La nostalgia del non umano. Renato Calaj in mostra a Roma

Tra tele, sculture e installazioni ibride si articola la mostra di Renato Calaj da Contemporary Cluster. Una riflessione multidisciplinare e meditativa sui luoghi di transizione

Sconfinamento, riconfigurazione, traccia, impermanenza. Da questi temi sembra affiorare Transeunte, la prima personale romana dell’artista Renato Calaj (Fier, 1992) presso Contemporary Cluster.

La mostra di Renato Calaj a Roma

Le istanze furenti del post-vandalism sono indotte a mitigarsi entro una sequenza site specific di opere post-minimaliste. Tubi ed altri materiali urbani convergono nelle composizioni ibride di Calaj, a cavallo tra sculture e installazioni, nell’evocazione di alcune impalcature cittadine. Che pure sono scheletri di remote o future dimore e per questo si accompagnano a vasti tappeti. È così che gli spazi espositivi divengono non luoghi, ossia luoghi di transizione.

Renato Calaj, Transeunte, installation view at Contemporary Cluster, Roma, 2024
Renato Calaj, Transeunte, installation view at Contemporary Cluster, Roma, 2024

L’arte di Renato Calaj, tra pittura a impronta e urban style

Antri disambientati dove si accresce anche – in una mimesi silenziosa – la selva delle tele smaltate e rielaborate dall’artista, sulle quali si alternano senza posa venature mat e screziature raf, materiche e graffiate. Cattura la tecnica della pittura a impronta di Calaj, che guarda a Scialoja e ai paesaggi anemici di Schifano
Il lessico visivo adottato, trapunto di numeri enigmatici, racconta di stratificazioni meditative. Di un estro più intimista che vandalico, più protettivo che graffitista. Come se il contatto con l’urban style sia prima cercato e poi deviato verso un assetto visuale distinto, indistinto, in divenire.

Le riflessioni postantropiche di Renato Calaj

Alla fruizione, Calaj offre memorie e lessemi cromatici o architettonici spogliati – anche se non del tutto – da presenze antropiche. Il timbro concettuale è sottile, si percepisce appena. Spogliato anch’esso del suo usuale peso. E ciò che emerge è un sentimento che lega ogni lavoro esposto all’altro. Un sentire proprio del nostro tempo, del contemporaneo: la nostalgia del non-umano.

Francesca de Paolis

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Francesca de Paolis

Francesca de Paolis

Francesca de Paolis si è laureata in Filologia Moderna con indirizzo artistico all'Università La Sapienza di Roma proseguendo con un Corso di Formazione Avanzata sulla Curatela Museale e l'Organizzazione di Eventi presso l'Istituto Europeo di Design (IED). Ha insegnato Storia…

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