importanti porzioni del complesso monastico medievale. All’epoca, i banchi di vendita e le botteghe trovarono posto tra le navate della chiesa e nel chiostro conventuale, con il campanile trasformato in torre con orologio e una facciata in stile razionalista realizzata per l’occasione. Oltre al progressivo degrado dovuto all’abbandono della struttura da parte degli operatori commerciali, negli ultimi anni si è evidenziata la necessità di riqualificare la struttura, procedendo innanzitutto al restauro e al risanamento conservativo dell’area dell’antica chiesa.
Il progetto di restauro del Mercato del Carmine
Progetto finalmente in procinto di concretizzarsi grazie agli stanziamenti del Pnrr (oltre 3 milioni di euro la cifra prevista per il cantiere) e sotto la supervisione della società 4223 srl, che nel 2023 ha vinto la procedura di evidenza pubblica per la gestione del mercato che verrà. Nel frattempo le prime perlustrazioni hanno portato alla scoperta di affreschi databili al Quattrocento e al Seicento, e si attendono le autorizzazioni della Soprintendenza per iniziare i lavori di restauro, che dovrebbero concludersi entro il 2026. Ma è già chiara la direzione intrapresa dal collettivo di giovani soci di 4223, che negli ultimi mesi hanno aperto lo spazio per un confronto di idee con la città: il “nuovo” Mercato del Carmine accoglierà botteghe gastronomiche e attività alimentari, ma sarà anche centro culturale e spazio per eventi, mostre, concerti, festival.
“Giungla”: il tema dell’edizione 2024 del festival
Come appunto Giungla, anticipazione sullo spazio che rinascerà nel prossimo futuro, che al mercato chiama a raccolta artisti e ricercatori impegnati a riflettere sul concetto di Radicale, tema dell’edizione 2024. Partecipano alla mostra collettiva vecchie e nuove conoscenze del festival: Bertrand Dezoteux, David Lucchesi, David Paolinetti, Josse Renda, Gözde Mimiko Türkkan, Tatiana Villani e il progetto Five Radio Stations (con Keren Cytter, Benedikt H. Hermannsson, Hylozoic/Desires, Daniel John Jones e Seb Emina, Emeka Ogboh), ognuno con il proprio linguaggio espressivo, sul tema proposto dalla curatrice Irene Panzani. Si giocherà, nello specifico, sull’equilibrio tra due termini – radicato e radicale – che pur derivando entrambi da radice, rimandano a due significati distanti, il primo legato all’appartenenza a una terra, il secondo sinonimo di innovatore e progressista. La ricerca di Giungla Radicale starà nel mezzo, tra l’attaccamento alle proprie tradizioni e il desiderio di migrare per rompere con il proprio passato, affrontando temi come le migrazioni, il digital divide, le pratiche artigianali a quelle artistiche del presente. E il mercato del Carmine, in origine luogo di spiritualità ora proiettato verso un futuro da centro culturale, offre il terreno ideale per questo confronto, tanto più che gli stessi componenti della società 4223 sono lucchesi rientrati a casa dopo un passato da expat, per dare vita a un progetto innovativo nella loro terra.
In mostra ci sarà spazio per gli acquerelli di Dezoteux e l’installazione site specific di Paolinetti, per la riflessione sull’Antropocene di Türkkan e per i dialoghi tra terra e cielo del progetto Five Radio Stations, che raccoglie inedite opere sonore di artisti da tutto il mondo.
Livia Montagnoli
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