Storia di Mario Bocchi, l’artista che cenava con Picasso
Con documenti e foto d’epoca, la mostra all’Ape Museo a Parma ricostruisce la storia del rapporto tra Mario Bocchi e l’artista spagnolo. Un genuino desiderio di incontrarsi, cominciato al museo e finito con una cena
Quante decisioni si prendono conversando amabilmente a tavola, a volte per caso, assaporando cibi, sorseggiando buon vino? Ed è in questo intreccio confuso di idee che può nascere un progetto, qualcosa da concretizzare insieme, una volta individuata una prospettiva comune. E se il tema è l’arte, allora particolarmente densi e stimolanti diventano alcuni incontri a cena, specie se, tra i convitati, ci sono menti stupefacenti, che hanno rivoluzionato la concezione stessa dell’opera pittorica. Picasso è uno di questi. È proprio a lui, che – in occasione del centenario dalla nascita di Mario Bocchi – la Fondazione Monteparma, in collaborazione con l’Archivio Storico Bocchi, dedica una mostra speciale all’Ape Museo di Parma: A cena con Picasso. Tra arte e libertà, l’amicizia dell’autore di Guernica con Mario Bocchi.
La cena a casa di Picasso nella mostra all’Ape Museo di Parma
Tanti i documenti inediti, immagini mai esposte prima, dediche. Alcune foto dove non è ripreso Bocchi sono però scatti nati proprio dalla macchina fotografica di Bocchi.
Il titolo nasce dalla storica cena che si è svolta nel 1964 a Mougins, in Francia, a casa di Picasso, che solitamente non amava essere ripreso nel suo ambiente familiare. Lo si vede ritratto in atteggiamenti sciolti, con lui la moglie Jacqueline e, oltre a Mario Bocchi, Renato Guttuso. E poi ancora Mimise e lo storico dell’arte del movimento cubista Douglas Cooper.
La poetica di Picasso nella mostra all’Ape Museo a Parma
Ma è questo un percorso/narrazione che è anche una veloce, lieta immersione nella poetica picassiana. “Non dipingo ciò che vedo, dipingo ciò che penso. La mia mano mi dice cosa sto pensando”, si legge su una parete, e “La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di guerra”, confermata da Guillaume Apollinaire: “La sua insistenza nel perseguire la bellezza ha cambiato tutto nell’arte”. Anche nella vita di Mario Bocchi.
L’incontro tra Guernica e Mario Bocchi a Milano
Può accadere: qualcosa che ti tocca così profondamente da dare una svolta alla tua vita. Mario Bocchi nel 1953 vede a Milano, nelle ampie sale del Palazzo Reale terribilmente segnate dai bombardamenti, una mostra dedicata a Picasso. Al centro di essa, magica emozione, la grande tela di Guernica proveniente dal Museum of Modern Art di New York. Se oggi è appartenente all’immaginario collettivo, allora, con la guerra ancora vicina, era un coinvolgimento speciale: un insieme di figure che ricordavano come possa essere sconvolto definitivamente un paese colpito da bombe lasciate cadere da un aereo. Accadde il 26 aprile 1937, nel cuore della Guerra Civile spagnola, per terrorizzare la popolazione, in appoggio alle truppe di Franco. Era giovane, allora, Bocchi; neppure trentenne. Aveva combattuto la guerra partigiana, aveva visto le atrocità compiute dai nazisti. Quel quadro immenso sembrava sintetizzare esperienze da lui stesso vissute: un’immagine bellissima e terribile.
In quel momento prese una decisione: doveva conoscere Picasso. Guernica gli aveva fatto avvertire limpido, evidente, il suo bisogno di avvicinare in forma più ampia, diretta, il mondo dell’arte. E anche coloro che sapevano crearla, ossia gli artisti.
L’incontro tra Mario Bocchi e Picasso raccontato in mostra a Parma
Mario Bocchi diventa così collezionista d’arte; incontra scrittori, poeti, registi, compra disegni e dipinti. E il 25 ottobre del 1961, in occasione dell’ottantesimo compleanno di Picasso, Mario Bocchi corona il suo sogno: è invitato tra gli ospiti della cerchia più ristretta del maestro spagnolo.
Lettere, cartoline, foto, disegni, dediche. Nel 1964 Pablo Picasso trasforma per Mario Bocchi un contenitore di cartone per libri in una specie di scultura-totem, scrivendo sui piani maggiori il nome di Mario. Le testimonianze di tutta questa storia sono raccolte all’Ape Museo: uno stimolante itinerario che narra di un’amicizia vera, particolarmente rilassata. Allo stesso tempo, il piacere dello stare insieme diventa un tassello di storia dell’arte e della cultura.
Valeria Ottolenghi
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