Tre mostre a Milano celebrano il grande artista Hidetoshi Nagasawa
Milano rende omaggio all’artista giapponese che con l’Italia e con la città ha sempre avuto un rapporto speciale. Tre mostre lo raccontano nel periodo tra il 1969 e il 2018
Attraverso un vasto e articolato piano espositivo Milano rende omaggio a Hidetoshi Nagasawa (Mudanjiang, 1940 – Milano, 2018), artista nato in Manciuria ma di origine e nazionalità giapponese, il quale, giunto nel capoluogo lombardo nel 1967, vi rimase poi sempre, fino alla sua scomparsa. La profondità e complessità della sua ricerca, confermata da ampi riconoscimenti a livello internazionale, ha ora modo di essere verificata lungo tutto l’arco della sua carriera artistica in Italia grazie all’iniziativa di Moshe Tabibnia e di Casa degli Artisti in collaborazione con l’Archivio Nagasawa, i quali, affidandosi alla regia di Giorgio Verzotti, hanno promosso l’esposizione di una vasta rassegna di opere, dislocata in tre sedi distinte. Hidetoshi Nagasawa 1969-2018 è una mostra antologica di proporzioni museali che si divide tra la Galleria Building, la Galleria Moshe Tabibnia e Casa degli Artisti.
La mostra di Nagasawa alla Galleria Building di Milano
È nei locali di Building che troviamo la sezione di gran lunga più ricca e sostanziosa, con una quarantina di opere del maestro nipponico, a partire dai video che documentano le sue performances dei primi anni italiani, fino alle sue estreme opere su carta del 2018, oltre a due lavori inediti, Cubo e Nastro, entrambi del 2012. La mostra non segue un criterio cronologico ma si snoda in relazione alle esigenze dello spazio su tre dei quattro piani della galleria.
A pianterreno si nota prima di tutto un rarefatto capanno pensile aggrappato alla parete, Casa del poeta (1999), mentre dietro il tramezzo che divide la sala si profila la sagoma della stupenda Barca (1980-1981) intagliata nel marmo con un virtuosismo da artigiano rinascimentale: se la sua forma spumosamente barocca pare modellata e incisa direttamente dalle correnti acquatiche, essa si raccorda poi alla terra tramite il suo albero, un vivo e vegeto alberello che si proietta nell’aria come un getto di energia vitale.
Al primo piano, al centro della sala, vediamo snodarsi lungo il pavimento il fluido profilo di Colonna (1972), che si articola come l’ossatura di un rettile o la schiena di un favoloso animale fossile, le cui singole “vertebre” sono tutte scolpite in marmi di diversa provenienza e separate da minime intercapedini che le legano in una sorta di catena energetica in cui vuoto e pieno si integrano e si completano a vicenda. L’opera posta sul lucernario, Top of Pyramid(1969), che prevede che lo spettatore immagini lo sviluppo di questa piramide nel vuoto, esemplifica l’aspetto più mentale e zen del lavoro di Nagasawa.
La mostra di Nagasawa alla Galleria Moshe Tabibnia di Milano
Al secondo piano spiccano opere come Ariadne e Selinunte dormiveglia, in marmo, entrambe del 2009, che, come sottolinea Verzotti, “già dal titolo evocano momenti e aspetti della cultura antica occidentale che l’artista usava come dei ponti tra la sua cultura orientale e la nostra”.
Alla Galleria Moshe Tabibnia troviamo un’altra versione di Barca (1983-1985), sintetizzata qui in una struttura quasi immateriale in ottone e carta giapponese che evoca i contorni di un natante e che si pone in dialogo con gli antichi tappeti alla cui esposizione la Galleria è dedicata, in un’atmosfera che, condita di molteplici suggestioni orientaleggianti, rimanda alle implicazioni spirituali contenute nella tematica della navigazione e del viaggio.
Anche Casa degli Artisti non poteva mancare di unirsi a questa celebrazione: fondata nel 1909 come centro cittadino per promuovere le ricerche di quanti lavoravano nel settore dell’arte fornendo loro spazio e sostegno, nel 1979 fu riportata alla sua originaria funzione da un gruppo di artisti e critici (Jole De Sanna, Luciano Fabro, Paola Brusati, Giuseppe Spagnulo) di cui anche Nagasawa faceva parte.
La mostra alla Casa degli Artisti di Milano
Oggi, dopo tante vicissitudini, reinstallandovi alcune delle sue opere, Casa degli Artisti fa rivivere dunque proprio quello che fu lo studio di Nagasawa, dopo averlo consacrato ufficialmente intitolandolo alla sua memoria con una cerimonia ufficiale, svoltasi l’8 maggio. Nell’atelier al primo piano in cui l’artista giapponese lavorò per trent’anni troviamo così una selezione di disegni, maquettes e calchi preparatori (la maggior parte dei quali sono presentati al pubblico per la prima volta) che sottolineano la dimensione progettuale e ideativa dell’artista. Inoltre, sulla terrazza antistante trova spazio Compasso di Archimede (1991), un’opera di grandi dimensioni che ben illustra la poetica di Nagasawa, tesa allo svelamento di rapporti di tensione ed equilibrio nel corpo stesso della scultura. Le forze che si diramano dalle tre barre di ferro convergenti che compongono questa struttura confluiscono in un punto di raccordo in cui troviamo sospesa una gabbia, in un equilibrio di vuoto e pieno che scaturisce dalla tensione dinamica che pervade l’intera composizione.
Alberto Mugnaini
a cura di Giorgio Verzotti
Galleria Building, Milano// fino al 20 luglio 2024
Galleria Moshe Tabibnia, Milano// fino al 25 maggio 2024
Casa degli Artisti, Milano// fino al 4 giugno 2024
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