Gli acquerelli di Mark Rothko in mostra a Oslo

Pochi lo sanno, ma le opere di Rothko vanno ben oltre l’Espressionismo Astratto su tela per cui è in genere noto. A Oslo, una grande mostra risale fino agli albori della sua pittura, offrendone un’insolita prospettiva

Il Nasjonalmuseet di Oslo ospita la prima grande retrospettiva in Scandinavia su Mark Rothko (Daugavpils, 1903 – New York, 1970), che si concentra su un aspetto meno noto della sua carriera: i dipinti su carta. Oltre 80 pezzi, ripercorrono la produzione dell’artista.

Mark Rothko tra dipinti e acquerelli

Gioia, disperazione, estasi, tragedia: questi sono alcuni dei temi che ha cercato di esprimere nella sua pittura luminosa. Di origini lettoni, Mark Rothko, pseudonimo di Markus Yakovlevich Rothkowitz, è universalmente conosciuto per i suoi grandi quadri astratti su tela, ma in realtà dipinse anche circa 1.000 opere su carta. Opere che sfidano le idee su cosa sia un dipinto e rivelano un aspetto dell’arte di Rothko sinora poco considerato. La mostra norvegese dedica proprio uno spazio ai paesaggi, ai ritratti e alle composizioni surrealiste dipinte con questa tecnica, alla luce dei quali meglio si comprende la ricerca dell’artista che lo porterà ai celebri campi di colore. 

Mark Rothko: dagli esordi al successo

Radicale non soltanto nell’arte ma anche nel punto di vista, Rothko crebbe nella Portland operaia del sindacalismo rivoluzionario, dove era immigrato nel 1913 con la famiglia. La perdita del padre, pochi mesi più tardi, lo gettò in uno stato di ansia e rabbia. Riuscì però a diplomarsi alla Lincoln High School e ottenne una borsa di studio per Yale, che lasciò però due anni, nel 1923, perché non ne il perbenismo borghese. Il momento chiave per lo sviluppo della sua carriera artistica fu il trasferimento a New York nel 1923, dove si iscrisse alla Parsons School of Design e frequentò i corsi della Art Students League, tenuti da Max Weber, e pagandosi gli studi lavorando come tagliatore e contabile nel Garment District. 
Il debutto nel mondo dell’arte arrivò nel 1928, con una collettiva di giovani artisti presso la Opportunity Gallery. I suoi dipinti, inclusi interni oscuri, lunatici, espressionisti, e scene urbane, furono generalmente ben accolti da critici e colleghi. 

La mostra di Mark Rothko al Il Nasjonalmuseet di Oslo

Le opere degli esordi di Mark Rothko

La mostra norvegese ripercorre cronologicamente le varie fasi della carriera di Rothko, partendo da quella più strettamente figurativa, ma nella quale i campi di colore sono già presenti come una sorta di inconfondibile firma artistica. 
In questa prima fase, fra gli anni Trenta e Quaranta, sviluppò un approccio soggettivo all’arte, dipingendo il mondo così come lo viveva, come ebbe occasione di dichiarare “Mi interessa solo esprimere le emozioni umane fondamentali: tragedia, estasi, rovina e così via, e il fatto che molte persone crollino e piangano di fronte alle mie foto dimostra che comunico quelle emozioni umane fondamentali”. Dietro a questo ragionamento istintivo, c’era però anche una profonda conoscenza dell’arte dell’epoca, perché ammirava il lavoro di Cézanne Henri, la cui impronta è riconoscibile nelle opere di questi anni, con gli intarsi di colori, il geometrismo della forma, 
I primi dipinti di Rothko raffiguravano aspetti della vita cittadina e la solitudine e l’alienazione dell’individuo nella moderna società occidentale; le sue figure femminili, nude o meno che siano, sono rappresentative di questa fase pittorica; ritratti caratterizzati dalla giustapposizione di superfici opache e lucide, ravvivate da pennellate più spesse. Emblematiche, le Bagnanti (1934), vicine ma distanti, che si specchiano l’una nell’altra in tensione serpentina contro la riva del mare appena inclinata. Già si notano, in tali acquerelli i segni distintivi delle astrazioni che sarebbero venute nel decennio successivo, così come nei paesaggi, dove il fogliame e i tronchi degli alberi rasentano il gesto puro e il reticolo modellato.

Le opere mitologiche di Mark Rothko

Alla fine del decennio, la ricerca di Rothko si rivolge alla mitologia classica, in particolare a figure mitologiche quali Edipo, Antigone, Ifigenia. L’artista aveva fatto suo il pensiero di Nietzsche, secondo il quale la tragedia greca servirebbe a riscattare l’uomo dai terrori della vita mortale. Gli archetipi di Rothko raffiguravano la barbarie e la civiltà, le passioni dominanti, il dolore, l’aggressività e la violenza come fenomeni primordiali, atemporali e tragici, senza bisogno di prendere posizione sulla guerra come evento storico, giocando invece con la storia a livello metaforico. Infatti, interpretava i simboli mitologici come immagini operanti in uno spazio della coscienza umana che trascende la storia e la cultura di una specifica epoca. Ma pur non venendo evocato, il fantasma della guerra rimaneva come sospeso anche sulle atmosfere di Rothko.

Mark Rothko. Paintings on Paper, installation view at Nasjonalmuseet, Oslo 2024. Photo Børre Høstland © 2024 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko
Mark Rothko. Paintings on Paper, installation view at Nasjonalmuseet, Oslo 2024. Photo Børre Høstland © 2024 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko

Il Surrealismo di Mark Rothko

Nel 1942, in seguito al successo delle mostre di ErnstMiróPaalenTanguy e Dalí, immigrati negli Stati Uniti a causa della guerra, il Surrealismo conquistò New York e anche Rothko stesso, che ne frequentò le atmosfere per circa un anno: la società primitiva, con i suoi riti e il suo patrimonio della memoria è il soggetto principale di questa nuova fase pittorica, che ha in Baptismal Scene (1945) uno dei suoi punti più alti; con un andamento compositivo sinuoso e musicale che ricorda Kandinskij. L’opera saluta la consacrazione della nuova civiltà che nasce sulle ceneri della Seconda Guerra mondiale. 

L’Espressionismo Astratto di Mark Rothko

Quella del Surrealismo fu una breve stagione: appena un anno, e lasciò il posto all’Espressionismo Astratto. Stule con cui Rothko avrebbe dato libero e definitivo sfogo ai campi di colore.
Sulla ridotta superficie della carta, forme e colori non possono sperare di dominare fisicamente l’osservatore; il lavoro si concentra sulle questioni ottiche, dove i colori intensi e le forme semplici producono un’avvincente attrazione magnetica. Questi dipinti, più vicini alla dimensione fisica umana, danno la sensazione di vedere se stessi riflessi nelle loro forme luminose.

Niccolò Lucarelli

Mark Rothko. Paintings on Paper
Nasjonalmuseet, Oslo
Fino al 22 settembre 2024

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

Scopri di più