Il modello economico del Centre Pompidou di Parigi è “insostenibile” dice la Corte dei conti
L'audit della Corte dei conti francese arriva in concomitanza con le difficoltà finanziarie date dal grande progetto di ristrutturazione in corso e dalla creazione di una ulteriore filiale. Per non parlare degli scioperi dei lavoratori
“Al momento, il Centre Pompidou non ha i mezzi per finanziare da solo i suoi progetti di sviluppo e di investimento”. È un po’ un colpo il “messaggio di estrema vigilanza” del presidente della Corte dei conti francese Pierre Moscovici rivolto al museo e al Ministero della Cultura (che lo governa), riportato per primo da Le Monde. Tantopiù che il Centre Pompidou sta attraversando un momento delicato, soprattutto economicamente: siamo infatti nel mezzo di un grandissimo progetto di ristrutturazione del museo, affiancato dalla creazione della una nuova “Fabbrica dell’Arte” in periferia e condito con lo scontento dei dipendenti sfociato in sciopero qualche mese fa. Insomma, un bel guaio per il museo francese.
Le mostruose spese del Centre Pompidou di Parigi
Il rapporto prende in esame lo stato delle finanze del Centre Pompidou tra il 2013 e il 2022, periodo durante il quale il museo ha intrapreso una ristrutturazione completa della sede firmata da Renzo Piano e Richard Rogers, con relativa chiusura per almeno cinque anni a partire dal 2025. Un progetto da 358 milioni di euro che, a causa dei ritardi, ha richiesto una ristrutturazione interna da almeno 200 milioni. A questo si è aggiunta la costruzione di un nuovo deposito e spazio espositivo da oltre ventimila metri quadri nella periferia di Parigi, a Massy, in apertura nel 2026: questo costerà 254 milioni, più 142 milioni per riadattamento spese e inflazione. Non è difficile capire perché la Corte dei conti abbia definito il modello del museo “difficilmente sostenibile”, a maggior ragione viste le agitazioni dei dipendenti per le mancate rassicurazioni su ciò che avverrà dopo la riapertura.
I fondi del Centre Pompidou
Eppure, da fuori, non si può dire che il Centre Pompidou se la passi male. A differenza dei principali musei parigini, le sue entrate sono regolari con 2,62 milioni di ingressi nel 2023. Poi, negli ultimi dieci anni, il Centre Pompidou ha diversificato le proprie risorse promuovendo il suo marchio e le varie collezioni – che toccano collettivamente le 120mila opere, rendendolo il secondo museo di arte moderna e contemporanea più grande al mondo –, con espansioni attuali e future tra Spagna, Cina, USA e Corea del Sud. Poi, il museo vanta una partnership a lungo termine con l’Arabia Saudita, istituita lo scorso anno, che contribuisce a generare altre entrate. Nonostante questo, il museo deve raccogliere da solo i propri fondi entro l’inizio del 2025 (al massimo) e, a oggi, è a quota 39 milioni. L’audit della Corte dei conti resta quindi una spada di Damocle, soprattutto se si considera che contiene una forte esortazione a migliorare l’ammortizzazione del budget e il controllo delle spese. Buste paga comprese.
Giulia Giaume
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