Memoria e miracoli al femminile nella doppia mostra alla T293 di Roma
Alla Galleria T293 di Roma, le suggestioni afghane di Hangama Amiri e i riferimenti all’arte cristiana di Brittany Miller danno vita a una doppia mostra. Che indaga lo spazio domestico come dimensione psicologica e rivelatrice
Alla Galleria T293 di Roma è aperta la doppia mostra Reminiscences II – Saint Radio di Hangama Amiri e Brittany Miller. Due artiste, due giovani donne e due storie molto distanti: Amiri, nata nel 1989 in Afghanistan, ma costretta a fuggire dal suo Paese con la madre e i fratelli, a trovare rifugio in Tagikistan, e a separarsi dal padre immigrato tra la Danimarca e la Norvegia per nove anni; Miller, statunitense nata nel 1990, proveniente da una famiglia fondamentalista cattolica e bianca, che vive e lavora a New York. Entrambe, però, sono impegnate in una rielaborazione della propria appartenenza culturale e personale attraverso l’arte, entrambe legate allo spazio domestico come dimensione psicologica e rivelatrice, entrambe alla ricerca di tecniche e linguaggi artistici personali.
Hangama Amiri in mostra a Roma
Hangama Amiri, che oggi vive a New Haven, negli USA, e ha al suo attivo una lunga serie di mostre, residenze artistiche, e un MFA alla Yale School of Art, ritorna sul suo vissuto trasformando le fotografie di famiglia in composizioni di stoffe, tinte e texture giustapposte che formano arazzi incredibilmente espressivi e prospetticamente complessi, caratterizzati da una meticolosa tecnica che si può far risalire alla tradizione afghana, ma che Amiri rivoluziona e adatta ai propri scopi espressivi. Il suo è un racconto di malinconia e nostalgia, di esilio, di distanza dagli affetti più cari; ma anche, tra le righe, quello di un’altra figura femminile: la madre, rappresentata elegantemente vestita e con i capelli fluenti, i cosmetici tra gli oggetti di uso quotidiano, i fiori, e tutti i piccoli strumenti umani che possono aiutare a resistere alle difficoltà.
Le opere di Brittany Miller da T293
Brittany Miller, con un MA alla Columbia University e una solida cultura figurativa occidentale, attinge a piene mani al linguaggio visivo della storia dell’arte cristiana e all’iconografia del mistico, del salvatore, del santo in estasi, lasciandoci assistere a silenziose ma folgoranti epifanie di presenze ultraterrene che irrompono nella quotidianità come misteriosi emissari di alti mondi o del soprannaturale, ma che in una metafora laica possono essere interpretati, anche, come agnizioni improvvise di un’idea o di una verità. La tecnica, un raffinato e ipnotico andamento linearefitto e parallelo diviso in campiture di colore, assorbe il nostro sguardo in queste scene miracolose all’interno delle quattro mura di una camera da letto, trasformando la figurazione sacra in una vibrazione psichedelica non priva di ironia e spirito dissacrante.
Mariasole Garacci
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